Domenica 07 Settembre 2025 | 01:23

Ex Ilva, tavolo a Palazzo Chigi rimandato a lunedì. Mantovano: «Momento drammatico, ma non definitivamente compromessa». Operai in sciopero a Taranto occupano la Statale

 
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«Basta con i ricatti»: a Taranto iniziato lo sciopero davanti all'ex Ilva

«Basta con i ricatti», la protesta davanti allo stabilimento: «Il rilancio di un’azienda non è mandare a casa i lavoratori»

Mercoledì 21 Maggio 2025, 12:37

17:20

TARANTO - «E' solo l’inizio cara azienda, è un ricatto occupazionale alzare i numeri della cassa integrazione. Salute, ambiente e occupazione: non si ricattano i lavoratori. Il rilancio di un’azienda non è mandare a casa i lavoratori. Produzione, rispetto per la città e i lavoratori. Non ci sono lavoratori di serie A e serie B». Così alcuni delegati sindacali, che hanno acceso fumogeni e preso la parola ai megafoni durante il presidio di lavoratori di AdI in As, di Ilva in As e dell’appalto davanti alla portineria Direzione dello stabilimento siderurgico di Taranto. Una iniziativa assunta da Fim, Fiom e Uilm in occasione dello sciopero di 4 ore in tutti i siti del gruppo, in concomitanza con la riunione del tavolo permanente per l’ex Ilva che si tiene presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.

A Taranto è stato predisposto un maxischermo per il collegamento video con Palazzo Chigi. Il vertice con il governo è stato sollecitato per avere aggiornamenti della situazione sia alla luce dell’incidente di qualche giorno fa all’altoforno 1, con il conseguente annuncio di raddoppiare la cassa integrazione dei lavoratori, sia per avere chiarezza sul futuro del gruppo a seguito della gara di assegnazione dello stesso mentre è in corso un negoziato con gli azeri di Baku Steel.
«A seguito di una valutazione dell’esito dell’incontro a Palazzo Chigi - hanno avvertito Fim, Fiom e Uil - verranno decise ulteriori iniziative per chiedere, come fatto in questi anni di lunghissima vertenza, una fabbrica rispettosa di ambiente, salute e occupazione». Il tavolo riprenderà lunedì al Ministero del Lavoro.

«La decisione della procura di Taranto mette a rischio il processo riconversione ambientale del sito di Taranto. Sia per la sostenibilità economica dello stabilimento, sia per il negoziato in corso con le aziende che hanno partecipato alla procedura di gara che si ritrovano condizioni diverse rispetto a quelle contrattate, sia soprattutto per i rilevanti impatti occupazionali diretti e indiretti», queste le dichiarazioni di Urso.

OPERAI OCCUPANO LA STATALE, BLOCCO POI RIMOSSO

Alcune decine di lavoratori e delegati sindacali dell’ex Ilva di Taranto hanno occupato un tratto della statale Appia nei pressi dello stabilimento siderurgico in occasione dello sciopero di 4 ore e del vertice a Palazzo Chigi. Alcuni manifestanti si sono sdraiati sull'asfalto. Le sigle metalmeccaniche sostengono di aver "richiesto più volte ed in tutte le sedi istituzionali di poter ricevere risposte chiare e definitive sul destino dell’ex Ilva" mentre «si constata un quadro disastroso della situazione aziendale ed occupazionale».

È stato rimosso dopo circa un’ora e mezza il blocco stradale di lavoratori e delegati sindacali dell’ex Ilva sulla statale Appia a Taranto, nei pressi del siderurgico. Il blocco ha comportato inevitabili disagi alla viabilità. Una volta appreso della conclusione del vertice romano, le sigle metalmeccaniche hanno deciso di interrompere la mobilitazione e informare i lavoratori sugli esiti. La protesta era stata attuata per l’impossibilità dei manifestanti di seguire in diretta la riunione con il governo, in quanto il link fornito sarebbe risultato non funzionante. Davanti alla portineria Direzione era stato allestito un maxi schermo.

