BARI - Ha ammesso le tangenti che gli sono state contestate e ne ha confessate altre due. Ha anche provato a spiegare il contesto in cui, nell’Area tecnica della Asl Bari, i dirigenti chiedevano denaro e favori ad alcuni imprenditori. Nicola Iacobellis, l’ingegnere 59enne in carcere dal 12 novembre, la scorsa settimana ha fornito alla Procura la sua verità sul «sistema» che avrebbe messo in piedi insieme all’altro ex dirigente Nicola Sansolini e all’impiegata Conny Sciannimanico. Ma il procuratore Roberto Rossi e la pm Savina Toscani non gli credono, almeno non fino in fondo.
Un tema centrale delle contestazioni contenute nell’indagine, che ha svelato - con immagini e intercettazioni - decine di migliaia di euro di mazzette, è che molto spesso gli appalti per i lavori edili nella Asl venivano aggiudicati alla seconda classificata della gara d’appalto. È il caso ad esempio del contratto per la realizzazione nuovo Polifunzionale di Giovinazzo da 4,3 milioni, aggiudicato alle imprese Murgolo-Gadaleta che erano arrivati secondi con un ribasso del 9% rispetto al 30% offerto dalla prima classificata. Nicola Murgolo e Ignazio Gadaleta, entrambi arrestati, sono i due imprenditori che tramite il subappaltatore Crisanti hanno versato la maggior parte delle tangenti contestate nell’inchiesta.
«C’erano pressioni politiche», ha risposto Iacobellis (assistito dagli avvocati Alessandro Faggiani e Antonio Portincasa) per giustificare il perché di questa prassi di rescindere i contratti e riaffidare poi alla seconda classificata: la stessa cosa è avvenuta ad esempio con l’appalto da 460mila euro per la sostituzione delle canne fumarie della centrale termica del Di Venere...