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quattro novembre
Gaetano Campione
29 Ottobre 2018
Il primo si chiamava Vincenzo Rossi, sottocapo della Marina Militare, in servizio nel Corpo di spedizione italiano in Cina e ucciso durante la rivolta dei “boxer” del 1900. L’ultimo è il primo maresciallo dell’Esercito, Luigi Sebastiani, trovato morto nel 2012 a Shana, in Libano. In mezzo una lunga scia di sangue e di dolore.
I militari italiani in missioni umanitarie o di pace nell’ultimo anno, a causa della rotazione tra reparti, sono stati 33mila, impegnati in 29 missioni sparse per il mondo, sotto l’egida di Onu, Nato e Unione Europea. Il Palazzo accredita solo l’immagine degli “italiani brava gente”, che distribuiscono sorrisi e caramelle. E’ una parte della verità. Perché ai soldati che si fanno fotografare con i bambini in braccio, sparano e lanciano bombe, come a tutti gli altri. Lo dimostra il lungo elenco di caduti (una ventina tra pugliesi e lucani negli ultimi trent’anni), di feriti e di mutilati. I nostri soldati fanno anche la guerra. Nasconderlo, ignorarlo, ha il sapore della presa in giro nei confronti di un Paese che, al contrario, sa benissimo cosa succede in Iraq, Afghanistan e Somalia. Solo il Palazzo non ha il coraggio di usare la parola “guerra”.
Dopo le polemiche dei giorni scorsi sulla locandina del ministero della Difesa in vista del 4 novembre, giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate, attaccata anche dall'ex generale Marco Bertolini ("immagini da Festa della Mamma, che disonorano i caduti”), arrivano finalmente gli spot celebrativi del ministero della Difesa, che esaltano il ruolo dei soldati. O meglio raccontano, giustamente, anche l’altra faccia della medaglia delle missioni all’estero, con immagini forti, crude, ma vere. Cosa non gradita completamente a chi vuole ignorare e disinformare, evidentemente dimenticando i morti e i feriti di ogni missione umanitaria e di pace. Lo spot sarebbe “troppo combat” (anche se sul web circolano tutte le versioni, da quelle integrali a quelle depurate). E così c’è chi ha lavorato di cesello, tagliando, eliminando, accorciando fino all’inevitabile compromesso che non scontenti tutti. Alla fine sono state cancellate le immagini di una esercitazione a fuoco e degli effetti dell'esplosione di un ordigno improvvisato. Tutto il resto è rimasto, come è giusto che sia. Quella che vi proponiamo dovrebbe essere la versione definitiva dello spot. Raccontateci cosa pensate.
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