POTENZA - Dubbi e consapevolezze. Aperture e perplessità. La polemica sull’accoglienza e la redistribuzione dei migranti divampa e sfiora anche i sindaci lucani, già da giorni allertati sui nuovi numeri con cui dovranno fare i conti. Numeri che sollevano interrogativi ma che, nello stesso tempo, non sembrano allarmare più di tanto.
«L’accoglienza è il dovere di ogni comune. Nei piccoli comuni dobbiamo mantenere numeri bassi, ci dicevano a livello nazionale intorno ai dieci migranti ma per un piccolo comune arrivare a venti migranti può non essere un problema - spiega Felicetta Lorenzo, sindaco di Rapone e presidente della sezione piccoli comuni dell’Anci Basilicata - Questo, però, a patto che non vi siano “lacci e lacciuoli” cioè nel momento in cui sono immessi nel territorio devono essere effettivamente integrati, accompagnati da progetti integrazione. Per ogni comune avere piccoli numeri consente di integrare ed avere un valore. Fatto in questo modo si può fare. abbiamo il dovere dell’accoglienza ed ai noi non può che fare che bene». E per dare sostanza al suo ragionamento il sindaco ricorda come nel suo comune vi fosse un centro di accoglienza per minori non accompagnati andato avanti per tre anni e poi chiuso. «Uno dei ragazzi ospitati ha aperto un’impresa edile e vive qui. Un altro era rimasto, aveva messo su famiglia e poi è andato in Germania» evidenzia Lorenzo aggiungendo che «in un comune di mille abitanti avere venti migranti non può che fare bene». «Non si può scegliere, ma se arrivassero famiglie con bambini sarebbe un segnale positivo per i nostri paesi, ad esempio per le scuole» conclude la presidente dell’Anci piccoli comuni.
Ed i numeri restano al centro dei ragionamenti dei sindaci dei due capoluoghi.
«Potenza come sempre farà la sua parte nei limiti della capienza che la città può sostenere- commenta Mario Guarente, sindaco del capoluogo di regione - ma tenendo presente che se c’è una esigenza nel nostro Paese venga affrontata da tutti i comuni italiani. Lo stesso vale per la Basilicata: è opportuno che tutti comuni se ne facciano carico». «Rispetto ai numeri tutti dobbiamo fare la nostra parte ma non si pensi che Potenza diventi il centro di accoglienza della regione e soprattutto non si pensi che la Regione Basilicata diventi il centro d’accoglienza italiano - continua Guarente - Ho visto uno schema in cui la Basilicata ha un numero di migranti maggiore, in percentuale, rispetto ad altre regioni. Potenza dopo anni in cui la presenza dei migranti è stata importante oggi ha raggiunto un equilibrio con i migranti dignitosamente ospitati nelle strutture e quindi contiamo di mantenere questo standard qualitativo». «Con un aumento eccessivo si dequalifica l’offerta e non dobbiamo dequalificarla» conclude Guarente. «È vero, siamo una regione piccola e non possiamo sostenere flussi migratori notevoli, ma non vedo all'orizzonte possibili rischi di un "allarme sociale", in caso di incremento del numero di immigrati accolti - precisa il sindaco di Matera, Domenico Bennardi -. In primo luogo perché gli immigrati guardano alla Basilicata come territorio di transito, parliamo di una regione in cui il fenomeno dello spopolamento e della denatalità è ormai drammatico; l'accoglienza e l'integrazione potrebbero, quindi, aiutare a invertire la tendenza La verità è che manca una politica migratoria vera a livello nazionale ed europeo; a livello regionale, poi, le strutture di accoglienza sono insufficienti, soprattutto quelle destinate ai braccianti agricoli». «La Basilicata, proprio per la sua bassa densità, può diventare un modello di accoglienza e integrazione per contrastare la desertificazione demografica - continua Bennardi- un modello di integrazione sociale e lavorativa, per il settore agricolo e per quei lavori trascurati da molti residenti, purché non diventi sfruttamento». «Si programmi un tavolo tra enti locali, prefetture e Comuni. Si coinvolga anche l'Anci e il Terzo settore. Da membro del direttivo Anci, posso affermare che i sindaci sono sempre a disposizione purché non siano lasciati soli» conclude Bennardi.
















