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Università Bari, creato pool di esperti per studiare cause tumore del rene

 
Redazione online

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L'iniziativa è della Scuola di Medicina che punta a mettere insieme un gruppo multidisciplinare a livello regionale per capire la interrelazione tra obesità, infiammazione e tumori

Venerdì 24 Luglio 2020, 15:00

BARI - «L’idea è quella di istituire un pool di  clinici e di ricercatori per approfondire le cause che portano al tumore del rene». Così nell’aula magna della Scuola di Medicina dell’Università di Bari coordinati dal prof. Loreto Gesualdo, presidente della Scuola di Medicina, si sono dati appuntamento i migliori esperti che si occupano della carcinogenesi renale «alla cui base - ha sottolineato il prof. Michele Battaglia ordinario di Urologia dell’Università di Bari che ha aperto i lavori - potrebbe esserci una alterazione del metabolismo del grasso e la infiammazione».

Obiettivo è quello di creare una rete pugliese del carcinoma a cellule chiare così da mettere insieme un gruppo multidisciplinare a livello regionale.
Il prof. Camillo Porta, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oncologia dell’Università di Bari ha riconosciuto alla prof. Elena Ranieri del Policlinico di Foggia il merito di avere lanciato questa idea di istituire il gruppo interdisciplinare. «Una occasione che ci consentirà - ha detto Porta - di offrire un contributo per la ricerca e la terapia per il tumore del rene. A partire dallo studio di nuovi farmaci».
In questo ambito oltre 200 delle pubblicazioni scientifiche prodotte dal prof. Porta sono state dedicate proprio alla ricerca dei farmaci per il tumore del rene. Determinante è stato il suo contributo in questa direzione.

Il prof. Francesco Giorgino, direttore della Cattedra di Endocrinologo ha posto alcuni quesiti circa eventuali relazioni tra il diabete e l’obesità e il carcinoma del rene. Una risposta a questa domanda è stata data dal prof. Battaglia il quale - secondo la sua esperienza clinica e la sua ricerca di base nel campo del tumore renale - ha detto «che i diabetici hanno una incidenza maggiore di questo tipo di  tumore e che proprio nei diabetici si riscontra  una più alta incidenza ed una maggiore aggressività biologica».

La prof. Ranieri, docente di Patologia Clinica all’Università di Foggia (che ha dedicato gli ultimi 20 anni di cui almeno 5 negli Usa a questo studio) ha ricordato di essere stata, insieme al gruppo barese, una antesignana della immunoterapia con cellule dentritiche caricate di antigeni tumorali nel trattamento del carcinoma renale. E ricordato il primo caso di terapia compassionevole per poi spiegare la evoluzione della malattia che nel 2% causa la morte per carcinoma renale.

La prof. Ranieri, nel corso della sua relazione dinnanzi ad una platea attenta e autorevole, ha esposto i risultati scientifici della sua ventennale ricerca che - negli ultimi anni - ha registrato un crescente interesse a livello internazionale, anche attraverso la creazione di una startup premiata a livello scientifico.

La domanda finale è stata: come possiamo contribuire a questa ricerca già in questa fase così avanzata? «Collaborando insieme - hanno sottolineato i prof. Battaglia e Gesualdo». Ma anche «riprendendo i dati pubblicati, per esempio, sulle cellule staminali», come ha proposto tra gli altri il professore emerito Francesco Paolo Schena.

Diversi i contributi sull’argomento. Come quello offerto dal chirurgo dei trapianti Giuseppe Lucarelli che dall’alto della sua esperienza sul campo (in sala operatoria) ha offerto un pannel di dati - definiti dallo stesso prof. Gesualdo «assolutamente interessati».
Da parte sua il prof. Pasquale Ditonno ha introdotto il lavoro di ricerca e la casistica della Urologia della Scuola di Bari che a cominciare dal prof. Selvaggi ha raggiunto risultati numerici di assoluto rispetto, facendo di Bari un punto di riferimento per questo tipo di tumore.

Ora però si parte: nei prossimi giorni verrà costituito il gruppo di lavoro, «aperto» anche agli specializzandi, per lo studio e la cura del carcinoma renale. Un inizio che apre scenari assolutamente inaspettati visto anche l’interesse che questa prima iniziativa ha suscitato in tutti i ricercatori intervenuti: dai ginecologi, agli internisti, ai biochimici, agli anatomopatologi, ai nefrologi e endocrinologi.
Presenti tra gli altri in aula: i ginecologi (Cicinelli), gli internisti (Sabbà e Moschetta), i biochimici (Villani ), oncologi (Pisconti e Tucci), i nefrologi (Stallone e Castellano), Patologi clinici (Sallustio)
Tutti interessati alla interrelazione esistente tra obesità, infiammazione e tumori.

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