Che sia per motivi di salute, per moda o per convinzioni personali, nell’ultimo decennio si è assistito a un forte aumento delle intolleranze. Fra queste, per la maggiore vanno quella al lattosio e al glutine. Ma qual è la dimensione reale di questo scenario? In quali casi serve davvero escludere alcuni alimenti dalla dieta?
Partiamo dal lattosio, un’intolleranza molto comune, ma con diverse sfumature. Il lattosio è uno zucchero presente nel latte e nei suoi derivati. Per digerirlo serve un enzima, la lattasi, che lo scompone in zuccheri più semplici. Se manca o è poco attivo, il lattosio arriva “senza modifiche” nell’intestino crasso, dove fermenta generando gas e gonfiori. Uno studio globale su migliaia di persone ha stimato che il malassorbimento del lattosio riguardi a livello mondiale circa il 68 per cento delle persone adulte, nelle varie tipologie (congenita, primaria, secondaria). Le intolleranze al lattosio sono un fenomeno reale, biologicamente ben definito, molto diffuso anche se in modo variabile. Non può dirsi certamente una moda: è un tratto genetico evolutivo, che varia abbastanza anche in base alle popolazioni. Non sempre i sintomi sono gravi, ma certamente da tenere sotto controllo. Per quanto riguarda il glutine, se la celiachia è ben definita, al di fuori di essa, la situazione è meno chiara. C’è da dire, che la mania del “gluten-free” ha alterato a volte la reale percezione dei sintomi, anche se, per alcuni soggetti, evitare il glutine porta a un miglioramento reale delle condizioni gastrointestinali. Un vantaggio per l’industria alimentare, sicuramente, visto che la maggior parte di questi prodotti ha costi più elevati. L’unico modo per essere certi di una intolleranza è consultare il medico, soprattutto se si avvertono sintomi particolari. Fra questi, problemi di digestione, addome sempre gonfio, lesioni o bolle intorno a ginocchia e gomiti, macchie sui denti, vitiligine e alopecia.
Anche la respirazione si annovera fra i sintomi di intolleranza al glutine: naso chiuso, naso che cola o che prude, starnuti e tosse frequenti potrebbero essere delle avvisaglie. Di fatto, non è sempre facile collegare queste manifestazioni alla condizione di intolleranza; questa difficoltà rende anche complessa e, a volte tardiva, la diagnosi. Se accertata, il modo migliore per eliminare i sintomi dell’intolleranza al glutine è soltanto uno: eliminare dalla propria dieta gli alimenti contenenti glutine, continuando comunque ad avere a disposizione un ampio ventaglio di possibilità. Gli intolleranti al glutine, infatti, possono consumare cereali privi di glutine come riso, miglio, mais, grano saraceno e quinoa.
















