TARANTO - Due ergastoli: è questa la condanna inflitta dalla corte d’assise di Taranto a Paolo Vuto e Tiziano Nardelli ritenendoli rispettivamente organizzatore e mandante dell’omicidio di Cosimo Nardelli, ucciso con due colpi di pistola sotto la sua abitazione in via Cugini il 26 maggio 2023. La corte, presieduta dal giudice Filippo Di Todaro, a latere Loredana Galasso, ha accolto in pieno le richieste dei pubblici ministeri Milto De Nozza, della Direzione distrettuale Antimafia di Lecce, e Francesco Sansobrino, della procura ionica, pur escludendo l’aggravante del metodo mafioso.
I giudici hanno poi condannato a 30 anni il 20enne Cristian Aldo Vuto, figlio di Paolo Vuto, reo confesso di aver premuto il grilletto quella sera di un anno fa. I magistrati hanno inoltre stabilito una condanna a 25 anni per Francesco Vuto, cugino di Aldo Cristian, che guidava la moto su cui viaggiava il killer: per i due, la pubblica accusa aveva chiesto rispettivamente 26 e 28 anni di carcere. Durante la sua requisitoria il pm dell’Antinafia De Nozza aveva inoltre chiesto 13 anni di carcere per Paolo Vuto e Aldo Cristian che assieme a Kasli Ramazan rispondevano anche per il tentato omicidio di Cristian Troia avvenuto la notte tra il 12 e il 13 aprile 2023 in via San Pio XII.
L’agguato a Troia, per gli investigatori, era maturato quando Paolo Vuto, ritenuto a capo dell’omonimo clan, aveva scoperto le chat tra Troia e la ex fidanzata di suo figlio ordinando a quest’ultimo, Cristian Aldo Vuto, e poi a Ramazan di punire quel ragazzo: quella sera, secondo l’accusa, i due a volto scoperto avevano raggiunto il giovane e Cristian Aldo aveva esploso due colpi di pistola ad altezza uomo, raggiungendo la vittima alla coscia solo una volta e mancando il bersaglio al secondo colpo.
Per Ramazan, difeso dall’avvocato Daniele Lombardi e giudicato in abbreviato, i giudici hanno deciso una condanna a 18 contro i 16 anni richiesti dalla pubblica accusa. Mentre Giada Vuto, anche lei giudicata in abbreviato, è stata condannata 2 anni e 4 mesi per l’accusa di detenzione e ricettazione dell’arma da fuoco utilizzata per l’omicidio di Mimmo Nardelli.