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Bari, Fdl accusa: «Radiofarmaci russi al Policlinico». Dal nosocomio: «Notizia priva di fondamento»

 
Redazione online

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Paziente suicida al Policlinico di Bari, indagati medici e direttore generale

Il policlinico di Bari

Botta e risposta tra il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia e l'ospedale barese

Lunedì 09 Maggio 2022, 18:34

20:08

BARI - Radiofarmaci russi, botta e risposta tra il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia e il Policlinico di Bari. Fdl ha presentato nel Consiglio regionale pugliese un'interrogazione rivolta al presidente della Regione per conoscere se è «ancora attivo il protocollo che Emiliano ha firmato a novembre 2019 con la società di Stato russa, voluta e istituita da Putin a Mosca nel 2006, attiva nel settore del nucleare, la Rosatom, per fornire radiofarmaci al Policlinico di Bari».

«Sotto l’ala protettiva di San Nicola - dicono da Fdi - fra la Regione Puglia e la Russia si sono stretti molti accordi. Ma c'è uno che oggi potrebbe creare più di un imbarazzo se dovessimo verificare che a tutt'oggi è attivo il protocollo». «Ora - proseguono - al di là della circostanza che proprio in Puglia esistono aziende farmaceutiche d’eccellenza che producono radiofarmaci e quindi non si capisce perché il presidente Michele Emiliano si sia voluto rifornire dalla Russia di Putin resta il fatto che in virtù di questo protocollo ci sarebbe stato un flusso di consulenze ed attività commerciali, acquisto dei radiofarmaci appunto dalla Russia, quindi anche di informazioni e scambi scientifici. Perché è bene precisare che la Rosatom non è un’azienda farmaceutica, si occupa di nucleare a 360 gradi, compresi gli studi e la produzione di armi nucleari, quelle che sarebbero in uso all’esercito russo. La Rosatom produce, infatti le testate nucleari dei missili intercontinentali».

LA REPLICA DEL POLICLINICO

«Il Policlinico di Bari non ha sottoscritto nessuna fornitura di radiofarmaci con aziende russe e nessuno scienziato russo è stato ospitato qui - è scritto in una nota diffusa dall'ufficio stampa del nosocomio barese -. È del tutto priva di fondamento la notizia diffusa in queste ore. Nell’ottobre del 2020 nell’ambito di un progetto scientifico coordinato dall’Aress, la medicina nucleare del Policlinico ha effettuato test analitici sulla qualità del Lutezio-177, un radioisotopo utilizzato nel trattamento del cancro alla prostata, proveniente dalla Russia. Come da progetto, il tutto si è concluso allora con la verifica del rispetto degli agli standard internazionali di sicurezza GMP dell'Unione europea e non c’è stato alcun seguito che abbia impegnato l’azienda universitaria barese».         

ARESS PUGLIA: COLLABORAZIONE INTERROTTA CON LO SCOPPIO DELLA GUERRA

«Non corrisponde al vero» quanto sostenuto in una interrogazione da «Fratelli d’Italia che «ci sarebbero al Policlinico di Bari i radiofarmaci prodotti dell’azienda di Putin che fabbrica testate nucleari in uso all’esercito russo. Il protocollo sottoscritto nel 2019 aveva l'obiettivo di avviare una cooperazione scientifica, anche a livello accademico e universitario, nell’ambito della ricerca contro i tumori, con l’impiego di radiofarmaci innovativi non disponibili sul territorio nazionale». Lo dichiara il direttore generale di Aress Puglia, Giovanni Gorgoni, replicando all’interrogazione presentata in Consiglio regionale da Fratelli di Italia. «Ogni passaggio per la realizzazione di questa cooperazione scientifica - spiega Gorgoni - è stato accompagnato sempre dalle autorizzazioni del governo italiano e delle Autorità europee e ne è stata data costante informazione alle autorità diplomatiche. A tal proposito si sono tenute, anche fino a qualche mese precedente il conflitto, audizioni presso i ministeri per verificare il rispetto dei profili di sicurezza nazionale e sanitaria. Nel momento in cui però è scoppiata la guerra in Ucraina, la collaborazione è stata interrotta e quindi non si è concretizzata, in linea con l’indirizzo dell’Unione Europea e nazionale di interrompere le attività di collaborazione con la Russia anche nell’ambito della ricerca scientifica».

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