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Stelle del cinema contro 5 Stelle: a Roma vince il «feticismo»

 
Oscar Iarussi

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Oscar Iarussi

Bari, «Tu non conosci il Sud»tre appuntamenti da domani

Mercoledì 21 Febbraio 2018, 16:29

18:36

Il feticismo è più forte della politica? In attesa che uno psicoanalista - «uno bravo», come suol dirsi - sveli i punti di contatto tra autentici feticci e presunti leader, ieri il Cinema con la maiuscola si è aggiudicato un round contro l’amministrazione comunale di Roma governata dai 5 Stelle. Infatti si è dimessa Gemma Guerrini, vice presidente della Commissione Cultura di Roma Capitale, che aveva definito «feticismo» il desiderio di assistere alle proiezioni dei classici della Settima Arte, da Fellini ad Antonioni, a Bertolucci. Accade in estate nella piazza trasteverina di San Cosimato, utilizzata come arena a cura dell’associazione «Piccolo Cinema America», presieduta dal combattivo Valerio Carocci.

La giunta di Virginia Raggi e del vicesindaco e assessore alla Crescita Culturale, Luca Bergamo, ha negato la piazza per la prossima estate ai ragazzi del «Cinema America», chiedendo loro di partecipare a un bando per l’assegnazione dello spazio pubblico. Una scelta - il bando - che ha una sua legittimità formale, sebbene cozzi col buon senso che spesso viene meno a tutte le latitudini. A Bari la Regione Puglia nel 2012 esercitò la prelazione nell’acquisto all’asta del Kursaal Santalucia, che un privato era pronto a far rivivere (tutt’oggi il teatro strappato alla... perfidia del mercato è chiuso). A Roma viene bollato di «induzione al feticismo» il meritevole impegno dei giovani «americani», tutti tra i 18 e i 25 anni, che nelle ultime tre estati hanno raccolto 100.000 spettatori intorno allo schermo a cielo aperto in piazza San Cosimato.

Giorni fa Pierluigi Battista sul «Corriere della Sera» ha elencato le decine di sale cinematografiche capitoline morte negli ultimi tempi. La malinconica tendenza «desertifica» i quartieri metropolitani e appare epocale, nonostante vi siano segnali in controtendenza, come il rinnovato «Anteo» e il «Piccolo Cinema» di Milano o l’eclettica esperienza barese di «Anche Cinema».
Chissà, forse Guerrini avrà detto la sua corbelleria in preda all’inconsapevole invidia siderea verso le stelle dello schermo, meno caduche di quelle del Campidoglio (in proposito, fa sempre testo L’uomo è antiquato di Günther Anders). Certo, la dichiarazione sul feticismo ha suscitato un putiferio. Una lettera aperta sottoscritta da 180 cineasti ha chiesto a lei e a Bergamo di farsi da parte. Tra i firmatari: Paolo Sorrentino e Gianni Amelio, Luca Zingaretti e Checco Zalone, Ferzan Ozpetek e Alberto Barbera, direttore della Mostra di Venezia. E ieri dall’America, quella oltreoceano, è giunta l’adesione di Martin Scorsese!

Sicché la sindaca Raggi ha chiesto e ottenuto che Guerrini lasciasse la vicepresidenza della Commissione Cultura (classico capro espiatorio), lanciando subito dopo un virginale segnale di pace. Ecco: «Cari cineasti e artisti, il cinema a noi piace. Lo difendiamo e lo difenderemo... Non abbiamo nulla contro l’Associazione del Piccolo Cinema America. Ci siamo limitati a dire che l’assegnazione del diritto ad utilizzare la piazza per un periodo prolungato deve avvenire attraverso un bando. Nessuna censura... Ma sono consapevole di uno strappo che resta, che riteniamo ingiusto e desidero sanare. Di tutto ciò vorrei parlare con voi, insieme al mio assessore alla Crescita Culturale. Vi invito ad incontrarci il 15 marzo».

Sdegnosa la replica di Carocci: «La Sindaca liberi la cultura e l’impegno civile di questa città, indicendo un bando invece per un nuovo assessore alla Crescita Culturale». Bravo bene bis? Può darsi. Occhio però al rischio di un feticismo della protesta. Somiglierebbe troppo a quello dei 5 Stelle, laddove non governano, s’intende.
Oscar Iarussi

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