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Sincronie su Giuseppe Pontiggia

 
Angelo Sconosciuto

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Sincronie su Giuseppe Pontiggia

Gli "Antidetti 1984" preludio a "Le sabbie immobili"

Martedì 04 Aprile 2023, 16:34

Il 29 marzo scorso, l’agenzia ANSA, alle 11,46, ha pubblicato una notizia interessante: «A vent'anni dalla morte si celebra Giuseppe Pontiggia» e ha riferito che «la Biblioteca nazionale centrale di Roma, il 4 aprile (cioè oggi, n.d.r.), celebra (…) una figura cardine della letteratura contemporanea. La sua è una letteratura tesa alla ricerca delle verità di cui ogni essere umano ha bisogno. Sulla natura della scrittura di Pontiggia e delle sue opere – leggiamo ancora – parleranno il poeta Elio Pecora, Andrea Carraro, Leonardo Lattarulo, Daniela Marcheschi in un dibattito nell’ambito dell’iniziativa “Ciclo Spazi 900” condito da letture tratte dalle opere dello scrittore affidate a Marco Solari e Alessandra Vanzi». «Pontiggia figlio di Ugo Pontiggia – si legge ancora –, esponente del Partito Fascista ucciso dai partigiani gappisti nel 1943, completati gli studi universitari nel 1959 si impiega in banca e questa esperienza, in un mondo che considera frustrante, pieno di adulti che non sono maturi, lo spingerà a scrivere il suo primo romanzo autobiografico “La morte in banca”.  Grazie all’incoraggiamento di Elio Vittorini, che gli consiglia di dedicare più tempo alla narrativa – si prosegue –, nel 1961 lascia l'impiego in banca. Sarà l’inizio della sua nuova vita da scrittore. Dal suo romanzo «Nati due volte» del 2000 in cui tratta un tema che lo tocca da vicino (la disabilità del figlio), tradotto in spagnolo, tedesco, inglese, olandese, ungherese, francese, svedese, cinese e giapponese, il regista Gianni Amelio ha tratto il film “Le chiavi di casa”».

Ed ecco che alle 11,53 dello stesso mercoledì, Memo e Alessandro della Libreria Daris Libri & Stampe di Lucca, hanno mandato on line il loro catalogo. Fruga che ti rifruga, il Topo trova, proprio su Pontiggia, una rarità in prima edizione. Si tratta di Antidetti 1984, che ha visto la luce a Milano. Leggiamo nella scheda: «f. composto e f. copiato da B.Z in esemplari q.s.. il 20 dicembre 1983. Plaquette In-16°, cm. 15,4x11, legatura volante in brossura muta con risvolti, color avana, pp. 104 su quaderni non cuciti anch'essi volanti». Ci viene detto ancora come sia «in perfetto stato di conservazione» e si richiama l’autorità di Gambetti e Vezzosi: «Aforismi con luoghi comuni rovesciati. Plaquette molto rara, non reperita... pubblicata in seguito in altre edizioni».

La mente corre a quel giudizio contenuto nelle enciclopedie tascabili di letteratura – «autore di romanzi di raffinata ambiguità» –, ma soprattutto al lavoro critico di Giacinto Spagnoletti che nella sua Storia della Letteratura italiana del Novecento (Roma, 1994) considerò la «destrezza del narratore di classe», segnalatosi da subito «per leggerezza e precisione» con «larga attività di studioso e di “antiquario” di classici latini», che Spagnoletti considerò assieme ad Antonio Tabucchi fra i «narratori nuovi».

In molti lo ricordano, Pontiggia, per una bella prefazione al Diario (inediti di Guido Morselli).

Il Topo, che ha palato meno sottile, ricorda le riflessioni di questo scrittore su Leonardo Sinisgalli, che pure hanno lasciato una traccia importante. E chi può dimenticare l’osservazione che fece sul paesaggio lucano? «Fissato in immagini nitide e visionarie – scrisse – il paesaggio lucano è sempre stato rivissuto da Sinisgalli in un presente che non è quello temporale dei greci (l’attimo che si fa eterno) né quello atemporale della poesia pura: esso è piuttosto una sovrapposizione di tempi, il riaffiorare di una memoria aperta ai presagi del futuro». I più accreditati studiosi del Novecento letterario italiano, invece, hanno posto in luce le «qualità si osservazione unite al sottinteso metodo del paradosso, grazie al quale si ottengono talvolta verità dissimili delle storie ribadendo (…) quel gioco di ironia applicato alle facce di una verità sempre attesa ma costantemente inafferrabile».

Non a caso – ricorda Spagnoletti – nel 1991 Pontiggia ha raccolto in un volume, Le sabbie immobili, un ricco specimen di aforismi satirici, «dando così un’ulteriore prova del carattere ellittico della sua esplorazione».

«Aforismi con luoghi comuni rovesciati», ricordano Gambetti e Vezzosi nel loro libro ormai introvabile sulle Rarità bibliografiche del Novecento italiano – Repertorio delle edizioni originali circa l’opera che ci occupa e sono ben giustificati, dunque, quegli 800 euro richiesti per questa «plaquette molto rara». Con Le sabbie immobili, del resto, Pontiggia vinse nel 1992 il premio Satira politica, Sezione Letteratura, di Forte dei Marmi. «Si tratta infatti di una raccolta di detti, aforismi, definizioni, brevissimi apologhi che sotto l'aria ironica e un po' sorniona dipingono un ritratto feroce e graffiante della società italiana di fine Novecento, con i suoi tic, le sue manie...», scrissero allora i giornali.

E come non ricordare, a questo punto, che La morte in banca, pubblicato nei Quaderni del Verri (1959) con il sottotitolo "Cinque racconti e un romanzo breve" sul mercato antiquario ha proposte di vendita oscillanti fra i 220 e i 450 euro? Eppure, a ben scorrere i tratti bio-bibliografici di Pontiggia,  balzano subito agli occhi altre piste di ricerca per un bibliofilo... C'è Rossana Dedola che nella sua esaustiva voce su Giuseppe Pontiggia, pubblicata nel 2015, nel Dizionario Biografico degli Italiani ricorda a proposito de L'arte della fuga (Adelphi, 1968): «Come fece anche successivamente con tutta la sua produzione di prosa, Pontiggia sottopose il testo a una profonda elaborazione, ripristinando nella seconda edizione intere parti che non aveva inserito nella prima». Insomma, la prima edizione non basta... Pontiggia va dunque letto in parallelo fra prima e successiva edizione: anche per questo bisogna attrezzarsi per gustarlo appieno. 

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Angelo Sconosciuto

Il nuovo topo di biblioteca

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«Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro l'inverno dello spirito...», ha scritto Marguerite Yourcenar.

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