Ancora una volta il Mediterraneo si conferma, come in passato, una delle fonti di possibili frizioni economiche e politiche. Il centro della contesa oggi è una delle più belle delle sue isole: Cipro. Qui i greci pensavano che fosse nata Afrodite, e sempre in questa isola continua oggi il confronto fra i due mondi: l’Occidente e l’Oriente. La crisi che si va amplificando in questi giorni è legata alle esplorazioni e alle ricerche di gas, che sono state aumentate proprio dagli sforzi della nostra Eni alla perenne ricerca di fonti energetiche.
Per comprendere cosa è in gioco dobbiamo necessariamente inquadrare tutta la ingarbugliata e complessa faccenda, nella prospettiva della Storia degli ultimi anni.
Dobbiamo pertanto ricordare che l’isola di Cipro è ancora oggi, in una Europa che sembra marciare verso una sempre più profonda integrazione territoriale ed economica, divisa in due parti. La Repubblica di Cipro che ha aderito all’Unione Europea e quella del Nord che di fatto è legata alla Turchia per l’invasione del 1974. Solo la Turchia, per ovvie ragioni, sostiene la legittimità della piccola Repubblica del Nord che ingloba per chi voglia andare indietro nella Storia, la città veneziana di Famagosta, quella delle acque turchesi e delle lunghe e dorate spiagge , dove Shakespeare aveva ambientato l’«Otello». La divisione dell’isola non solo è una ferita profonda per l’Unione Europea, ma è fonte di continua discussioni e tensioni con la Turchia stessa che la difende con i denti. Per il Diritto Internazionale poi, il territorio di uno Stato, per quanto riguarda le acque marine, è legato al concetto delle acque territoriali, che vanno fino al limite di 12 miglia dalla costa , e da una nuova nozione definita “EEZ” ( zona economica esclusiva) che si aggiunge alla prima ma con non poche differenze. Mentre le acque territoriali sono di fatto una parte del territorio di uno Stato, le “EEZ” sono solo un diritto di sovranità che l’ordinamento internazionale concede agli Stati con confini marini, per lo sfruttamento economico dei fondali. Queste zone di “EEZ” si estendono per altre 200 miglia oltre le acque territoriali. Le “EEZ” sono state istituite dalla Convenzione dell’Unclos (la Convenzione delle Nazioni Unite che tratta del Diritto sul mare ) sottoscritta nel 1982 , entrata in vigore nel 1994 e che conta a giugno 2016 ben 167 ratifiche internazionali. L’Unione Europea e gli altri Paesi Occidentali hanno sottoscritto la ratifica delle “EEZ”, ma la Turchia non lo ha mai fatto perché ritiene che le isole non debbano avere diritto ad una “EEZ”.
La Repubblica di Cipro ha sottoscritto con l’Egitto e la Grecia una collaborazione per una “EEZ” a sud dell’isola, verso Israele ed il Libano. In questa “EEZ”, l’Eni ha trovato nel 2015 nella parte chiamata Zohr field, il più grande deposito di gas di tutto il Mediterraneo ed ha convenuto di trasportare, insieme alla Total francese, alla Exxon e alla Qatar Petroleum, questo gas attraverso un canale sottomarino da Cipro alla Grecia con approdo in Europa. Si sono già sottoscritti gli accordi fra Cipro, la Grecia e l’Italia per il progetto. Ovviamente la Turchia si è messa di traverso su questo progetto ed ha mandato navi, scortate dalla propria Marina militare, a fare trivellazioni in quell’area. L’Unione Europea ha già deciso nel 2019 sanzioni contro la Turchia per questa violazione del Diritto Internazionale, e l’opposizione alla Turchia è venuta anche dagli Stati Uniti. Sotto Ferragosto la Turchia ha organizzato, in aperta violazione delle sanzioni europee, una nuova missione di trivellazione con scorta di navi militari , nel Sud di Cipro. Conviene notare come la zona che i turchi vogliono trivellare è la “EEZ” di Cipro, Grecia ed Egitto, mentre la zona legata alla Turchia si trova al Nord dell’isola. Il presidente francese Macron ha quindi deciso di inviare navi militari francesi a protezione dei diritti dell’Unione Europea nella zona. Si badi infine, che Cipro stessa non ha chiesto agli inglesi, loro storici alleati che hanno due basi militari nell’isola ad Akrotiri e Dhekelia, di intervenire ma hanno insistito con la Grecia per un intervento francese ed europeo che Macron si è affrettato a confermare.
Il problema potrebbe diventare molto serio e drammatico perché la Turchia è parte della Nato, anche se Erdogan ha ultimamente cercato di acquisire le simpatie russe comprando da Putin arrei da combattimento. Non solo. Erdogan, il nuovo sultano che abusa del suo potere per limitare la democrazia e le libertà dei turchi in nome della cultura islamica, ha in mano il ricatto dei profughi del Medio Oriente , che sono trattenuti in Turchia dietro lauti compensi monetari da parte degli Europei. Se quella barriera si lacera , ci troveremmo tutti di nuovo alle prese con una spinta all’immigrazione incontrollata ed ingestibile anche per via della pandemia proprio al Sud dell’Europa attraverso il canale della Grecia.
È facile immaginare come in questa ipotesi , le spinte sovraniste e populiste tornerebbero a farsi sentire in tutta l’Europa come già successo in passato, con nuove lacerazioni politiche dannose in questo momento delicato della pandemia. La tensione è piuttosto alta e le conseguenze sono imprevedibili.
Il punto essenziale che vorremmo sottolineare qui, è il nostro interesse economico a salvaguardare gli interessi della nostra azienda di Stato che è l’Eni. Dovremmo proteggere almeno le aziende di Stato in questo clima di statalismo acuto, dove si predica con pervicacia l’importanza dell’industria di Stato come motore di sviluppo. Invece di Cipro e dell’Eni non si parla sulla stampa nazionale e sulla scena politica, preferendo invece le nostre insulse polemiche da cortile. D’altra parte è Ferragosto e la regola italiana è sempre la stessa: tutti al mare e poi si vedrà.