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Basilicata non solo mare e spiaggia, così è il trionfo dei sapori lucani

 
massimo brancati

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massimo brancati

Basilicata non solo mare e spiaggia, così è il trionfo dei sapori lucani

Le sagre dei prodotti tipici attirano visitatori da tutta Italia

Giovedì 17 Agosto 2023, 15:33

POTENZA - Le sagre di prodotti alimentari tipici e di qualità segnano l’estate lucana 2023.  È il trionfo del «made in Basilicata» con eventi e manifestazioni diffusi in quasi tutti i comuni. Ogni paese può vantare una sua specialità da mettere in tavola o da mangiare al ristorante. Con 6 prodotti dop e 7 Igp, 4 vini docg-doc, il paniere dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (Pat) della Regione Basilicata si arricchisce progressivamente di anno in anno, tanto che, nel 2021 ne sono presenti 163.  Il riconoscimento Pat tutela i prodotti «ottenuti con metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidati nel tempo, omogenei per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore ai venticinque anni». Gli ultimi Pat aggiunti sono: «La Salsiccia Castelluccese» di Castelluccio Inferiore, «i Pop Corn» di Castronuovo di Sant’Andrea, «il Finocchio» di Senise, «il Dolce con naspro» di Spinoso, «l’Insalata di arance staccia» di Tursi, «il Percoco di Tursi sciroppato», «il Percoco di Tursi con il vino», «a Scorz di Tursi»,  «la Mastaccera» d’Irsina, «i Pezzetti» d’Irsina, «la Pastinaca dei Certosini della Grancia di San Demetrio», «la Marruca dei Certosini della Grancia di San Demetrio»,  «la Semola Marzudda dei Certosini della Grancia di San Demetrio», «l’Uovo fresco dei Certosini della Grancia di San Demetrio».

A questi si sono aggiunti di recente una ventina di prodotti De.Co. (denominazione comunale) individuati dai Comuni. Tra i più noti il ferricello di Viggiano, i capperi e le alici di Maratea, gli  gnumureddre di Pomarico.  Un paniere consistente molto apprezzato da quel target di turisti che non si perde una sagra e al tempo stesso una ricchezza fondamentale a determinare la Produzione Lorda Vendibile Agricola. 

Solo i prodotti a marchio Dop Igp in Basilicata  valgono 14 milioni di euro, con il comparto dei prodotti agroalimentari che pesa per il 14,3% e quello vitivinicolo per il 85,7%. In dettaglio, con un totale di 6 Vini Dop Igp, è la Regione numero 18 in Italia per prodotti certificati. E dopo gli anni della pandemia, l’estate 2023 (ma molte sagre sono in calendario anche nell’autunno) segnano un incremento, oltre ad una crescita nell’organizzazione e nell’ attrazione di turisti-visitatori. A livello economico, secondo le ultime stime dell'Osservatorio Ismea-Qualivita, il settore del Vino Dop Igp in Basilicata vale 12 milioni di euro (85,7% del paniere Ig del Paese). Per prodotti agroalimentari a Indicazione Geografica con un totale di 13 Cibi Dop Igp, è la Regione numero 13 in Italia; ad essi si aggiungono le 3 Stg che insistono sul territorio regionale. Il settore del Cibo Dop Igp in Basilicata vale 2 milioni di euro, destinato a raddoppiarsi con gli altri prodotti tipici locali. Il Rapporto Censis lo definisce «energia positiva», mettendo in guardia sul potenziale inespresso, tenuto conto che la quota dell’export alimentare del «made in Basilicata» è appena dello 0,1% dell’ammontare complessivo delle Regioni del Sud.

«Le produzioni a marchio Dop e Igp della Basilicata – sottolinea il direttore della Cia Basilicata Donato Distefano - sono nate per dare la possibilità agli agricoltori di aggiungere valore alle loro produzioni in quanto questi marchi, garantendo la provenienza, la rispondenza ad un certo disciplinare, ed essendo riconosciuti a livello europeo, potrebbero permettere di raggiungere più facilmente i mercati nazionali ed esteri spuntando un prezzo maggiore. Anche se generalmente le produzioni lucane sono caratterizzate da  esigue quantità che, proprio in quanto esigue, trovano facile collocazione già sul mercato locale e regionale».

È questo il motivo per il quale secondo l’Alsia resta ben poco da certificare, e da ciò deriva la scarsa motivazione dei produttori a farlo, anche perché certificare significa aggiungere altri costi. Ed è questo inoltre il principale motivo per cui non è facile trovarli nei negozi e conviene contattare il consorzio di tutela. Le sagre – da quelle più note come il peperone di Senise, il canestrato di Moliterno, il fagiolo di Sarconi, a quelle meno note come il miskiglio di Teana – diventano un’opportunità per gustare i prodotti e fare la provvista per casa.

«La stagione estiva - sostiene il presidente di Cia Potenza, Giannino Lorusso - è sicuramente quella più significativa a testimoniare il legame cibo-territorio con i turisti che vengono da noi e si portano a casa i prodotti tipici alimentari e vino. La produzione di prodotti tipici è importante per le varie zone della Basilicata perché è anche fattore di comunicazione della cultura e del paesaggio in cui questi sono inseriti. Per questo motivo dobbiamo lavorare per innalzare la qualità dei prodotti tipici che calati nel contesto degli agriturismi, alberghi, borghi albergo, ristoranti, musei della civiltà contadina, artigiani, commercianti consentono di proporre l’intero territorio, dando così vita ad una nuova filiera agricoltura-turismo-ambiente-cultura. L’obiettivo centrale è quello di accrescere la fruibilità del territorio e le opportunità occupazionali dei territori rurali attraverso lo sviluppo e il sostegno di attività non tradizionalmente agricole».

 La sagra non è solo appuntamento di condivisione di tradizione ma nei piccoli comuni rappresenta un elemento di identità locale e di attaccamento al territorio. Entrambi elementi essenziali a contrastare lo spopolamento. Non a caso i soggetti protagonisti delle manifestazioni sono le Pro Loco, le associazioni e i consorzi di produttori, le organizzazioni di categoria, con decine e decine di volontari che lavorano giornate intere per garantirne la buona riuscita. Una testimonianza efficace che  la ruralità da elemento da sempre considerato simbolo di povertà e disagio sociale può diventare ricchezza  e che ogni risorsa naturale e tradizionale è lo strumento per accrescere la microeconomia e garantire, se non lo sviluppo, la sopravvivenza di piccole comunità.

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