Scatta l’allarme tra i lavoratori dell’Imc, l’Impianto di manutenzione corrente di Bari di Trenitalia. I sessanta dipendenti, tra ferrovieri, pulitori, manovratori, magazzinieri e manutentori, temono trasferimenti, cassa integrazione e contratto di solidarietà. I sindacati regionalli di categoria, Filt Cgil, Fit Cisl, Uilt Uil, Ugl, Orsa e Fast hanno chiesto all’azienda un incontro urgente per discutere della situazione e del futuro dei lavoratori.
La riunione dovrebbe tenersi l’11 di giugno, ma i dipendenti temono che sia troppo tardi per trovare soluzioni.
Il nodo Perché le preoccupazioni sono strettamente legate all’orario dei treni, che i lavoratori ritengono difficile modificare ad appena 48 ore dall’entrata in vigore.
L’Imc di Bari, stando all’allarme lanciato dal personale, sarebbe destinato a chiudere i battenti. «La chiusura dell’impianto, sino a qualche anno fa primo in Italia per la pulizia dei treni, dovrebbe avvenire entro la fine del 2021 - dicono i lavoratori - e Trenitalia ha già iniziato a “smantellare” le principali lavorazioni del cantiere barese. A inizio anno - lamentano i lavoratori - ha deciso di “spostare” alcune particolari produzioni, di cui Bari era capofila in Italia per qualità e quantità, in altri cantieri, primo tra tutti quello di Surbo, poco lontano da Lecce, già gravato dalla presenza di tantissimi convogli».
E sulla vicenda inciderebbe l’orario estivo dei treni, a partire dal 13 giugno. Con il «“trasferimento” in Salento del treno 607 Bologna-Bari, che poi da Bari torna a Bologna con il numero 614. Il treno - spiegano i lavoratori - non farà più capolinea nella città di San Nicola dove finora venivano eseguite pulizia e manutenzione, ma proseguirà sino a Lecce, per poi ripartire alla volta di Bologna. Questo renderà Bari, città metropolitana, capoluogo di regione e uno dei centri più grandi e maggiormente collegati del Meridione, mera stazione di transito: solo due treni, il 611x606 da e per Bologna e il 703x704 da e per Roma, continueranno a fare capolinea a Bari».
La conclusione? «È chiaro a tutti che, a questo punto, se le cose dovessero andare davvero così, i 60 operai che si occupano di manutenzione e pulizia nell’impianto barese vedrebbero messo seriamente a rischio il loro posto di lavoro: Bari diverrebbe pari a stazioni più piccole, nonostante i numerosi investimenti (anche economici) di rimodernamento dello scalo e dell’Imc barese effettuati in questi anni».
L’altro problema Circa trenta dei 60 lavoratori si troverebbero poi a dover affrontare un ulteriore ostacolo a novembre, quando è previsto il cambio di appalto. «L’azienda che subentrerà - sostengono i dipendenti - non trovando nessuna lavorazione, che altra scelta potrà avere se non quella degli ammortizzatori sociali? E per quanto tempo potrebbero essere utilizzati questi strumenti? Non tutti i lavoratori, infatti, possono essere trasferiti, per l’età, per motivi di salute, perché caregiver di persone fragili. Quale sarà il destino delle loro famiglie?».
La contestazione E nel mirino finiscono le «scelte romane» che penalizzano l’impianto di Bari, entrato in funzione nel 2007 e «fino a qualche anno fa tra i primi in Italia, uno degli impianti Imc più grandi del Sud con 11 binari e due capannoni».
Intanto i sindacati nella lettera in cui chiedono l’incontro all’azienda hanno annunciatol’apertura delle «procedure di raffreddamento e conciliazione».
I sindacati lamentano un «assoluto stato di disorganizzazione e confusione» che crea «difficoltà e disorientamento tra i lavoratori», mancando una «chiara e precisa organizzazione degli impianti», nonché «indicazioni precise sul futuro degli stessi».
















