BARI - Il contratto di consulenza legale triennale da 112mila euro non poteva essere affidato a trattativa privata, perché superava di gran lunga la soglia di 40mila euro oltre cui è obbligatoria la gara d’appalto. È per questo che il Tribunale collegiale di Bari ha condannato a un anno e quattro mesi per abuso d’ufficio (con le attenuanti generiche) l’ex amministratore unico della Sanitaservice Asl Bari, Pietro D’Amico. Le motivazioni della sentenza emessa il 24 aprile (Seconda sezione, presidente Mascolo, estensore De Raho) sono state depositate proprio mentre le società in-house delle Asl sono finite nel mirino per le ispezioni che la Regione ha affidato al Nirs diretto dall’avvocato Antonio La Scala, che sta esaminando anche le consulenze. I giudici hanno anche assolto D’Amico («perché il fatto non sussiste») dall’accusa di peculato, e il revisore unico della società Maddalena Pisani (stessa motivazione) da un’analoga ipotesi di abuso d’ufficio.
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In relazione all’articolo del 9 settembre («Consulenza legale illegittima condannato l’ex n. 1 Sanitaservice»), riceviamo questa nota da Francesco Racanelli, legale dell’ex amministratore Pietro D’Amico.
«La sentenza del Tribunale, che comunque ha assolto il D’Amico da tutte le altre imputazioni (e quindi dalla ben più grave accusa di peculato), è soggetta ad impugnazione che sarà depositata nei prossimi giorni. Il contratto di consulenza legale con l’avv. Leva richiedeva una procedura di scouting (comparazione tra almeno 5 offerte) che è stata effettuata, e non una gara di appalto. La Corte di Giustizia Ue, con la decisione n. C-264/2018 ha affermato che i servizi legali di patrocinio sono esclusi dall’ambito di applicazione della direttiva UE 2014/24 in materia di appalti pubblici. L’avv. Leva era legale della società da prima della nomina del D’Amico ad amministratore della Sanitaservice. In particolare l’avv. Leva era l’unico che aveva ottenuto risultati positivi nelle vertenze giudiziarie della Sanitaservice rispetto agli altri legali. Il contratto con l’avv. Leva fu stipulato per ridurre le spese legali della Sanitaservice e non per favorirlo. Il contratto non era un affidamento di servizi legali ma un accordo con il quale veniva limitato ad un tetto mensile il compenso da erogare per il conferimento “intuitu personae” dell’incarico di difendere la società nei numerosissimi contenziosi con il personale dipendente. Non vi è stato un ingiusto vantaggio per l’avv. Leva. Ultima notazione: il licenziamento del D’Amico è stato ritenuto illegittimo con sentenza della Corte di Appello di Bari».
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Il collegio che ha condannato D’Amico a un anno e 4 mesi per abuso d’ufficio ha ritenuto non rilevanti le tesi della difesa, che ora potranno certamente essere riproposte in appello. Anche la sentenza che ha annullato il licenziamento dell’ex amministratore Sanitaservice Asl Bari (ritenuto legittimo in primo grado) è stata impugnata in Cassazione