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Ai 42 pusher della «Scampia» di Bitonto 350 anni di carcere e danni al Comune

 
Isabella Maselli

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Isabella Maselli

Ai 42 pusher della «Scampia» di Bitonto 350 anni di carcere e danni al Comune

Il capo clan Domenico Conte è stato condannato a 20 anni di reclusione

Mercoledì 12 Luglio 2023, 06:00

BITONTO - Capi, vedette e spacciatori della «Scampia» del Barese, la zona 167 di Bitonto, sono stati condannati a pene comprese tra i 20 anni e i 2 anni e 2 mesi di reclusione. È l’esito del processo di primo grado, con rito abbreviato, che si è concluso ieri nei confronti di 42 presunti affiliati al gruppo mafioso di Bitonto capeggiato dal boss Domenico Conte, accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico e alla illecita commercializzazione di sostanza stupefacente, aggravata dal metodo mafioso.

L’inchiesta della Squadra mobile, coordinata dal magistrato antimafia Ettore Cardinali, ha documentato l’attività delle vedette in strada, delle donne che custodivano la droga e il denaro, i pusher - anche minorenni - nelle due piazze controllate dal clan, il centro storico e la periferica zona 167, base logistica dell’organizzazione criminale, con le guardie armate sui tetti, i portoni blindati e la videosorveglianza. «Una enclave fortificata come Scampia» la definirono gli investigatori quando a febbraio 2022 furono eseguiti gli arresti, con un giro d’affari stimato in 30mila euro al giorno per circa 40 kg di stupefacenti smerciati tra cocaina, hashish, marijuana e amnesia.

Le indagini della Squadra mobile sono partite nel periodo più caldo dello scontro armato tra i clan Conte e Cipriano, legato proprio alla gestione delle piazze di spaccio, che culminò, il 30 dicembre 2017, con l’omicidio di Anna Rosa Tarantino, uccisa per errore durante una sparatoria nella città vecchia (pende ancora il processo al boss, ritenuto il mandante del delitto).

Per il traffico e lo spaccio di droga la condanna più alta, a 20 anni di reclusione, è stata inflitta al capo clan Conte. Il sodale Mario D’Elia, ritenuto ai vertici del gruppo criminali, è stato condannato a 18 anni di reclusione. Condanna a 13 anni e 4 mesi per Giovanni Di Cosimo; 12 anni a Francesco Bonasia; 11 anni e 4 mesi a Giuseppe Antuofermo e Alessandro D’Elia; 10 anni e 8 mesi a Damiano Giordano e Giovanni Palmieri; 10 anni a Vincenzo Caputo, Domenico e i due Cosimo Liso, Ruggiero Ricci Coletto; 9 anni e 4 mesi sono stati inflitti a Michelangelo Palmieri, Francesco Alessandro Rafaschieri e Tommaso Ruggiero; condanna a 9 anni per Vincenzo Nanocchio, Mauro Palmieri, Vittorio Christian Scaringella e Michele Vitariello; 7 anni e 4 mesi per Francesco Grottola; 7 anni a Carmine Leone; 6 anni e 8 mesi a Francesco Amendolara, Paolo Belardi, Michelangelo Brilli, Alessandro Castellaneta, Giuseppe Maggiulli, Vito Palmieri, Antonello De Vito; 6 anni e 6 mesi di reclusione per Angelo Castellaneta, Donato Cataldi, Danilo Gentile, Rosa Natilla, Francesco Papapicco, Francesco Primo, Alessandro Ruggiero, Arcangelo Vitariello e Maria Semeraro. Le pene più lievi sono state inflitte ai quattro collaboratori di giustizia: 2 anni e 8 mesi a Rocco Papaleo, Michele Sabba e Vito Antonio Tarullo; 2 anni e 2 mesi a Domenico Milella (i primi due esecutori materiali dell’omicidio Tarantino, Milella ex braccio destro del boss di Japigia Eugenio Palermiti).

Stralciata la posizione del quarantatreesimo imputato perché minorenne all’epoca dei fatti contestati (tra il 2013 e il 2018) e che quindi sarà processato dai giudici minorili.

La giudice Susanna De Felice ha condannato poi gli imputati a risarcire il Comune di Bitonto, costituito parte civile.

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