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Bari, faida tra Vavalle e Strisciuglio al San Paolo: tre condanne per l’agguato di luglio 2022

Bari, faida tra Vavalle e Strisciuglio al San Paolo: tre condanne per l’agguato di luglio 2022

 
isabella maselli

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isabella maselli

Bari, faida tra Vavalle e Strisciuglio al San Paolo: tre condanne per l’agguato di luglio 2022

Inflitti 9 anni e 4 mesi di reclusione a Gennaro Sardella, 3 anni ai fratelli Cassano. L’inseguimento in moto, lo speronamento e poi sette colpi esplosi in corsa

Giovedì 18 Aprile 2024, 14:29

BARI - Tre condanne per l’agguato mafioso del primo luglio 2022 al quartiere San Paolo, uno degli episodi di quella che secondo la Dda è una ventennale faida tra la famiglia Vavalle e il clan Strisciuglio. La gup del Tribunale di Bari Ilaria Casu ha condannato il 22enne Gennaro Sardella alla pena di 9 anni e 4 mesi di reclusione perché ritenuto l’esecutore materiale del tentato omicidio e i fratelli Leonardo e Nicola Cassano, rispettivamente di 30 e 25 anni, alla pena di 3 anni di reclusione quali presunti mandanti della spedizione punitiva, imputati per porto e detenzione di arma da fuoco.

Che i fratelli Vavalle e gli Strisciuglio del San Paolo avessero qualche conto in sospeso è certo. Lo dimostrano gli agguati e le minacce, soprattutto via social, che hanno animato l’estate 2022. Un botta e risposta che ha generato numerosi procedimenti penali, alcuni già finiti nelle aule di giustizia. Tra marzo e agosto di quell’anno, almeno quattro sono state le violente azioni di intimidazione «a colpi di pistola» che hanno seminato il panico per le strade del quartiere.

Stando alle indagini dei carabinieri, coordinate dal pm della Dda Fabio Buquicchio, i due fratelli Cassano, vicini alla famiglia malavitosa degli Strisciuglio, avrebbero ordinato a Sardella di uccidere Francesco Vavalle, 21 anni, fratello di Giuseppe, 27 anni, fornendogli anche l’arma utilizzata nell’agguato. L’accusa sostiene inoltre che Sardella non avrebbe agito da solo ma insieme ad un complice, mai identificato. A documentare l’agguato, fatto di inseguimenti, speronamenti e spari, c’è anche un video.

Gli investigatori hanno ricostruito che quel pomeriggio Francesco Vavalle avrebbe raggiunto il bar di famiglia e lì avrebbe incontrato il fratello Giuseppe. Avendo notato due persone sospette in sella ad una moto decidono di allontanarsi con due mezzi diversi. Uno in moto e l’altro dietro in macchina, ad un incrocio vedono di nuovo la due ruote che li aveva insospettiti: la persona alla guida indossa il casco, l’altro seduto dietro – poi identificato in Gennaro Sardella - impugna una pistola, la punta verso Francesco e apre il fuoco. Partono sei, forse sette colpi. Giuseppe Vavalle prova a speronare i due sicari che lo evitano e riescono ad allontanarsi.

L’agguato sarebbe stata organizzata «per rispondere alle aggressioni del gruppo criminale rivale» e nell’ambito della «gestione degli affari illeciti nel quartiere San Paolo». A conferma delle fibrillazioni che in quel periodo animavano il rione. Una faida sanguinosa si è trascina per mesi in una sequenza di agguati e di «stese» secondo lo schema del botta e risposta. Questa la sequenza. Diciannove marzo, intorno alle 19.30, in viale delle Regioni, Nicola Cassano è in macchina con la fidanzatina di 15 anni. Sette proiettili di una calibro 9 crivellano lo sportello del conducente. «Lo Sciacallo» rimase ferito in maniera grave, la compagna se la cavò con un taglio alla caviglia.

Secondo la Direzione della Dda quella sera a cercare di ammazzare il giovane Cassano per vendetta furono Giovanni Montani, 45 anni, suo nipote Davide Pascazio, 28 e Michele Minella, 48, alias «Tarantella», cognato di Montani e genero di Giuseppe Misceo, 58 anni, detto «il Fantasma», altro pezzo da novanta della mala del San Paolo. I tre vengono arrestati ad ottobre del 2022.

L’agguato del primo luglio a Francesco Vavalle lo abbiamo raccontato. Trenta giorni dopo, la faida fa un’altra vittima. Nel mirino finisce un 17enne vicino ai Vavalle che nel cuore della notte viene ferito ad una gamba mentre si trova in piazzetta Europa. Colpi in faccia con tirapugni e un proiettile esploso a bruciapelo, poi, il 22 agosto successivo: i fratelli Francesco e Giuseppe Vavalle, nel vano seminterrato del bar «Gran Caffè» in via delle Regione, gestito dalla famiglia, aggrediscono Domenico Franco, 36 anni, referente del clan Strisciuglio. Il processo su questo agguato si è concluso in primo grado con la condanna di Francesco Vavalle a 7 anni di reclusione e del fratello Giuseppe (reo confesso, giudicato con rito abbreviato) a 4 anni e 8 mesi di reclusione.

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