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Quella temibile alleanza contro le libertà

 
vito spada

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vito spada

Tre proposte gelide verso l'Europa

La pandemia è infatti il grimaldello che potrebbe innescare virulente proteste contro le “inutili “ procedure delle democrazie liberali

Mercoledì 06 Maggio 2020, 18:34

È fuori di dubbio che l’occasione sia oggi propizia per coloro che vogliono distruggere le nostre libertà ed il mercato. La pandemia è infatti il grimaldello che potrebbe innescare virulente proteste contro le “inutili “ procedure delle democrazie liberali e contro i “fallimenti del mercato” che loro intimamente detestano.

La situazione non è ovviamente nuova. Descrivendo il “Mondo di ieri” Stefan Zweig così scriveva a proposito dell’Europa all’inizio del novecento: “ Nessuno credeva a guerre, a rivoluzioni a sconvolgimenti. Ogni atto radicale, ogni violenza apparivano ormai impossibili nell’età della ragione. (..) . Il secolo della sicurezza con il suo idealismo liberale, era convinto di trovarsi sulla via diritta ed infallibile verso il migliore dei mondi possibili.(..) la povertà delle masse non appariva più insuperabile”. Poco dopo, due guerre mondiali avrebbero distrutto il pianeta. Quella falsa percezione collettiva di allora è poi così diversa da quella dei nostri giorni? Oggi come in passato, due sono le scintille che possono causare gli stessi effetti: la crisi di sfiducia nei valori della nostra civiltà occidentale e liberale che ha diffuso l’idea della libertà individuale, del pensiero critico, della eguaglianza e dello Stato di diritto, e la diffusione della folle idea di creare l’uomo nuovo. Questa visione della società, con la visione palingenetica di creare tutto dall’inizio per la realizzazione del mondo ideale e perfetto, è strettamente legata alla critica dei valori dell’Occidente. Il desiderio di una rivoluzione che avrebbe creato una mutazione della realtà, ci ha regalato il totalitarismo che abbiamo visto all’opera con il comunismo, nazismo e fascismo. Il mondo per loro doveva essere “purificato” dagli agenti immondi ed egoistici che trovavano una espressione nella odiata borghesia. Questa rappresentava l’avidità del denaro e del “materialismo egoistico” che rovinava l’intera società. I mercanti erano per definizione immondi “agenti di Satana” che con la loro ricerca di profitto distruggevano il valore della comunità. La loro era una battaglia contro l’economia che corrompe l’uomo. Come diceva Ernst Junger “era meglio essere un delinquente che un borghese”. Non era un caso che quei regimi volevano distruggere il “diritto borghese” con il suo formalismo, introducendo il nuovo concetto di “colpa collettiva” con le orripilanti sentenze politiche, per cui “ tutto il diritto è pubblico e non privato”.

LOTTA - Quei regimi volevano estirpare la borghesia , il mercato e le sue leggi impersonali, astratte ed incomprensibili, per tornare al mondo ideale della ruralità. Era la lotta contro la modernità che nelle città aveva prodotto al contrario, l’industrializzazione del mondo e della sua economia attraverso l’individualismo e la sua libertà di progettare il futuro e la vita. Per i totalitaristi l’individuo è nulla mentre lo Stato è tutto. Non esiste la felicità individuale, ma solo la felicità collettiva. La società non è composta da cittadini, che usano la ragione come uno strumento per cercare di dominare il mondo , ma da sudditi prigionieri della tradizione. Il conflitto nella società per loro deve essere abolito, mentre per la società liberale il conflitto è necessario e produce effetti positivi perché nessuno conosce il futuro e la verità assoluta. La differenza fra nazismo e comunismo è che quest’ultimo pensava alla guerra contro il mercato come un conflitto fra le classi sociali, mentre il nazismo lo vedeva come conflitto fra le razze. Il fascismo è stato una rivoluzione incompiuta come dice Settembrini. Anche i fascisti odiavano la borghesia ma, a causa dei conflitti fra il “fascismo movimento” ed il “fascismo regime” che cercava compromessi con la Monarchia, la Chiesa ed Capitale, i fascisti, non avendo la visione palingenetica dell’uomo nuovo come i nazisti e comunisti, non distrussero sistematicamente il mercato e all’Italia venne risparmiata la statizzazione totale dell’economia come in Russia.

IMPRESE - Una decisione simile a quella nazista che non cancellò le imprese, ma le ridusse ad una concessione dello Stato con l’accettazione delle direttive del Partito nazista. Anche per i fascisti come per i nazisti, lo scopo finale del regime doveva essere l’abolizione del capitalismo e la creazione di un sistema economico retto da “una mente suprema” interprete, come diceva Ugo Spirito, “della volontà della Nazione”. La mitizzazione del “popolo” del “ Volk” che non sbaglia mai come difensore della Nazione, e la minaccia ai valori tradizionali della comunità che venivano dall’odio e “dalle attività predatorie” delle “plutocrazie" e del grande capitale, con la minaccia all’identità nazionale di ogni Paese, erano i presupposti delle dittature naziste, fasciste e comuniste. In questi regimi gli interessi individuali dovevano essere sottomessi all’interesse nazionale e questa visione faceva del liberalesimo la loro “bestia nera”. Gli individui dovevano inchinarsi alla visione “sacra” della politica e dello Stato che divenivano “Assoluti” e davanti ai quali l’individuo perdeva ogni valore. L’autonomia dell’economia era abolita e tutto doveva essere disciplinato secondo i bisogni della comunità. Il mercato, la soddisfazione individuale dei bisogni, l’indipendenza di pensiero, la tolleranza, la libertà individuale che l’economia di mercato aveva creato, annegavano nel mare del collettivismo. Gli intellettuali, allora come oggi, si chinavano dinanzi a questa tempesta rinunciando alla loro funzione di guida critica del potere. Si erano piegati per J. Benda al potere ed al potentato di turno. Quel mondo è così diverso da quello odierno? Molte sono le somiglianze con il sovranismo e populismo di oggi per il loro odio verso il mercato e il liberalesimo. Speriamo che la pandemia produca un loro rovesciamento invece che una sua realizzazione .

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