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Mingo: «Ho dimenticato Striscia non il dolore»

 
Alberto Selvaggi

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Alberto Selvaggi

Mingo: «Ho dimenticato Striscia non il dolore»

De Pasquale: la mia vita nuova fra teatro e cinema. Con progetto a Broadway

Lunedì 09 Novembre 2020, 10:00

13:45

Quindi stai continuando a mettere zippi nei pulsanti dei citofoni, a quanto mi consta. Questa sarebbe la tua nuova occupazione.

«Sì esatto, uso soprattutto gli stecchini della Samurai che sono più tosti. Mi dedicavo a questo scherzo fin da ragazzino quando facevo filone a scuola, cioè quasi tutti i giorni». A parte gli scherzi, so che reciterai in un film porno, d’essai fra l’altro, roba seria. «Bravo, con te come sceneggiatore, dati i tuoi trascorsi peraltro. Com’è che ti definirono su quel giornale? Selvaggi, “noto scrittore porno”, una cosa del genere… ». No, «fine saggista porno». Sarcasmo geniale che poi ho diffuso in ogni dove. «Ah già, giusto».

Comunque, la gente vuole sapere come campi ora dopo «Striscia la Notizia», ventennio di fama e di servizi in varia solfa.

«Mah, guarda, credo che al massimo voglia saperlo tu, non la gente. Alla gente non mi sembra importi più niente. Capita anzi che ogni tanto qualcuno mi fermi dicendo che mi ha appena visto in un servizio su Striscia, forse perché dopo così lunga militanza qualche spettatore mi identifica ancora con quel programma. Ma io ho fatto e sto facendo varie altre cose. Dopo la rottura con Mediaset ho rinverdito la mia inclinazione attoriale a entrare nei panni di altre persone, evidenziatasi già quando seguivo la scuola teatrale a Roma. Tra settembre e ottobre dovevo incominciare le prove di uno spettacolo musicale sulla vita di Jerry Lewis e di Dean Martin prodotto da imprenditori pugliesi che vivono in America. A New York, in un teatro off di Broadway. Io nei panni di Jerry, con sola mimica e una voce fuori campo, e un cantante attore nel ruolo di Dean».

E in merito alla causa con Antonio Ricci che aggiornamenti ci sono? Io per esempio non sono informato sugli ultimi sviluppi.

«Secondo me Selvaggi tu non sei informato praticamente su niente, cioè non te ne frega di niente e di nessuno, il mondo esterno non esiste, vivi nel tuo mondo, fatato, drogato, anzi drogatissimo. Con il gattino, com’è che si chiama? Dorian, Dorian Gray, nome azzeccatissimo come tuo alter ego, bisogna dire ».

Non sono trasognato in tutti i campi. Dipende. Comunque che c’entro io? C’entri tu: molti lettori come me non conoscono le novità della spy-story milanese- pugliese, con delatori, trucchi presunti e finzioni, nomi della tivù, Ezio Greggio, Enzo Iacchetti, il Gabibbo vero, non pupazzo.

«Se vuoi parlare del processo direi che caschi male. Per adesso non ne parlo, non posso parlarne, ti dico soltanto che sono fiducioso. Quando potrò parlarne ne parlerò. Ora non si può».

Va bene. Come organizzi la tua vita ora?

«Come prima, scusa. Sono sposato con la stessa moglie, Corinna, ho sempre lo stesso cane, Spugna, che è un po’ invecchiato, tratto tipico della razza boston terrier, è diventato bianchiccio là dov’era scuro. Ho ancora impegni di lavoro, per quanto siano sospesi dalla nuova emergenza per il Covid-19, il virus che sicuramente ti sarai beccato tu invece».

Per ora ho soltanto l’Aids.

«Complimenti, meglio. Tuttavia nel pieno del fermo sanitario del mondo dello spettacolo mi ritrovo abbastanza incasinato. Perché ci stiamo trasferendo».

Traslochi? Di nuovo? Sarà la diciottesima volta o più, a quanto ne so.

«E vabbè sì trasloco di nuovo. C’è chi fuma, chi sniffa la cocaina e chi si sposta da una casa all’altra ogni anno e mezzo al massimo. Non è meglio?».

Secondo me è meglio il contrario. Vedo però ancora la tua faccia formato gigante sui manifesti con Dante Marmone, Tiziana Schiavarelli, Mauro Pulpito, Azzurra Martino, Leo Solfato.

