Sabato 06 Settembre 2025 | 23:41

Il Festival della Valle d'Itria piange suo «padre» Alessandro Caroli

 
Alessandro Salvatore

Reporter:

Alessandro Salvatore

Si è spento oggi nel suo 95° compleanno colui che ha ideato la kermesse lirica internazionale. Alla «Gazzetta» la sua ultima intervista

Mercoledì 06 Aprile 2022, 17:43

18:32

MARTINA FRANCA - «Mia madre Menina era una brava pianista. Durante uno dei giorni in cui, da piccolo, mi portava alla Chiesa della Madonna del Carmine di Martina Franca, dall’affaccio sulla Valle d’Itria, mi disse: perché non crei qualcosa di bello come questa natura? Io, dopo la sua morte, nel 1975, quand’ero vicedirettore della Rai pugliese, generai il Festival, con l’intento di promuovere opere liriche originali, che potessero catturare lo spettatore con la bellezza». Parlava così Alessandro Caroli alla «Gazzetta del Mezzogiorno», l'ultima testata giornalistica ad aver intervistato, il 13 luglio del 2019, il padre morale del Festival della Valle d'Itria. Quest'oggi, nel giorno del suo 95° compleanno, si è spento a Roma l'intellettuale di Martina Franca. E' scomparso nella Capitale dove viveva e dove, tre anni fa, la «Gazzetta» lo contattò, invitandolo ad aprire lo scrigno dei ricordi. La sua voce roca si fece melodiosa quando tornò con la mente e il cuore all’invenzione di quella creatura che è la kermesse che, attraverso il bel canto, da quarantasette anni, lancia Martina Franca e il suo scenario murgiano nel mondo.

«Ogni qualvolta la musica di un vero artista mi ispira, tento di raggiungere la purezza della sua anima. Sempre riscopro che i capolavori non nascono dalla sola gioia, ma dalla complessità e dal travaglio della vita. Il dolore ha quella forza». Caroli, nel contesto dell'intervista, apprezzò la citazione di Marinel Stefanescu, colui che coreografò l’Orfeo ed Euridice di Gluck che nel 1975 battezzò il Festival  martinese, generato a sorpresa da colui che divenne in seguito dirigente della Rai e della Radiotelevisione «Special Broadcasting Service» australiana. «Sì, la mia esistenza è stata caratterizzata da un caleidoscopio di accadimenti. Gioie e doglianze mi hanno aiutato a crescere. Il quotidiano, il confronto con gli altri, sono il motore della mia creatività».

Alessandro Caroli lascia la figlia Elisabetta, i fratelli Anna Maria e Giuseppe, già sottosegretario di Stato e deputato, i nipoti. Nel fermento culturale della Martina Franca degli anni Settanta realizzò, grazie alla collaborazione degli amministratori, della classe politica e dell’imprenditoria dell’epoca, un festival lirico che rappresenta un lascito patrimoniale alla Puglia. Nato nella mente di Caroli, spinto dalle mani di Paolo Grassi, cresciuto nel cuore di Franco Punzi, l'unico, adesso, rimasto in vita ad 87 anni. Caroli, Grassi e Punzi sono i personaggi chiave di un Festival che inizia a intravedere all’orizzonte il mezzo secolo di storia, per quella che costituisce una delle più antiche rassegne in Italia. Tre personaggi con qualità diverse tra di loro, ma complementari: Caroli dalla spiccata preparazione culturale; Grassi con le sue innate doti manageriali, Punzi con la costanza nell’impegno quotidiano. 

Alessandro Caroli, oltre a generare il Festival della Valle d'Itria (dal 19 luglio al 6 agosto 2022, la 48ª edizione), è stato autore di romanzi, novelle, poemi, odi e poesie. Cultore di arte, musica e filosofia, gli è stato conferito il primo premio al concorso letterario «The Great Dandenong» di Melbourne. Ha vissuto per un ventennio in Australia e, a contatto con tutte le etnie provenienti da ogni parte del mondo, e che hanno formato il noto multiculturalismo australiano, ha saputo cogliere il meglio di ciascuna cultura arricchendo la propria. Al suo ritorno in Italia ha pubblicato «Musica in valle d’Itria, come nasce un grande Festival», «L’Eredità del Contino», «Il Giglio e la Rosa», «La valigia del Tempo» e numerosi altri scritti tra romanzi, novelle, racconti e poesie, ricevendo riconoscimenti nell’ambito di concorsi nazionali e internazionali. 

Caroli è stato anche segretario particolare del leader democristiano Aldo Moro. Quella prematura scomparsa e la brutalità dell’uccisione dello statista lo sconvolsero. Al nostro giornale disse che a uccidere Moro fu «la massoneria, attraverso le Brigate Rosse».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)