Dal Capo di Leuca a Napoli, fino al Cairo e Marsiglia: la figura dell’unico “orientalista” salentino torna alla ribalta con tre retrospettive internazionali, in programma nel 2026 tra Egitto, Lecce e il borgo natale
Mercoledì 03 Settembre 2025, 13:42
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L’antico borgo di Specchia Preti, nel Capo di Leuca, riscopre il pittore Vincenzo Valente, unico “orientalista” espresso dal Salento, attivo nella fine dell’Ottocento.
Le sue figura ed opera, sono state illustrate ieri sera proprio nel paese che gli diede i natali nel 1846 - Specchia, appunto -, e più esattamente, nel cinquecentesco Castello Risolo, dal coordinatore del Polo Biblio-Museale, nonché direttore del Museo “Sigismondo Castromediano” di Lecce, Luigi De Luca, da Brizia Minerva, curatore storico dell’arte dello stesso Museo, e da Paolo Mele di Kora Centro del Contemporaneo.
Alla serata-evento moderata dal consigliere comunale Michele Giannuzzi, alla quale ha preso parte la sindaca Anna Laura Remigi, si è giunti grazie all’azione dell’ex parlamentare e primo cittadino di Specchia, Antonio Lia, la cui moglie, Erina Valente, del bisnonno artista era nipote. Da anni, Lia accarezzava l’idea di valorizzare l’illustre parente, e per riscoprirlo a sua volta, oltre alle memorie conservate in famiglia (dipinti, lettere ed altri documenti), accompagnato dalla figlia Veronica, pure lei presente ieri sera a Palazzo Risolo, ha effettuato ricerche a Il Cairo e ad Alessandria d’Egitto, dove Vincenzo Valente visse per anni, ed anche a Marsiglia, dove risiedeva la di lui moglie francese.
Il risultato del lavoro, ha partecipato, risultando fra i vincitori, all’avviso pubblico del Piano per l’arte contemporanea promosso dal Ministero della Cultura, che ha così dato il via alle prime due retrospettive sull’artista specchiese, da tenersi il prossimo anno. La prima a Il Cairo nel mese di marzo all’ARD Art Istitution, e la seconda in luglio a Lecce, quasi certamente negli spazi del Museo Castromediano, cui dovrebbe seguire una replica a Specchia. Per la tappa leccese, le opere esposte, circa trenta, tutte di proprietà della famiglia Lia-Valente (ieri sera fra il numeroso pubblico, era presente l’erede Giuseppe), dialogheranno con il video “The future image”, realizzato dall’artista egiziana Heba Y. Amin, una delle massime esperte di temi legati alla ricerca ed alla rielaborazione in chiave critica e non europea del tema dell’”orientalismo”, evidentemente ispirato dalle opere e dall’attività artistica del pittore.
Da Specchia dove giovanissimo fu allievo di Giuseppe Buttazzo, grazie ad una borsa di studio, Vincenzo Valente si traferì a Napoli per conseguire il diploma dell’Accademia di Belle Arti, e dove prese ad affinare il tratto pittorico, nell’atelier di Domenico Morelli, frequentando allo stesso tempo, gli artisti della cosiddetta “Scuola di Resina”, vicina al “verismo” ed affine alla corrente dei “macchiaioli”, nota anche come “Repubblica di Portici”. Affascinato dalla cultura e dai paesaggi orientali, si trasferì poi in Egitto, dove avviò un suo atelier. Nella capitale cosmopolita, una volta acquistati, i suoi quadri, in testa i raffinati ritratti ed i suggestivi paesaggi, presero le strade più disparate. Oltre che a Lecce in collezioni private na anche nello stesso Museo Castromediano, suoi lavori, si trovano in altre città italiane ed europee, e persino nelle Americhe. A causa di una malattia infettiva, Vincenzo Valente morì a Napoli nel 1889.