BARI - Un corso magistrale in «Disegno industriale» tenuto interamente in inglese. Una scommessa che il Politecnico di Bari con il supporto della Regione ha avviato due anni fa e che in queste settimane ha già laureato i primi due studenti, due stranieri che hanno scelto Bari per la loro specializzazione.
Il 19 luglio scorso, infatti, nell’aula magna del Dipartimento di Ingegneria civile ed architettura (Dicar) al campus si sono laureati Paula Martinez Perez, 27 anni, studentessa spagnola già laureata in architettura e Boban Mihajlov, 25 anni, montenegrino. Paula ha presentato una tesi su un suo progetto: un sistema polifunzionale modulare per attività di studio negli spazi comuni universitari, prendendo spunto proprio dal Politecnico barese, ed ottenendo un meritatissimo 110. Boban ha illustrato la sua tesi di yacht design: ha utilizzato superfici innovative Oled a trasparenza variabile per rivoluzionare il modo di vivere e interagire con la barca, sia dall’esterno sia dall’interno.
«Che gioia vederli» «Vederli con la loro meritata corona di alloro è stata una gioia – racconta il professor Michele Fiorentino, coordinatore dell’innovativo corso di studi in Industrial design -, i primi a laurearsi dei 34 iscritti tra il primo e secondo anno che al momento abbiamo. Numeri piccoli, lo sappiamo, ma che rappresentano i primi passi verso l’internazionalizzazione del nostro Politecnico. Con questo corso al momento abbiamo iscritti dalla Tunisia e Turchia, oltre che dalla Spagna e Montenegro. Stiamo ricevendo richieste di iscrizione da parte di una studentessa indiana già laureata in architettura, dalla Nigeria e dall’Iran. Si stanno creando bei collegamenti per il progetto Erasmus, tanto che servirebbero più borse di studio».
L’esempio A guardarli questi ragazzi che dai lineamenti tradiscono origini differenti, ma uniti dalla stessa energia per cercare di dare il loro meglio, viene da sorridere. Parlano fitto-fitto in inglese di sogni e progetti e futuro.
«Loro sfatano tutti i luoghi comuni sugli immigrati che in questo periodo stanno avvelenando molte menti – sottolinea Fiorentino -, l’inglese è la lingua che li mette in comunicazione tra loro, il design l’argomento su cui si confrontano e sul quale sperano di costruire il loro futuro. Mi capita di osservare che sono così compenetrati nel loro progetto che anche gli studenti italiani che seguono il corso parlano tra loro in inglese». Una compagine estremamente vivace e che per quasi due terzi è composta da giovani donne, una sorta di marcia in più.
«Avere a che fare con studenti stranieri rende molto stimolante l’attività di tutti noi docenti – spiega Fiorentino -, ci fanno guardare la nostra realtà con occhi differenti. Ad esempio due studentesse tunisine sono rimaste molto colpite delle icone che decorano i muri e gli archi nella città vecchia. È una forma devozionale che noi diamo per scontata, ma loro hanno prodotto su queste immagini una specifica app, che a noi baresi neanche sarebbe venuta in mente. Questo significa che nel nostro corso l’innovazione permette di realizzare prodotti con una ben precisa identità ed un cuore unico, che solo qui a Bari si può trovare. Che è poi l’obiettivo che ci siamo dati, è quello che ci rende competitivi. Ecco perché nonostante i piccoli numeri che possiamo muovere, dopo due anni è un grande successo».
Il genio made in italy Alla magistrale in Industrial design si possono iscrivere i laureati triennali in disegno industriale, architetti ed ingegneri. «La forza di questo corso è che gli stranieri ci riconoscono una sorta di indiscussa bravura nel design industriale e questo lo rende attrattivo. Il design, il made in Italy, sono caratteristiche che ci appartengono e che noi italiani non ci rendiamo conto quanto siano importanti. Proprio su questo abbiamo puntato: l’approccio internazionale di questo corso di laurea ha come obiettivo il preparare al meglio i professionisti del domani, che avranno il mondo come confine e che ovunque andranno porteranno con sé un po’ di Bari, perché in questi due anni sono stati contaminati per sempre».
LE TESTIMONIANZE DEGLI STUDENTI - Paula Martinez Perez e Boban Mihajlov sono i primi due studenti ad aver terminato il percorso di specializzazione in «Industrial design» organizzato dal Politecnico interamente in inglese. Felici per l’obiettivo raggiunto ora puntano a realizzarsi nel mondo del lavoro. Hanno lasciato il loro Paese per venire in Italia ed ora da cittadini del mondo stanno vagliando le loro opportunità per diventare i professionisti del futuro.
Abbiamo chiesto se le aspettative che avevano su questo percorso di studi è stato mantenuto e se ora cercheranno di rimanere in Italia per lavorare.
«Come architetto questo corso doveva essere il completamento del percorso di studi che avevo iniziato in Spagna – spiega Paula -. Volevo approfondire i processi di produzione industriale e sviluppare le mie conoscenze nella rappresentazione a 3D. E queste mie aspettative sono state soddisfatte. Nel gruppo di studio ero l’unica che non aveva mai studiato design e questo corso mi ha permesso di colmare questa mia lacuna».
«Mi aspetto che questo corso di laurea mi avvii ad una carriera nel design industriale – sottolinea Boban – e magari proprio in ambito nautico che è stato l’argomento della mia tesi. Questa è stata la possibilità che mi ha offerto il Politecnico per la specializzazione e che ho colto al volo. Ora punto ad un lavoro ben pagato per il mio futuro».
Domanda di rito praticamente inevitabile: vorreste rimanere qui in Italia a lavorare?
«Anche se mi sono trovata molto bene in Italia come cultura, lingua, amicizie e sono molto grata per la possibilità di questi due anni che ho avuto, ora vorrei iniziare una nuova avventura lavorativa in un altro paese – risponde Paula -. Sono una viaggiatrice, non mi do limiti».
«L’Italia è una possibilità che sto vagliando, come la Germania dove al momento mi hanno offerto opportunità di lavoro – mette in evidenza Boban -. Certo la mia specializzazione in design nautico ha delle buone possibilità di esprimersi anche nel sud Italia e possono essere buone opzioni per una mia carriera, magari in un prossimo futuro, chissà».
















