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Autonomia differenziata, manifestazione dei sindaci del Sud: «Grande successo a Napoli»

 
Redazione online

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E consegnano una lettera alla premier Giorgia Meloni

Sabato 18 Marzo 2023, 17:09

BARI - L'Associazione dei Sindaci del Sud Italia "Recovery Sud" esprime grande soddisfazione per la buona riuscita della manifestazione "Uniti e Uguali" organizzata ieri a Napoli per celebrare l'Unità d'Italia, minacciata dall'autonomia differenziata. Ottima la partecipazione, sia dei sindaci, che dei cittadini, dei movimenti, delle associazioni e delle personalità politiche che hanno preso parte all'iniziativa. «Riteniamo però - spiegano in una nota i sindaci del Sud - che sia solo l'inizio di un percorso che deve portare tutto il Paese a mobilitarsi contro una riforma che rischia di disgregare il nostro Stato e aumentare le diseguaglianze territoriali già esistenti. Sono in programma altri incontri e giornate di protesta e si sta valutando, se il governo continuerà a mostrarsi sordo alle nostre richieste, una nuova e più ampia mobilitazione a Roma, per la quale chiediamo il coinvolgimento di tutte le organizzazioni sindacali».

«Ed è proprio alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ci siamo rivolti - sottolineano - con una lettera consegnata ieri alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al termine della manifestazione da una delegazione al Vice Prefetto Vicario Gaetano Cupello. Della delegazione hanno fatto parte il sindaco di Acquaviva delle Fonti Davide Carlucci, coordinatore della Rete Recovery Sud, il consigliere comunale Luigi Carbone, delegato dal sindaco Gaetano Manfredi, i sindaci di Caivano, Enzo Falco, di Cersosimo, Domenica Paglia, di Corato, Corrado De Benedittis, di Ruvo di Puglia, Pasquale Chieco e di San Paolo Albanese, Mosè Antonio Troiano. Hanno partecipato all'incontro anche Pino Aprile e Rossella Solombrino, del Movimento per l'equità territoriale, nonché Massimo Montella, dei Cobas scuola, in rappresentanza del Tavolo NO AD. Nel corso della riunione sono state espresse vive preoccupazioni sulle possibili tensioni sociali che potrebbero determinarsi nel Mezzogiorno in conseguenza a un aggravarsi dei divari dovuta alla riforma e a un peggioramento delle condizioni degli strati sociali più vulnerabili qualora fossero privati del minimo vitale garantito dal reddito di cittadinanza».

Questo il testo della lettera: 

"Al Presidente del Consiglio dei Ministri On.Giorgia Meloni,

I sottoscritti, Sindaci, rappresentanti istituzionali e di associazioni sindacali, politiche e culturali del Mezzogiorno, riuniti a Napoli il 17 marzo 2023, anniversario dell'Unità d'Italia, nella sala di Santa Maria La Nova, chiedono al Presidente del Consiglio dei Ministri, On.Giorgia Meloni, di ritirare il Ddl Calderoli, in considerazione del diffuso malcontento che si sta manifestando in tutto il Paese, non solo nel Mezzogiorno, verso tale provvedimento. In numerosi incontri e assemblee organizzate su tutto il territorio nazionale, nonché nel corso della manifestazione organizzata nella giornata odierna, sono emerse forti preoccupazioni sui rischi relativi alla tenuta dello Stato unitario, sia dal punto di vista formale, sia dal punto di vista economico e sociale. 

Già l'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, con nota del 1° marzo 2023 a firma del Presidente Antonio Decaro, ha sottolineato la necessità che "la previsione dell'articolo 116 vada letta ed attuata in piena sintonia e con riferimento in particolare agli articoli 114, 117, 118 e 119 della nostra Costituzione. E questo implica, per ciò che riguarda i Comuni e le Città metropolitane, il pieno rispetto dell'autonomia e delle prerogative costituzionali di tali enti". Inoltre, "si ritiene che il conferimento di forme e condizioni particolari di autonomia deve esercitarsi prevalentemente o esclusivamente nella sfera della legislazione, collocandosi in un contesto di indefettibile salvaguardia dei principi costituzionali di solidarietà, di unità giuridica ed economica del Paese e in un'ottica di massimo decentramento e rafforzato coordinamento". L'Anci ritiene fondamentale che vada "assicurata la tutela dell'unità giuridica e dell'unità economica della Repubblica e la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale". 

