BARI - «Portare a 18 mesi i tempi di permanenza nei Cpr degli immigrati che sbarcano sulle nostre coste è una misura inefficace e che anzi rischia di appesantire una gestione già problematica e che può far insorgere tensioni sociali con risvolti sulla gestione dell’ordine pubblico». Lo afferma in una nota il segretario generale del Silp Cgil Puglia, Raffaele Rampino, in merito alla proposta del governo di aumentare il numero dei Centri di permanenza per i rimpatri sul territorio ed estendere i tempi di permanenza.
«Le nove strutture oggi esistenti sono tutte al collasso - aggiunge -. Nel caso di Bari il Cpr esplode, siamo molto oltre i numeri previsti, le condizioni di vita sono insostenibili e questo causa spesso risse, evasioni, con unico argine il lavoro del personale di pubblica sicurezza esposto a ogni rischio».
Rampino ricorda che nella struttura di Bari «sono impegnati 40 uomini del reparto mobile, sottratti al servizio di controllo dell’ordine pubblico in città, costretti a turni massacranti, una notte ogni due giorni». Quanto alle pratiche per la concessione della cittadinanza, «si accumulano fino a un anno di ritardo per la mole di domande da gestire e il poco personale addetto», a volte «si consegnano permessi di soggiorno già scaduti per i lunghi tempi di processo delle pratiche, non certo addebitabile agli operatori». Rampino evidenzia infine che «per gestire un Cpr di 150-200 unità servono venti persone per turno, quindi 80-100 persone al giorno».