«Sì certo, per Un fattaccio all’improvviso al Teatro Forma di Bari. Dovevamo riprendere adesso gli spettacoli ma il nuovo decreto Conte ha fermato tutto. Tu non sei mai venuto a vederci, no?».

Ovvio, mai. Non vado a teatro e non sopporto Marmone e Schiavarelli, pur così bravi e simpatici, perché non divorziano mai. Stanno insieme da quasi 70 anni e non si lasciano. Tutti si separano e si odiano, loro no. Mi danno ai nervi. Perché non soffrono? Perché non stanno malissimo?!

«Ti sbagli, io so che stanno insieme da quasi due secoli, non da soli 70 anni. I 70 erano di fidanzamento. Comunque glielo dico ‘sto fatto, stai tranquillo, così farai davvero un’ottima figura».

Non c’è bisogno. Non vedi che l’ho appena scritto?

«Ah già».

Ti ho trovato anche su foto di agenzia, vestito da prete in un film straniero con attori famosi.

«Stavo benissimo in abito talare, ogni tanto qualche messa la dico ancora. Il film che ho girato era Tulipani, Tulips, del premio Oscar Mike van Diem, con Giancarlo Giannini e altri».

Ti ho visto recentemente in varie occasioni pure con Maria Grazia Cucinotta.

«Non è così recente la cosa, mi sa che hai una percezione del tempo tutta tua. Sì, abbiamo condotto insieme dieci puntate della docu-serie Arca di legno per Amazon Prime. Abbiamo lavorato anche in altre produzioni cinematografiche, come Nomi e cognomi con Enrico Loverso. Si è creato un sodalizio, siamo sempre amicissimi, è una persona splendida. Con il corto Emoticon ho vinto il premio Best Actor al London Film Festival Award 2018. E ora aspetto di girare un film con il regista Antonio Palumbo, che scriverà la sceneggiatura assieme a Mariangela Barbanente. Il protagonista è un autistico, interpretato da me. Prosecuzione dello spot che realizzammo, Mica scemo, il primo in Italia dedicato all’argomento».

Sì l’ho visto. Ho visto pure pubblicità tue contro l’abbandono dei cani e per la Lilt.

«Presto il volto alle iniziative della Lega italiana lotta contro i tumori della sede di Bari. E ne vado fiero. L’ultimo spot che vedrete tra un po’ è dedicato ai tumori alla prostata, malattia che affrontiamo con ironia. Sono tutte partecipazioni per le quali non richiedo retribuzione. Mi impegno come posso sulle tematiche legate agli animali, ai cani soprattutto. Non per niente ho il mio Spugna sempre con me, lo accudisco come un figlio, anzi di più».

Perché tu non hai figli.

«No, non ho figli».

Ricordo ancora il tuo matrimonio trasmesso da Canale 5 mi pare, con vari contorni di rotocalchi.

«Me lo ricordo meglio io credo».

Ti senti ancora con Fabio De Nunzio, la tua ex spalla a Striscia la notizia?

«Non mi è più capitato di incontrarlo. Il caso Striscia è stato molto pesante in ogni senso, non lo nego. Una vera prova di nervi. Ho sofferto molto. Moltissimo forse. A un certo punto mi sono stancato del dolore, cioè sono riuscito ad andare avanti, ma non a dimenticare il dolore. Lo porto dentro di me. Il dolore, quando oltrepassa una certa soglia, non lo dimentica nessuno. Poche persone mi hanno aiutato e troppe si sono tirate indietro. E parlo di gente famosa e di altrettanta ignota al piccolo schermo».

Tipo?

«Non mi va di fare nomi. Non li ho fatti allora e meno che mai li faccio adesso. Ho avuto accanto il formatore Max Formisano in questo pandemonio umano e giudiziario tremendo».

Ti pesa ciò che hai perduto? Visibilità nazionale costante, partecipazioni in trasmissioni, tanti soldi, ospitate?

«Per un certo periodo sì. Ma adesso no. La vita cambia in un lampo. L’impensabile accade sempre».

Come pensi sia cambiata dopo la telenovela giudiziaria la tua esistenza?

«Certamente è cambiata, mica dico di no. Ho perso qualcosa, ma ho guadagnato altre cose credo. E adesso che ci penso, preferisco queste. Anche perché seguo una regola: non voltarsi indietro».

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