Bonifica sotto i binari, l’Eni ottiene il certificato di avvenuta bonifica per l’area strategica “Tempa Rossa”.
Lo scorso 20 ottobre, infatti, il settore Pianificazione e Ambiente della Provincia di Taranto ha posto un sigillo amministrativo su un lungo e complesso iter ambientale e infrastrutturale all’interno del sito di interesse nazionale (Sin) di Taranto, rilasciando ad Eni spa il Certificato di avvenuta bonifica (Cab), così come previsto da una legge del 2006. Questo atto, in particolare, riguarda l’area di «attraversamento stradale e ferroviario», uno snodo vitale previsto dal più ampio progetto di adeguamento delle strutture della Raffineria di Taranto per la movimentazione del greggio Tempa Rossa, opera che ha richiesto la realizzazione di infrastrutture on-shore e off-shore per incrementare la capacità di stoccaggio e spedizione via mare del greggio proveniente dal giacimento lucano di Tempa Rossa. L’esigenza di rilascio del Cab è stata formalizzata da Eni Spa con una richiesta del 18 febbraio scorso, con la quale l’azienda attestava il completamento e l’attivazione degli interventi di messa in sicurezza operativa (Miso) nelle aree interessate dal progetto.
Il contesto ambientale in cui si inserisce l’intervento è storicamente compromesso: la Raffineria Eni, estesa per circa 275 ettari, è stata oggetto di due distinte campagne di caratterizzazione ambientale già a partire dal 2002 e 2003, che avevano evidenziato la presenza di criticità “areali” e “puntuali” nel suolo e sottosuolo, con superamenti per idrocarburi totali, idrocarburi aromatici (come benzene, toluene, xilene) e contaminanti non idrocarburici quali rame, arsenico e piombo. A fronte di queste risultanze, il progetto della bonifica (Pdbs) per l’intera Raffineria fu approvato in via definitiva solo nel luglio 2014.
In particolare, il progetto Tempa Rossa ha previsto la realizzazione di un sottopasso stradale e ferroviario lungo il confine meridionale dello stabilimento per collegarlo al terminale marittimo, e proprio quest’area di cantiere è ricaduta su zone con criticità che imponevano la bonifica con degli scavi.
L’indagine integrativa specifica, condotta da Urs Italia nel 2010 e concordata con Arpa Puglia, ha confermato la necessità di intervento, rilevando superamenti dei limiti di Concentrazione soglia di contaminazione (Csc) per gli Idrocarburi C>12 e C<12 a profondità variabili fino a 6,8 metri. Tali riscontri hanno portato Eni a trasmettere la “Variante al progetto definitivo di bonifica suolo e sottosuolo - Raffineria di Taranto Rev. Ottobre 2012“, approvata con prescrizioni nel luglio 2014. L’intervento principale nell’area dell’attraversamento ha previsto la rimozione dei terreni contaminati mediante scavo con successivo smaltimento presso degli impianti autorizzati. Tuttavia, l’area di intervento, suddivisa nei cosiddetti poligoni di Thiessen, ha visto solo otto di essi effettivamente bonificati tramite scavo, mentre i restanti sono stati oggetto di messa in sicurezza operativa (Miso) a causa delle inevitabili interferenze con gli impianti esistenti.
A seguito del collaudo, la situazione si è ulteriormente complicata: a partire da maggio 2023, sono state riscontrate, infatti, contaminazioni residue nelle pareti e nei fondi di scavo anche nei poligoni precedentemente bonificati, rendendo necessaria l’estensione delle misure di messa in sicurezza anche a queste aree. La “Miso” non risolve definitivamente la contaminazione, ma mira a contenerla attraverso azioni di impermeabilizzazione (come la posa di teli su materassino bentonitico e geocompositi), rinviando la rimozione totale dei terreni contaminati al momento della dismissione del sito produttivo. Il rispetto di questa complessa procedura è stato garantito da un intenso Piano di monitoraggio ambientale (Pma), il cui aggiornamento è stato più volte concordato con Arpa Puglia.
Il monitoraggio della falda, in particolare, ha mostrato nel corso degli anni (dal 2017 al 2023) persistenti non conformità nei piezometri di controllo, con superamenti costanti per idrocarburi, benzene, arsenico, ferro, manganese e composti clorurati, tanto che, nell’aprile 2022, si è resa necessaria l’installazione di un sistema di total inlet fluid sui nuovi piezometri a causa delle acque fortemente inquinate. Nonostante le criticità residue e l’adozione della Messa in sicurezza operativa come misura temporanea in aree vincolate, Arpa Puglia - Dap Taranto, con la relazione trasmessa nell’agosto 2025, ha attestato il completamento positivo del collaudo tecnico-amministrativo e l’attivazione degli interventi di Messa in sicurezza operativa.
E prendendo atto della documentazione e delle conclusioni di Arpa, e verificando che gli interventi, sebbene realizzati in coerenza con l’Autorizzazione unica del 2022 sono risultati equivalenti e conformi agli obiettivi e alle prescrizioni tecniche della variante al piano di bonifica approvato, la Provincia di Taranto ha potuto quindi adottare il provvedimento finale.
Del resto, il certificato di avvenuta bonifica attesta, in definitiva, che le opere di risanamento e di messa in sicurezza sono state completate nel rispetto del quadro normativo, pur lasciando aperta la questione della bonifica definitiva demandata ad un momento futuro per le aree sottoposte a Messa in sicurezza operativa (Miso).















