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Da Altamura ad Alzano Lombardo: la storia di Luigi, capitano-medico

 
Onofrio Bruno

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Onofrio Bruno

Da Altamura ad Alzano Lombardo: la storia di Luigi, capitano-medico

Luigi Selvaggi è ora nel cuore dell'emergenza per aiutare i malati di Covid-19

Domenica 12 Aprile 2020, 15:35

Nel cuore della terra del dolore. In un epicentro dell’emergenza sanitaria. Alzano Lombardo, in provincia di Bergamo, è diventato uno dei simboli tragici del dramma collettivo italiano. Tanti morti, troppe lacrime. Luigi Selvaggi, altamurano, giovane medico militare dell’Esercito, ora è lì, a dare manforte per curare i pazienti di Covid-19.
«Un’esperienza molto forte che segna per sempre». A 29 anni il capitano altamurano, effettivo presso il reparto comando supporti tattici della Brigata «Ariete» di Pordenone, è stato chiamato a questo servizio. E da due settimane lavora gomito a gomito con medici e infermieri dell’ospedale «Pesenti Fenaroli» di Alzano Lombardo, di cui da settimane si parla nelle cronache per il focolaio divampato nella Val Seriana. E che ha commosso il mondo per le camionette militari in fila per portare via le bare.

«Il mio impiego - dice alla «Gazzetta» - è iniziato circa 15 giorni fa. I team sanitari, composti da medici e infermieri, messi a disposizione dalla Difesa, stanno operando in supporto alle strutture civili sia nell’ambito della continuità assistenziale che negli ospedali. Personalmente sto lavorando nell’ospedale di Alzano Lombardo che è interamente dedicato Covid 19. Non mi sono mai trovato ad operare in una situazione così grave - sottolinea - ma noi medici militari siamo abituati a lavorare in contesti complicati. Lo scorso anno ad esempio sono stato impiegato come dirigente del servizio sanitario nell’ambito della missione bilaterale di supporto in Niger. Queste situazioni di carattere emergenziale sono assolutamente compatibili con i nostri livelli di addestramento».

Gli ammalati di Covid-19 sono soli. Gli operatori sanitari diventano le uniche persone a cui rivolgersi, per un sorriso, una speranza. Dopo i giorni della grande tragedia, sono stati inseriti dei tablet per le videochiamate con parenti e familiari. E per questi ci sono pure degli orari in cui telefonare all’ospedale per avere notizie. Di chiamate ne arrivano tante, tutte ansiose, sperando in informazioni incoraggianti per uscire dall’incubo. «C’è un grande spirito di collaborazione e integrazione che si è subito creato tra personale sanitario civile e militare - dice ancora l’ufficiale altamurano -. I sanitari erano allo stremo delle forze e aver potuto dare il mio contributo mi ha dato tanta soddisfazione. Inoltre ho riflettuto molto su quanto possa essere importante l’aspetto empatico tra medico e paziente. I ricoverati si ritrovano purtroppo ad affrontare la malattia soli e lontani dai propri parenti, per cui il supporto psicologico riveste un ruolo di importanza fondamentale».

La situazione, al momento, sembra essere in miglioramento ma non bisogna abbassare la guardia. Luigi Selvaggi ha scelto questa strada sicuramente influenzato dalla frequentazione della caserma «Trizio» di Altamura dove era di stanza l’ex 31° Reggimento Carri, dove lavorava il padre Michele, e ora sede del 7° Reggimento Bersaglieri. «Frequentavo la caserma quando ero molto giovane, così è nata la scelta - dice -. Sono un militare da quando avevo 16 anni, poiché ho frequentato la Scuola Militare “Teuliè” di Milano. Dopo la maturità ho deciso di voler diventare medico ma allo stesso tempo continuare ad indossare l’uniforme e nell’Esercito vi era la possibilità di fare entrambe le cose. Ad oggi mi ritengo molto fiero della scelta fatta».

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