«Dove eravamo rimasti?», hanno detto e scritto fior di giornalisti alla ripresa dell’attività. E poi, c’è sempre l’aggettivo “nuovo” che, anteposto ad un brand, intende sottolineare un’ideale continuità. Qui no: il topo resta tale e quale, ringrazia il direttore Oscar Iarussi per la fiducia e festeggia la riapertura del blog ad un anno dalla ripresa delle pubblicazioni de «La Gazzetta del Mezzogiorno».
Esattamente un anno addietro, il 19 febbraio 2022, «Sempre nuova è l’alba» è stato il titolo dell’editoriale del direttore Iarussi.
La citazione del poeta lucano Rocco Scotellaro è diventata richiamo ed adesione «di comunità intorno a un giornale storico del Sud». Ed il topo, silente e leggente, nel corso di quest’anno è andato alla ricerca di nuove avventure e in esse è partito proprio dall’osservazione che il 19 aprile prossimo ricorre il centenario della nascita del sindaco poeta tricaricese, che, trent’anni dopo appena, avrebbe lasciato questa terra.
Non ci sono in giro da acquistare autografi del nostro, il mercato dell’antiquariato librario non segnala eventi di tal genere. Per noi pugliesi – ma anche per i lucani – è bello, ad esempio, consultare nel fondo “Tommaso Fiore”, nella Biblioteca nazionale di Bari, la lettera che Fiore inviò a Scotellaro il 22 febbraio 1950 e la risposta del poeta lucano, con allegato, datata “Matera 23 febbraio 1950”. Ma è sul mercato del libro antico che il poeta-sindaco tricaricese quota, e tanto, per i suoi libri, pubblicati postumi, com’è noto, e non con limitate tirature.
È del 1954, infatti, pubblicata nella collana “Lo specchio” di Mondadori, È fatto giorno, 206 pagine che diventano 215, con 10 illustrazioni di Aldo Turchiaro e prefazione di Carlo Levi. In questa prima raccolta poetica, insignita del “Premio Viareggio”, «vi si coglie l’annuncio di una nuova alba rappresentata dall’ingresso nella storia dei contadini meridionali entro un peculiare rapporto con il neorealismo per cui vige una poetica inclusiva e democratica», ha scritto Franco Vitelli che, oltre a curare una nuova edizione dell’opera di cui trattiamo nel 1982, ha redatto la voce sul poeta-sindaco nel Dizionario biografico degli italiani.
Dello stesso anno 1954 è poi Contadini del Sud, inserito da Laterza al n. 18 della collana “Libri del tempo” e che, con prefazione di Manlio Rossi-Doria, nel giro di un anno appena annovera una terza edizione. Resta impressa, nella memoria dei lettori, l’affermazione del Rossi-Doria nella presentazione: della civiltà contadina, Scotellaro «ha sentito non tanto il dramma della immobilità, quanto il dramma del mutamento…». Un’opera – fu pubblicata «nelle parti già approntate» - non del tutto compiuta, se è vero che non corre un anno tra la proposta di Vito Laterza di un libro sui contadini meridionali (maggio 1953) e la morte dell’autore, che al libro dedicò, appunto, gli ultimi mesi della sua vita.
Al n. 28 dei “Libri del tempo” di Laterza, ancora, venne inserito, nel 1955, il volume L’uva puttanella, che avrà un’edizione per Einaudi nel 1956. Anche il romanzo-memoriale «probabilmente concepito in carcere e poi esploso nella scrittura con l’allontanamento dal paese» di Scotellaro, vede come primo editore Carlo Levi e molto si è discusso su questo assunto, ovvero se Levi – coma ha scritto Giovanni Battista Bronzini – sia «stato un vantaggio ovvero svantaggio per la sua fortuna critica» (L’universo contadino e l’immaginario poetico di Scotellaro, Bari 1987, 35).
Di certo c’è che le opere di Scotellaro sono ancora pubblicate e lette ed il bibliofilo che cerca edizioni degli anni 1954-55 ha il suo bel da fare. Di È fatto giorno ogni ricerca sui cataloghi risulta vana, mentre di Contadini del Sud qualche copia è in vendita: molto dipende dalla presenza della sovraccoperta. In ogni caso la proposta di vendita oscilla tra i 35 ed i 20 euro, ed eguale discorso vale per L’uva puttanella che alcune librerie propongono a 25, altre a 20 euro. E il topo non si dà per vinto, continua a cercare quelle due terzine, a cui segue una quartina e chiude una pentastica che recita: «Ma nei sentieri non si torna indietro./ Altre ali fuggiranno/ dalle paglie della cova,/ perché lungo il perire dei tempi/ l’alba è nuova, è nuova.»