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Bevande zuccherate artificialmente, non esagerare: il rischio di fibrillazione cardiaca

 
Nicola Simonetti

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Bevande zuccherate artificialmente, non esagerare: il rischio di fibrillazione cardiaca

Quando si superano i 2 litri a settimana potrebbero generare rischio doppio (20%) di fibrillazione atriale

Giovedì 14 Marzo 2024, 15:52

Si avvicina la stagione della sete. Bisogna comunque idratare l’organismo. Cosa bere, alcolici  no perché farebbero peggio. Ed allora? Acqua o, con limitazioni e prudenza, le bevande con frutta al 100% o le zuccherate o zuccherate artificialmente (cosiddette dietetiche) perché – a parte le calorie nascoste – queste ultime, quando si superino i 2 litri per settimana - potrebbero generare rischio doppio  (20%) di fibrillazione atriale (malattia aritmica del cuore della quale si è interessato il recente Congresso “Conoscere e curare il cuore”). Il rischio collegato all’esagerare in bevande zuccherate artificialmente  è stato dimostrato da un qualificato studio che ha seguito, per 10 anni,  200.000 adulti di 37-43 anni di cui 110.900 donne.

L’Istituto superiore di sanità (ISS) ha sottolineato, peraltro, la validità protettiva determinata da 1 litro di succo con 100% di frutta/settimana. Ovviamente, per queste ultime bevande si può anche andare oltre il litro settimanale.

Le aritmie cardiache – si è detto al Congresso presieduto dal prof. Francesco Prati, presidente Fondazione centro lotta contro l’infarto - sono essenzialmente delle alterazioni dell'attività elettrica del cuore che quindi provocano delle anomalie del battito cardiaco e vengono normalmente suddivise in tachiaritmie e bradiaritmie: le prime si verificano quando il battito cardiaco è accelerato, oltre i 100 battiti al minuto mentre le seconde sono caratterizzate da un battito cardiaco lento, inferiore ai 60 battiti al minuto. L'aritmia più diffusa è la fibrillazione atriale che colpisce dal 2 al 4% della popolazione ed insieme allo scompenso cardiaco è considerata alla stregua di "epidemia del nuovo millennio" a causa della grande diffusione: nel mondo ci sono infatti quasi 46 milioni di soggetti affetti da tale aritmia ed è stato stimato che la curva di crescita raddoppierà nei prossimi decenni a causa dell'aumentata aspettativa di vita e delle sempre più moderne tecnologie per diagnosticarla che porteranno alla luce molti casi precedentemente non identificabili con chiarezza.

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