Su questo aspetto specifico, tuttavia, va precisato che è in corso un acceso dibattito all'interno del quale è lo stesso concetto di "livelli essenziali delle prestazioni" che viene messo in discussione. Si ritiene infatti che, sulla scorta dell'esperienza maturata nella sanità con i Livelli essenziali di assistenza, l'individuazione di un livello minimo di servizi da garantire su tutto il territorio nazionale, quand'anche fosse accompagnato da un adeguamento stanziamento di risorse (e su questo punto vi sono forti perplessità vista l'entità necessaria delle stesse), non sarebbe sufficiente a garantire una distribuzione omogenea dei servizi nell'intero Paese. Pertanto, si ritiene più corretta, in considerazione della disparità dell'accesso della popolazione di alcune aree del Paese (segnatamente il Mezzogiorno e alcune aree interne e periferiche del Centronord), parlare di "livelli uniformi delle prestazioni", in modo tale da evitare che si cristallizzino le diseguaglianze già esistenti e, purtroppo, in aumento. 

Chiediamo pertanto di tenere maggiormente in considerazione il punto di vista dei Comuni, che finora appaiono esclusi dai processi decisionale, e in particolare dei Comuni del Mezzogiorno e delle aree svantaggiate del Centronord che presentano problematiche e aspettative peculiari che non sembrano essere state valutate attentamente in questa fase. Dai nostri municipi e dai nostri territori emerge una forte e chiara domanda di maggiore efficienza della macchina amministrativa e non riteniamo che la risposta possa venire dall'autonomia differenziata. A titolo esemplificativo si fa riferimento ai dati recentemente diffusi dalla Cgia di Mestre sulla necessità di spendere, entro la fine dell'anno corrente, circa 30 miliardi di euro di fondi europei di coesione. Vi sono ritardi nella spesa in particolare da parte dello Stato e delle Regioni. Questa ci appare come un'emergenza che potrebbe essere risolta con un maggiore coinvolgimento proprio dei Comuni, rafforzandone gli organici sotto il profilo quantitativo e qualitativo, e attribuendo loro maggiori strumenti normativi per agevolare l'attuazione delle misure finanziate. 

Più in generale, riteniamo che per rendere maggiormente efficienti gli enti locali, non si debba puntare sulle capacità fiscali dei contribuenti di una determinata area geografica, ma sulla capacità amministrativa degli organi istituzionali, introducendo la logica del risultato, imponendo obiettivi misurabili e, una volta ristabilite condizioni di uguaglianza e di pari opportunità, premiando i Comuni, le Città metropolitane e le Regioni più virtuose e più in grado di produrre effetti positivi in ambito socioeconomico e prestazionale. 

Dai nostri territori emerge, infine, un accorato appello affinché il Governo faccia una valutazione più organica delle necessità del Paese, valutando attentamente l'ordine delle priorità e considerando che vi sono forti squilibri che si vanno accentuando, in ordine al diritto alle cure sanitarie (sempre a titolo esemplificativo: migliaia di minorenni sono costretti a curarsi in ospedali del centronord per carenze strutturali del sistema sanitario nel Sud), all'istruzione, al welfare, alla mobilità, alla sicurezza abitativa e al lavoro. Tali disparità richiedono una risposta che non può risolversi in una riforma che potrebbe portare all'accentuazione delle stesse. 

Confidando nella sensibilità da Lei dimostrata finora sui temi relativi alla coesione nazionale, Le chiediamo di ascoltare attentamente la nostra voce e, qualora Lei fosse disponibile, di incontrare una nostra delegazione per approfondire tali tematiche", conclude la missiva.

IL GRAZIE A DECARO

«Un ringraziamento particolare va ad Antonio Decaro, che ha inteso partecipare da sindaco di Bari e non da presidente dell'Anci, ma ha fatto sentire tutto il suo peso politico in difesa dei nostri territori, che rischiano di essere penalizzati da una divisione dell'Italia in regioni di serie A e di serie B», hanno sottolineato.

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