FOGGIA - Il podio di domenica scorsa in Coppa del Mondo nella prova a squadre di Atene. I traguardi festeggiati e gli obiettivi da raggiungere. L’attesa delle Olimpiadi di Parigi. I momenti duri, rimpianti, certezze, sogni. La vita privata, gli affetti, il legame con la terra d’origine. Martina Criscio si racconta a cuore aperto, nella Giornata internazionale dei diritti della donna. La campionessa foggiana, 29 anni, pilastro della nazionale femminile di sciabola, è fra le sportive che danno lustro e orgoglio alla Puglia.
Martina, partiamo dal bronzo in Grecia, che luccica ancora, conquistato con Rossella Gregorio, Michela Battiston e Chiara Mormile.
«Vale come un oro. Venivamo da una prestazione non soddisfacente nella tappa precedente: ci siamo riscattate. C’è un bel feeling col ct della sciabola Nicola Zanotti, faremo buone cose».
Staff tecnico di cui ora fa parte anche Aldo Montano.
«Un grande campione, saprà sicuramente trasmetterci qualcosa che non abbiamo».
Lei a che punto è nel percorso di maturazione sportiva?
«La vittoria di Orleans in Coppa del Mondo, a dicembre scorso, mi ha dato tanto: nuove consapevolezze, nell’approccio alle gare, nell’interpretazione degli assalti. Imparare a portarsi in vantaggio e gestire le fasi punto a punto, anziché dover sempre rimontare. La trasferta di Atene mi ha dato altri segnali chiari. Sono in metamorfosi, come dice il mio maestro Benedetto Buenza a cui devo tanto, così come devo ringraziare il mio mental coach Mirko Buenza per il lavoro che stiamo facendo insieme. So su cosa devo battere e lo farò. Voglio vincere l’oro alle Olimpiadi di Parigi. Sarà dura ma sono convinta che posso farcela».
Due partecipazioni olimpiche, tre medaglie a squadre fra Mondiali ed Europei, il Collare d’oro al merito sportivo. Soddisfatta?
«Se mi guardo indietro, vedo che di strada ne ho fatta tanta, ma gli atleti non sono mai soddisfatti a pieno. La delusione dei Giochi di Tokyo e l’infortunio al ginocchio mi avevano buttato giù, stavo pensando di smettere e cominciare ad allenare. Gigi Tarantino mi ha dato la forza di ripartire. Ora ciò che faccio mi dà gioia. Prima mi incartavo da sola, mi ponevo barriere e limiti».
Una campionessa di scherma che ammira?
«La sciabolatrice ucraina Olga Kharlan. Una fuoriclasse, in tutto. Nonostante le difficoltà degli ultimi tempi, la guerra che sta martoriando il suo Paese si batte in pedana con grande umiltà e determinazione, vedo in lei gli occhi della tigre come quando era ai primi successi. A me piacciono le storie di chi emerge o resiste nonostante sofferenze e difficoltà. Come Tamberi, che non si è dato mai per vinto ed ha coronato il sogno dell’oro olimpico nel salto in alto. Bisogna crederci sempre, in ogni campo: sudore e impegno, tenacia, perché nulla è impossibile».
E una donna che vede come un modello?
«Antonella Bevilacqua, foggiana come me. È stata una campionessa del salto in alto, ma ne ha dovute passare tante, ha subito torti senza i quali avrebbe avuto una carriera ancora più brillante di quella magnifica che ha avuto. Ci incrociamo spesso al campo Coni di Foggia, dove mi alleno seguita dal professor Mimmo Di Molfetta, e lei mi dà tanti consigli preziosi. Ci siamo legate molto».
Nello sport, in cosa le donne hanno una marcia in più?
«Nell’aver capito, più degli uomini, che l’aspetto psicologico e mentale ha una grossa incidenza nei risultati, nelle prestazioni. Siamo più propense, già da un po’, a farci supportare dai mental coach, che hanno un’importanza chiave. Conta anche essere sereni nella vita privata. Io sto bene, ho una compagna: Sophia Mazzoni, campionessa di boxe. Viviamo liberamente la nostra relazione, perché non c’è nulla di cui vergognarsi, e senza possessività: l’amore non è diventare proprietari dell'altra persona; è dare e ricevere, volere il bene del proprio partner».
Che valore ha, oggi, l’8 marzo?
«Quello di tante conquiste ottenute, sapendo che c’è ancora molto da fare per superare steccati, barriere, discriminazioni, stereotipi. Avremo fatto altri passi avanti quando non ci sorprenderemo più che c’è una donna a capo del Governo, la Meloni, e una alla guida del Partito Democratico, la Schlein. Le nuove generazioni, da questo punto di vista, sono un passo avanti a tutti».
In che senso?
«Hanno voglia di cambiare le cose, superare vecchi stereotipi e modi di pensare. Lo vedo anche nella mia città, dove c’è una forte spinta verso il cambiamento da parte dei giovani e di tante persone per bene, e penso che questo fermento, nei prossimi anni, sarà tangibile quando ci saranno le elezioni amministrative. È rinata l'Arcigay, a giugno ci sarà il Puglia Pride. C’è una città che vuole cambiare».
Lei è molto legata alla sua terra.
«Da sempre. Gareggio per la Polizia di Stato ma continuo ad allenarmi al Circolo Dauno. Ho mantenuto la residenza a Foggia. Anche Michela Battiston, friulana, si allena da un po’ con noi e si trova molto bene qui. Ho girato il mondo, ma le metropoli non fanno per me. Amo le città a misura d’uomo, dove basta un monopattino per muoversi, non si è obbligati ad avere un’auto. Adoro la Puglia perché ha tutto: storia, arte, mare e montagna, laghi, ottimo cibo».
Ora nuovi impegni sportivi all’orizzonte.
Nel prossimo weekend una prova nazionale a Lucca, poi tra il 17 e il 19 marzo un’altra tappa di Coppa del Mondo, in Belgio. Sempre avanti a testa alta, verso nuovi traguardi, sogni, obiettivi».