A PALAZZO CHIGI SINDACATI INCONTRANO IL GOVERNO, TAVOLO SOSPESO

E’ durato due ore a palazzo Chigi l'incontro tra il governo ed i sindacati dei metalmeccanici sull'ex Ilva. La riunione è stata convocata per un aggiornamento sulla situazione del gruppo Acciaierie d’Italia. Il tavolo sull'ex Ilva tra sindacati e governo «è stato sospeso e riprenderà all’inizio della prossima settimana, ci sarà una nuova convocazione probabilmente tra lunedì e martedì». Così Rocco Palombella (Uilm-Uil) lasciando Palazzo Chigi dopo l’incontro con il governo, durato oltre due ore. «Il tavolo non è andato bene, abbiamo chiesto garanzie ma non ci sono state risposte adeguate, per questo abbiamo deciso insieme di aggiornare il tavolo».

Alla riunione, presieduta dal sottosegretario Alfredo Mantovano, secondo quanto si apprende, partecipano per il governo il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, la ministra del Lavoro e delle politiche sociali Marina Calderone, e il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin. Partecipa anche il consigliere per le relazioni con le parti sociali, Stefano Caldoro.
Presente Invitalia e per Acciaierie d’Italia i commissari Giovanni Fiori, Giancarlo Quaranta e Davide Tabarelli.
Per i sindacati sono presenti i rappresentanti di Fiom Cgil Michele De Palma, Fim-Cisl Ferdinando Uliano, Uilm-Uil Rocco Palombella, Usb Francesco Rizzo e Ugl Metalmeccanici Daniele Francescangeli e Federmanager Gherardo Zei.

«Le variabili sono tantissime e una parte dipende dalle scelte del governo: io confido sul fatto che se ciascuno fa la sua parte fino in fondo la situazione non è ancora definitivamente compromessa ma questo deve avvenire da parte di tutti». Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano aprendo il tavolo con i sindacati sull'ex Ilva. «Il passaggio del tavolo di oggi è importante per intanto condividere come affrontare l’emergenza e condividere una prospettiva possibile con le mille incertezze e le mille variabili».

«Inutile sottolineare quanto sia particolarmente drammatico il momento in cui cade questo incontro, certamente uno dei più drammatici se non il più drammatico in assoluto da quando abbiamo iniziato a vederci. Non ricordo momenti facili, percorso sempre stato particolarmente complicato» e «i nostri parametri fin dall’inizio in questa valutazione sono stati quelli concordati, cioè garantire il futuro dell’acciaio, garantire il più possibile l’occupazione, garantire il mantenimento dell’indotto e prima di tutto questo la sicurezza delle condizioni di lavoro».

«All’inizio» c'era «un socio privato che non aveva scelto nessuno di noi ma che ci ha lasciato un’eredità pesante che stiamo provando a gestire in materia soprattutto di sicurezza degli impianti. Il prosieguo dell’attività dopo l’estromissione del socio privato ha riservato e riserva continue sorprese come potrebbero spiegare i commissari a proposito delle condizioni in cui hanno trovato l'Altoforno 2, certamente condizioni peggiori di come si potessero immaginare».
Lo ha detto aprendo il tavolo sull'ex Ilva con i sindacati il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano, sottolineando che «vi è stata la continua ricerca di fonti finanziare per andare avanti, ci sono stati più interventi legislativi e più azioni di confronto con le istituzioni comunitarie e c'è stata una costante sollecitazione degli altri soggetti che hanno voce in capitolo per il rispetto dei tempi pur nel necessario e rigoroso mantenimento dei parametri, penso innanzitutto all’autorizzazione ambientale».
«Vi è stato l’avvio e il proseguimento dell’interlocuzione con chi può subentrare come socio», ha proseguito Mantovano, sottolineando che «il tutto» si è mosso «in un quadro che non può non considerare anche le fonti di approvvigionamento energetico nel quadro d’insieme che si potrebbe delineare. Tutto questo è avvenuto nella costante interlocuzione con i rappresentanti dei lavoratori qui a Palazzo Chigi in modo più intenso nei vari ministeri interessati, in modo particolare al ministro dell’Impresa e al ministro del Lavoro».

