Il cantante Tony Effe è al centro di un dibattito poiché prima invitato e poi escluso dal gruppo di cantanti del concerto di Capodanno di Roma al Circo Massimo, a causa delle diverse associazioni femministe che segnalavano e criticavano i testi delle sue canzoni violente e sessiste, in cui le donne vengono rappresentate come oggetti, inferiori e acquiescenti, vittime succubi di uomini prepotenti e dominanti. Tra alcune frasi dei suoi testi: “«Ti sputo in faccia solo per condire il sesso, ti chiamo “puttana” solo perché me l’hai chiesto, ti sbavo il trucco, che senza stai pure meglio, ti piace solamente quando divento violento». La decisione del Comune di Roma è stata contestata da cantanti come Mahmood, Mara Sattei che hanno successivamente rifiutato di esibirsi in quella occasione per solidarietà ad Effe e in seguito altri cantanti come Emma, Noemi e Lazza, Giorgia, Elodie, hanno preso le difese del cantante escluso.
La polemica, che imperversa sulle testate giornalistiche e programmi tv, non sembra placarsi, perché sta chiamando in causa delle evidenti responsabilità di fronte alla difesa dei diritti costituzionali, tra cui la libertà di espressione, in questo caso artistica, chiamata in causa con riferimento alla nostra Costituzione. Il tema delle responsabilità, tuttavia, in questo evento, non riguarda solo aspetti normativi e costituzionali, ma bensì elementi etici della responsabilità educativa, che passa attraverso simboli e modelli sociali. In questo caso, infatti, la responsabilità è sociale e richiama quella che viene definita comunità educante. Siamo consapevoli di essere società educante? La società educa sempre, sia in presenza di modelli funzionali, sia in presenza di modelli disfunzionali. L’educazione non avviene solo per mezzo di agenzie educative informali come la famiglia, ma soprattutto attraverso esperienze in agenzie educative informali, come il gruppo di amici, la musica, i club, le discoteche e lì certamente non c’è controllo sociale, rispetto ad usi, costumi e abitudini che passano senza alcuna possibilità di filtro.
E allora? La società non diventerà educante perché corretta nelle sue espressioni artistiche e culturali, ma grazie alla possibilità di dialogare su temi e contenuti dei suoi artefatti, per creare un’opinione critica personale e collettiva ed offrire a chiunque voglia interrogarsi, motivi per agire e scegliere in quale direzione farlo, soprattutto sapendo che influenza milioni di ragazzi e ragazze, nella fase della crescita e della creazione dei propri valori.
Una domanda da porsi, ad esempio è: “come mai Effe ha questo pubblico così vasto e su quali pilastri fa breccia nelle giovani e meno giovani generazioni”?