Sabato 06 Settembre 2025 | 06:58

Acquaviva delle Fonti, intimidazione mafiosa a società di rifiuti: condannati gli autori dell’agguato

 
isabella maselli

Reporter:

isabella maselli

Acquaviva delle Fonti, intimidazione mafiosa a società di rifiuti: condannati gli autori dell’agguato

Esplosi 15 proiettili da una moto in corsa contro tre auto parcheggiate davanti alla sede della Teorema Spa

Lunedì 25 Marzo 2024, 12:54

BARI - Fu una intimidazione mafiosa quella commessa nei confronti della società Teorema Spa di Acquaviva delle Fonti a settembre 2018. Ne è convinto il Tribunale di Bari che ha condannato due dei presunti responsabili di quell’attentato, quando 15 proiettili calibro 9x21 si conficcarono nelle lamiere di tre auto parcheggiate davanti all’ingresso dell’azienda, che si occupa di bonifiche ambientali, dei servizi di igiene, di costruzioni edili e stradali.

Il 36enne di Casamassima Raffaele Catanzaro e il 55enne di Gioia del Colle Francesco Paradiso sono stati ritenuti responsabili, a vario titolo, di porto e detenzione illegale di arma da fuoco e danneggiamento di edificio a uso pubblico, aggravati dal metodo mafioso, e tentata estorsione. I giudici li hanno condannati Catanzaro a 7 anni e 6 mesi, Paradiso a 7 anni di reclusione. Assolti gli altro quattro imputati ritenuti complici o conniventi.

L’episodio risale al pomeriggio del 20 settembre 2018 (tre anni dopo, a settembre 2021, furono arrestati tre dei presunti responsabili, tra i quali i due odierni condannati). La sparatoria avvenne nella zona industriale di Acquaviva: due persone, non identificate, a bordo di un potente scooter indossando caschi integrali, esplosero i 15 colpi come atto di «minaccia mafiosa e finalità palesemente intimidatorie».

I proiettili colpirono tre auto parcheggiate nel piazzale della società, bucando le carrozzerie e infrangendo i vetri. Le indagini, coordinate dal pm della Dda Marco D’Agostino, accertarono la dinamica - anche grazie alle immagini immortalate dalle telecamere di videosorveglianza - e arrivarono alla conclusione che quella azione fu commessa con «modalità tipiche della minaccia mafiosa, in maniera eclatante, con il volto coperto da caschi integrali, sulla pubblica via e in orario serale in maniera eclatante e con finalità idonee ad esercitare nelle vittime una particolare coartazione psicologica e uno stato di assoggettamento».

Il giorno dopo l’attentato fu ritrovata la moto utilizzata dai malviventi, completamente bruciata e abbandonata nelle campagne di Gioia del Colle. Grazie alle immagini di vari impianti di videosorveglianza e alle intercettazioni telefoniche sono stati poi identificati alcuni dei responsabili dell’agguato e anche il tentativo, da parte di Catanzaro, di estorcere 10mila euro a Paradiso quale prezzo del suo silenzio.

Al termine del processo di primo grado, a quasi 6 anni dai fatti, il Tribunale ha inoltre assolto i quattro presunti complici (due dei quali accusati di favoreggiamento per aver mentito ai carabinieri che indagavano sull’atto intimidatorio): il 38enne di Gioia Michele De Carlo, il 35enne barese Mauro Ladisa, il 55enne di Gioia Amilcare Monti Condesnitt e il 64enne di Gioia Pasquale Abbinante (ordinando l’immediata scarcerazione di De Carlo, arrestato nel 2021 con Catanzaro e Paradiso).

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)