«NON SIAMO RASSEGNATI, GOVERNIAMO LA CRISI»

«Verrebbe la tentazione di dire che le proteste, che sono più che giustificate, andrebbero rivolte a uffici diversi da palazzo Chigi o da via Veneto o dalla sede del ministero del Lavoro. Però non era assolutamente questo l'intento, perché qui noi ci assumiamo fino in fondo la responsabilità di governare questa crisi». Così il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, citando anche Oscar Wilde, al tavolo con i sindacati sull'ex Ilva di Taranto, dopo l’incidente di due settimane fa. «Siamo preoccupati ma non rassegnati, non rifuggiamo le responsabilità», afferma, «dobbiamo individuare delle vie d’uscita». «Diciamo che la prendiamo come quello che è successo, come se fosse stata una calamità naturale, anche se di naturale non c'è nulla. E di fronte ad una calamità naturale ci sono due fasi, quella dell’emergenza e quella della ricostruzione e semmai una fase transitoria», aggiunge.

«Quello che credo di poter dire senza nessuna retorica è di non considerarci reciprocamente parti contrapposte anche se siamo seduti di fronte al tavolo, ma diciamo questo è un tavolo che ha questa forma ma idealmente è una tavola rotonda per cui le vostre preoccupazioni sono certamente le nostre preoccupazioni, quello che ci anima è non solo la preoccupazione ma la non rassegnazione». Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano aprendo il tavolo sull'ex Ilva con i sindacati a Palazzo Chigi.
«Anche se tante di quelle cose che sono successe, che hanno determinata la situazione di oggi, non dipendono assolutamente dalle nostre scelte, dobbiamo individuare delle vie d’uscita, confidando che anche gli altri soggetti di questa partita, ciascuno per il suo, le proprie responsabilità esercitino» il loro ruolo «con senso di responsabilità e quindi faccio riferimento sia all’autorità giudiziaria sia per la parte di competenza la Regione».

I COMMENTI

«Come lavoratore mi vergogno. Ognuno pensa ai propri comodi e non capisce che bisogna essere compatti e presenti alle iniziative. Siamo ottomila in fabbrica, 1.600 di Ilva in as, cinquemila di indotto. In queste situazioni in altre realtà farebbero certamente la rivoluzione. Meno male che ci siamo ancora noi che non ci arrendiamo e lottiamo. Io vorrei vedere tutti presenti». Lo dice all’ANSA Piero Vernile, operaio del reparto Grf dello stabilimento ex Ilva di Taranto ed Rsu Uilm, lamentando una partecipazione non adeguata dei lavoratori alle iniziative di mobilitazione di oggi con il presidio davanti alla direzione e l’occupazione temporanea della statale Appia.
«Noi operai - aggiunge - ancora non abbiamo compreso la gravità della situazione in cui versa la fabbrica e il futuro incerto e nero. Noi pensiamo che ci sia sempre qualcuno a garantirci e che tutto è dovuto. Sono arrabbiato e deluso, tutti siamo stanchi dopo 13 anni, ma noi non possiamo arrenderci, costi quel che costi».
In tanti, ribadisce Vernile, «non hanno forse ancora consapevolezza di quello che sta accadendo. Che futuro vogliamo per i nostri figli? Stiamo dando a mio parere un brutto esempio. I diritti si conquistano, come hanno fatto i nostri genitori e nonni, con le lotte e uniti. Basta nascondersi e trovare mille scuse. I lavoratori della fabbrica e Taranto hanno già pagato sulla propria pelle le conseguenze di questa vertenza infinita». "Dal governo - si sfoga il lavoratore - pretendiamo un risarcimento con leggi speciali».

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