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Pnrr, Bari dice addio al Parco sulla ex fabbrica della morte

 
Redazione primo piano

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Pnrr, Bari dice addio al Parco sulla ex fabbrica della morte

Le proposte irrealizzabili entro il 2026 come quella per la decarbonizzazione della ex Ilva di Taranto

Giovedì 17 Agosto 2023, 06:02

La tratta ferroviaria Roma-Pescara, due lotti della Palermo-Catania e una parte degli investimenti per l’European rail traffic management system. E poi ancora le Misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico. Sono alcune delle opere che potrebbero saltare secondo la rimodulazione del Pnrr ipotizzata dal Governo.

Per la Puglia, ad esempio, tra i progetti sui quali si abbatte la scure del «definanziamento» da 600 milioni di euro - come stimato dall’associazione regionale dei costruttori edili (Ance) - ci sarebbe la realizzazione del Parco sull’immensa area della ex Fibronit, la cosiddetta fabbrica della morte, a Bari. Non ha dubbi in tal senso il Comitato cittadino Fibronit. «È difficile da accettare che, all'indomani di interventi già appaltati e aggiudicati, vengano “stralciate” le risorse economiche previste. Tutto questo malgrado non vi siano motivi validi se si considera che sono stati rispettati i tempi per la progettazione preliminare e la recente assegnazione della progettazione esecutiva alla quale seguiranno gli interventi per la realizzazione del parco», spiega il Comitato.

Un luogo intensamente simbolico, l’ex Fibronit di Bari. La fabbrica chiusa che con il suo corollario di morte ha fatto irruzione nella società cittadina e anche nelle sue aule di Tribunale, con una storica inchiesta sfociata in un altrettanto storico processo. L’accertamento della verità, innanzitutto, poi anche una complessa e costosa opera di bonifica sui suoli contaminati dall’amianto. E ora, all’ultimo miglio, alla vigilia della realizzazione del parco urbano metafora della rinascita, tutto sembrerebbe destinato a bloccarsi.

«E allora ci rivolgiamo a tutti i rappresentanti istituzionali della nostra città, prescindendo dal loro colore politico, affinché facciano scudo davanti a questa scelta arbitraria e illegittima da parte della compagine governativa e si attivino per evitare questa ingiustizia nei confronti della nostra città», evidenzia il Comitato che lancia l’appello a non dimenticare, perché «quell'area porta sulle sue spalle oltre 700 morti, il Parco della Rinascita è il risarcimento minimo nei confronti di questi uomini e di queste donne che hanno pagato con la vita la vicinanza con l'ex fabbrica di cemento amianto».

Secondo l’Ance Puglia, ad ogni modo, sarebbe a rischio il finanziamento di ben 49 progetti destinati alla rigenerazione delle periferie della Città metropolitana di Bari , alla rigenerazione urbana, e alla riduzione di situazioni di emarginazione e degrado sociale in altri Comuni della Puglia. Non a caso il presidente dei costruttori pugliesi, Gerardo Biancofiore, ha di recente lanciato l’allarme. ««Comprendiamo la preoccupazione del Governo di non riuscire a spendere le risorse nei tempi previsti – le parole di Biancofiore - tuttavia va detto che quella del Pnrr è una sfida che gli enti locali stanno dimostrando di saper affrontare. Essi tra il 2021 e il 2022 hanno attivamente partecipato alle procedure per la selezione dei progetti da finanziare con il PNRR, accelerando le attività di programmazione e proseguendo il trend di crescita degli investimenti in conto capitale avviato negli ultimi anni, aumentato del 40% negli ultimi cinque anni».

Il governo avrebbe tagliato, a livello nazionale, i progetti che - stando alla terza relazione al Parlamento - presentavano elementi di debolezza tali da renderli irrealizzabili entro il 2026. Fuori, ad esempio, l’utilizzo dell’idrogeno nei settori ad altissimi consumi energetici (1 miliardo che doveva andare alla decarbonizzazione della ex Ilva di Taranto), il potenziamento di servizi e infrastrutture sociali di comunità (725 milioni), la tutela e valorizzazione del verde (110 milioni).

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