Un termine che vacilla. Una dozzina di attività al collasso. Un luogo iconico da riportare all’antico splendore. La data da segnare in rosso dovrebbe essere il 20 dicembre, ma il cantiere per la riqualificazione di piazza Moro si sta rivelando tra più complessi sulle grandi opere che stanno interessando la città.
La prima tranche delle opere (avviate lo scorso 22 aprile) avrebbe dovuto chiudersi entro il 31 ottobre. Invece, nella migliore delle ipotesi, gli interventi si chiuderanno 50 giorni dopo. Il sindaco Vito Leccese ha espressamente chiesto di liberare dal cantiere almeno le zone che insistono sulle attività commerciali in estrema difficoltà. Un’indicazione alla quale il gruppo Ferrovie dello Stato, che cura la riqualificazione della piazza, ha risposto il 31 ottobre scorso aggiornando il cronoprogramma delle opere. Eppure, da allora, poco o nulla sembra cambiato.
Il restyling di piazza Moro, per un importo di circa 5 milioni da fondi Pnrr, prevede la pedonalizzazione dell’area che sarà allestita con nuovi spazi verdi, un sistema per la sosta dei veicoli, un tecnologico sistema di illuminazione e videosorveglianza. Il cantiere attuale riguarda la zona a nord della rotatoria, sull’area compresa tra l’ultimo isolato di via Sparano, corso Italia, la fontana centrale, via De Cesare e via Niccolò dell’Arca. In seguito le opere si sposteranno nella zona sud: un tratto più grande che dovrebbe vedere la luce entro giugno 2026. Finora è stata completata la rimozione, pulizia e catalogazione del basolato storico, le piantumazioni delle nuove alberature, nonché il sottofondo e le nuove strutture del fabbricato accessorio.
Sembrava superata la fase critica: il ritrovamento delle antiche basole della pavimentazione ha comportato una serie di pareri della Soprintendenza che, ormai un mese fa, ha disposto di riutilizzare integralmente le basole, peraltro nell’originaria disposizione a «coda di rondine». Pertanto, entro sabato scorso avrebbero dovuto essere completate le predisposizioni impiantistiche, nonché gli scavi per le condotte adibite alla raccolta delle acque meteoriche e per l’impianto di illuminazione. Quindi, entro il 15 dicembre va effettuata la posa della pavimentazione e completate le opere a verde. Da giovedì al 20 dicembre, infine, si dovrebbe procedere alla posa del basolato. Cinque giorni prima di Natale, è prevista la restituzione della piazza sul lato di via Sparano. Non oltre il 15 gennaio, Rfi avvierà i lavori sul versante della stazione centrale, con l’obiettivo di chiudere la riqualificazione a giugno 2026.
Già da tempo hanno espresso un accorato appello di soccorso circa una dozzina di esercenti: in gran parte sono presidi storici come l’Ottica Zonno, la Libreria Roma, il Bar Sayonara, Jerome Bakery, Grandvision, la gelateria Martinucci, la caffetteria My Day, l’apulian food Solho. Molti di loro si sono fatti sentire nelle ultime ore nella chat di whatsapp condivisa con gli assessori Domenico Scaramuzzi (alla Cura del territorio) e Pietro Petruzzelli (allo Sviluppo Locale). «Entro il 14 novembre gli scavi avrebbero dovuto essere completati, invece tutto appare come due settimane fa. Saltare anche il termine del 20 dicembre sarebbe un colpo letale», sottolinea l’avvocato Walter Carrassi che cura gli interessi del bar Sayonara. Proprio le attività che costeggiano la piazza, peraltro, devono fronteggiare un allarme topi: alcuni sarebbero scappati dai giardini avvicinandosi pericolosamente ai locali. «È imprescindibile una derattizzazione», la posizione degli esercenti. Che battono anche sul tema delle luminarie. «Via Niccolò Dall’Arca è l’ideale prolungamento di via Argiro, ma resterà al buio e nell’ultimo isolato di via Sparano stiamo attendendo le postazioni luminose mobili». Nei prossimi giorni ne arriveranno due: una sarà una stella.
«Serve una svolta» «La nostra unica speranza è avere davvero una piazza diversa», concludono i commercianti. «Un luogo finalmente accogliente che consenta di allestire tavolini e sedie per rilanciare le nostre attività. Ma se torneranno degrado, sporcizia e criminalità come avveniva puntualmente prima, non avremo risolto niente».















