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Giovanni Longo
27 Novembre 2020
Sono slittati a venerdì prossimo gli interrogatori dei manager del Policlinico indagati per omissione di atti d’ufficio e morte come conseguenza di altro delitto in relazione ai quattro pazienti deceduti a causa della legionella che sarebbe stata contratta in corsia. Il rinvio è stato deciso per potere approfondire la copiosa documentazione depositata dalla difesa della direzione sanitaria (oltre 500 pagine) in cui si sintetizza ciò che il Policlinico ha fatto per adempiere alle prescrizioni dell’Asl di Bari nonché delle linee guida regionali sul batterio. Documenti che, ha spiegato l’avvocato Michele Laforgia, difensore di due degli indagati (direzione sanitaria) a margine dell’udienza, erano stati inviati a mezzo Pec sia alla direzione generale sia ai carabinieri del Nas in data 24 settembre, ma che non rientravano nel fascicolo della Procura che poi ha chiesto e ottenuto dal gip il sequestro con facoltà d’uso dei padiglioni chini e Asclepios. Di qui il termine per poterli esaminare e il rinvio dell’udienza alla prossima settimana.
LE DICHIARAZIONI DEI LEGALI - «Abbiamo preso atto, il giudice prima di tutto - ha dichiarato l'avvocato Michele Laforgia, difensore del direttore sanitario Matilde Carlucci e del responsabile della Sanità pubblica dipartimentale Giuseppe Calabrese - che l’attività di indagine svolta dal Nas, di acquisizione documentale a settembre e a novembre, relativa a tutte le attività per la legionella dal 2018 ad oggi, non era agli atti, non è mai stata acquisita dal giudice e non era neanche nella disponibilità del pubblico ministero fino a ieri». I carabinieri, cioè, avrebbero acquisito quei documenti ma non li avrebbero trasmessi alla Procura.
«I sequestri e la richiesta di misura interdittiva - prosegue l'avvocato - sono stati avanzati senza che il pm prima e il giudice dopo avessero contezza del fatto che la direzione sanitaria e in generale la dirigenza del Policlinico aveva posto in essere oltre 500 pagine di attività documentata sul contrasto alla legionella dal 2018 ad oggi».
Uscendo dal Tribunale anche l’avvocato Francesco Paolo Sisto, difensore del direttore Area tecnica Claudio Forte, ha spiegato che la documentazione è «attestativa di una attività svolta dalla struttura nel suo complesso per affrontare il problema. Un passo avanti per dimostrare che nessuno è stato a dormire».
L’avvocato Carmelo Piccolo, legale del direttore generale Giovanni Migliore e del direttore amministrativo Tiziana Di Matteo, ha chiarito che i documenti prodotti oggi erano stati "spediti a mezzo pec dalla direzione sanitaria ai carabinieri già il 24 settembre» e «si riferiscono a tutta l’attività compiuta dall’ente dal 2018 ad oggi in relazione al problema legionella».
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