La scorsa stagione è stata la prima in serie A del Lecce con il logo Deghi sulla maglia. «È stato un anno - dice Alberto Paglialunga, ceo e fondatore di Deghi - che ci ha insegnato tanto, sicuramente emozionante perché vedere il logo sulla maglia per la quale si è sempre tifato è una cosa bellissima e ci ha insegnato tanto perché ci ha fatto vedere il bello e il cattivo della serie a e quel cattivo è il momento più bello perché adesso che sembra semplice sognare bisogna ricordarsi che nei momenti difficili in serie A puoi perdere 8 partite, io penso che l’ambiente abbia reagito anche bene, e che dovremmo ripartire da lì sapendo le difficoltà che ci sono e sapendo che quest’anno, forse, abbiamo una squadra più competitiva».
Tra le novità di questa stagione c’è sicuramente l’essere il nuovo main sponsor. Cosa significa per un leccese che tifa Lecce avere il nome della propria azienda stampato lì sul petto?
«Sicuramente è una soddisfazione per me, per tutti i ragazzi, per tutte le persone che vogliono bene a quest’azienda, e sono quegli obiettivi che ognuno di noi ha nella vita. Qualcuno lo chiama sogno qualcun altro obiettivo, sono quelle cose che speri si possono realizzare e a volte magari quegli obiettivi che sembrano impossibili poi non lo sono, esordire in quel modo è stato veramente fantastico, mi ha ricordato l’esordio di Lecce Parma, quando vincemmo 4-0 e mi sembrava un film».
Nel calcio di oggi vediamo un progressivo allontanamento, da parte delle società sportive, dal concetto classico di territorialità a favore di espansionismi globali in cerca di più facili guadagni. In questo contesto l’Unione Sportiva Lecce sembra andare contro corrente, intrecciando una rete di imprenditori e realtà salentine a sostegno della squadra. Quanto conta ancora l’appartenenza territoriale in ambito calcistico? Cosa caratterizza questo forte legame tra Lecce e i leccesi?
«Sicuramente contano le competenze, che sia un fondo o un gruppo di imprenditori appassionati della propria terra. Poi se affianco alle competenze ci sono anche la passione, il voler investire tutto all’interno della società il tifoso è più contento. Credo che questa società abbia avuto la bravura di seguire una visione e di fare piccola passi. Magari molti avrebbero voluto tante altre cose, ma salvarsi in serie A era fondamentale da un punto di vista economico,così come lo era sacrificare qualche calciatore “fondamentale”. Bisogna continuare sotto quest’aspetto perché io credo che così facendo si possa dare a questa società un futuro importante. Il Lecce ha oltre 100 di storia e quindi tutti devono cercare di portare il loro contributo affinché la società sia sana e possa avere un futuro , e questa società lo sta facendo benissimo».
Un’altra battaglia portata avanti dal Lecce è quella della sostenibilità. Nel calcio così come nel mondo aziendale, come è possibile far convivere il concetto di sostenibilità con i risultati ottenuti?
«Con le priorità, il calcio è un’azienda particolare, si basa anche a volte sul “palo”, palo goal, palo fuori, ti cambiano i bilanci, e noi l’anno scorso lo abbiamo visto a Monza, rigore sbagliato rigore segnato, nell’arco di 4 minuti quindi io credo che alla base di tutto ci debba essere l’onestà di dire che non è facile fare calcio in maniera sostenibile, e poi ci vuole tanto sacrificio nell’andare a intercettare, come fa il nostro Direttore Sportivo, dei calciatori di prospettiva anche se quest’anno qualcosa è cambiato perché quei giocatori di prospettiva sono di proprietà e quindi hai una visione un po’ diversa rispetto al futuro e dev’essere diversa rispetto al bilancio perché poi è quello che comanda la visione».
Tra addii importanti e volti nuovi, questa sessione di mercato estivo è stata particolarmente movimentata. Dovendo fare un confronto, quale ritiene siano le principali differenze tra questo Lecce e quello della scorsa stagione?
«La rosa mi sembra più competitiva, i cambi hanno cambiato le partite, e non è un caso se è successo diverse volte quando l’abbiamo ribaltata, una a Firenze, una contro la Salernitana, contro il Genoa, quando siamo riusciti a chiudere la partita con Strefezza entrato nel secondo tempo. Per me è quella la differenza sostanziale da un punto di vista sportivo, da un punto di vista aziendale la differenza, è che quei giocatori sono tuoi quindi stai valorizzando e credo che la bravura di questa sessione sia stata quella di avere tuti elementi utili alla causa, e non andare a sperperare degli stipendi per giocatori che non fanno parte di un progetto come accade in tantissime società. Credo che sia un risultato straordinario quando costruisci con una rosa competitiva».
ll contratto che vi lega ai colori giallorossi è ancora lungo. Quali saranno i prossimi passi da fare insieme?
«Proveremo a interpretare il ruolo come ci viene in mente di farlo, io credo che il main sponsor sia il porta voce di tutti gli sponsor non è soltanto una cosa di orgoglio e immagine. Continueremo a lavorare insieme alla società per migliorare sempre più l’esperienza della sponsorizzazione, rafforzando la comunicazione tra sponsor e l’unione sportiva Lecce. Quindi vorrei interpretare il ruolo in questo modo, cercando di fare degli eventi e di portare delle idee che possono essere utili a tutti quanti noi».
Non solo Lecce ma anche Lecce Primavera. Dopo i trionfi della passata stagione i nostri ragazzi affronteranno l’ambizioso banco della Uefa Youth League. Quali progetti avete per la loro casa, il Deghi Center di San Pietro in Lama?
«Ci stiamo lavorando da tanti anni, abbiamo preso l’impegno di costruire una tribuna che potesse essere più bella dove si potesse vedere meglio, e verrà inaugurato nell’arco di 10 giorni, abbiamo creato una palestra, abbiamo fatto degli spazi nuovi, e ci sarà un completo restyling dell’intero impianto e alle spalle del campo principale stiamo facendo un campo sempre in erba naturale per gli allenamenti affinché non si affatichi troppo il campo principale Stiamo investendo tanto anche perché quel campo 7 anni fa era abbandonato e pensare che adesso ci gioca la tua squadra del cuore, lo sponsor sul petto e Campioni d’Italia credo che meriti il massimo impegno da parte nostra da parte della società e quindi ci stiamo impegnando a farlo».