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Caso Flora La Procura lucana riguarda le carte

 
Caso Flora La Procura lucana riguarda le carte

Domenica 04 Luglio 2010, 18:43

02 Febbraio 2016, 22:01

di PINO PERCIANTE 

LAGONEGRO - «Sto guardando le carte e poi deciderò se chiedere al gip di riaprire il fascicolo», dice il procuratore capo di Lagonegro Vittorio Russo. Le carte a cui fa riferimento il magistrato sono quelle del caso della scomparsa di Maria Antonietta Flora, la maestrina di Lagonegro. Si riaccendono, quindi, i riflettori della magistratura sulla vicenda della maestrina sparita nel nulla un quarto di secolo fa.
Il capo della Procura di Lagonegro dice che deve guardare le carte, ma in pratica la nuova indagine è già iniziata e si stanno muovendo anche i carabinieri per capire se ci sono gli estremi perché quel fascicolo chiuso senza una verità possa essere riaperto. Il tutto sulla scia delle notizie pubblicate una settimana fa dalla Gazzetta, in cui si faceva riferimento, in particolare, ad alcuni «buchi » nelle indagini svolte all’epoca. 

Lacune sottolineate anche da don Marcello Cozzi, referente di Libera in Basilicata. Tra queste, il sangue nell’auto che non fu mai chiarito con certezza a chi appartenesse. Il perito dell’epoca concluse parlando solo di «elevata probabilità». Poteva trattarsi del gruppo «zero», ossia quello della Flora. A ciò si aggiungono le impronte non prelevate. Ci sono poi le versioni contrastanti dei vari testimoni e indagati che prima dicono, poi ritrattano, poi ridicono. Sono questi gli elementi contenuti negli articoli pubblicati una settimana fa che hanno spinto il capo della Procura di Lagonegro, Vittorio Russo, a cominciare un’attenta rilettura dei fascicoli del caso Flora per capire se c’è ancora la possibilità, dopo 26 anni, di venire a capo di uno dei tanti misteri lucani. 

Nonostante il corpo della donna non sia stato mai ritrovato, la convinzione degli investigatori, da subito, è che la donna sia stata uccisa. I sospetti portano all’arresto del commerciante di carni Biagio Riccio, di Lagonegro, con il quale la Flora da tempo si sentiva per telefono. I due si sarebbero incontrati proprio la sera in cui la donna è scomparsa (sabato 10 novembre 1984), anche se lui sostiene di averla incontrata il giorno prima. La donna avrebbe respinto le avances di Riccio che in un impeto passionale l’avrebbe uccisa. Quando l’uomo ha ormai scontato due anni di carcere viene dichiarato innocente. Dopo la sua assoluzione tutto è rimasto senza una spiegazione e il caso a poco a poco si è chiuso fino all’archiviazione. 

Ma ora non si esclude che possa essere riaperto. Gli investigatori sperano che salti fuori anche qualche elemento nuovo che possa attribuire nuovo smalto alle piste investigative seguite nel 1984. Se Maria Antonietta è stata uccisa, chi poteva volere la morte di una giovane maestra elementare sposata con un impiegato dell’Enel? In realtà la vita di Maria Antonietta non era così tranquilla come poteva sembrare. Maria Antonietta, oltre a sentirsi con Riccio, era anche l’amante del noto imprenditore Domenico Di Lascio, ucciso anche lui a distanza di cinque anni. A Maria Antonietta, l’uomo stava intestando alcuni beni perché i due avevano deciso di andare a vivere insieme. Ma non è da escludere che la donna possa aver visto o sentito qualcosa che non doveva e per questo sia stata fatta sparire. La scomparsa della donna è stata spesso accostata all’assassinio di Domenico Di Lascio. Anche qui ci sono dei alti oscuri. La sera in cui viene ucciso, l’11 gennaio del 1989, Di Lascio si trova nel suo mobilificio al Lago Sirino per controllare i documenti aziendali con gli incassi della giornata. Gli esecutori del delitto non avrebbero forzato alcuna porta per entrare. Avevano le chiavi? Inoltre anche il calibro delle pistole utilizzate (una 6. 35 e una 7. 65) farebbe pensare non proprio all’opera di professionisti del crimine. Ma questo potrebbe essere anche un tentativo di depistaggio.
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