Giovedì 11 Settembre 2025 | 21:20

«Li Guai» di Edoardo Zimba, il ritmo del tamburello popolare si fonde con il rock

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

Primo tassello di un nuovo progetto che continuerà per tutto il 2025

Venerdì 20 Dicembre 2024, 14:49

Il tamburello, segno distintivo della sua arte, picchia sempre forte, ma stavolta non suona una semplice pizzica. È uscito questa notte «Li Guai», primo singolo di Edoardo Zimba, classe 1995. Il suo nome circola da anni nel panorama salentino e non solo: figlio dell'indimenticato Pino Zimba, Edoardo D'Ambrosio (questo il vero nome) discende da una famiglia di tradizione, e ora, accompagnato da una band formata da Marco Giaffreda, Ylenia Giaffreda, Gianmarco Serra, Giuseppe 'Paskone' Calabrese e Cristian Manuel Del Gottardo, è pronto per questo nuovo capitolo artistico. «Ho iniziato a scrivere il brano intorno alla fine del 2019 - racconta Zimba alla Gazzetta - poi poco prima della pandemia si è fermato tutto. Quando l'abbiamo ripreso in mano, volevamo che fosse un punto di ripartenza: abbiamo fatto un passo indietro e dalle sonorità quasi trap l'abbiamo stravolto in chiave rock, in modo da sentirlo totalmente mio. Questo è in assoluto il primo singolo firmato con il mio nome, e altre cose usciranno nel corso del 2025».

Distribuito da La Funkeria Records, il testo è scritto completamente da Edoardo: «Si aggancia certamente alla tradizione anche nelle melodie, che richiamano canti salentini. Parla di un uomo che quando è giù di morale chiede aiuto alla luna, è un testo autobiografico, ero in spiaggia di notte, erano nate riflessioni su timori vari, pensieri su amori perduti».

Per quanto riguarda i progetti per quest'anno che sta per iniziare, il percorso di Zimba è molto chiaro: continua a scrivere, sempre con l'obiettivo di trasformare i pensieri in musica, sperimentando anche generi vari. Una sfida che anche la band che lo accompagna ha accolto con entusiasmo: «A parte Marco e Ylenia Giaffreda che sono cresciuti con la pizzica, è stata bella questa unione, c'è addirittura chi viene dal metal. Siamo tutti molto legati, in generale nel circuito salentino c'è aiuto reciproco, abbiamo tutti la stessa voglia. Ed è un po' il messaggio che la generazione di mio padre o di Uccio Aloisi hanno lanciato, creare una comunità per rendere il Salento sempre più grande».

E l'insegnamento più grande che proprio il papà gli ha lasciato è quello di crederci, di portare avanti le sue cose per arrivare alle orecchie della gente, farlo nel modo più rispettoso possibile nei confronti di chi ci ha preceduto: «Ma non ho mai sognato tanto in grande - conclude - anche se dovessero restare in famiglia, l'importante è che certe cose escano fuori».

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