Sabato 06 Settembre 2025 | 11:24

Taranto, detenuto in coma da 7 anni dopo aver tentato il suicidio: nei guai due agenti del carcere

 
Alessandra Cannetiello

Reporter:

Alessandra Cannetiello

ospedale Santissima annunziata taranto

Doveva essere controllato h24 ma i poliziotti intervennero solo 25 minuti dopo. La procura ha chiesto per entrambi la condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione

Martedì 08 Aprile 2025, 12:44

Sono due le condanne richieste dalla procura di Taranto nei confronti dei due agenti di polizia penitenziaria coinvolti nell’inchiesta nata dopo il tentato suicidio di un detenuto all’interno dell’ospedale Santissima Annunziata.

È stato il sostituto procuratore della Repubblica Marzia Castiglia, al termine della sua requisitoria, a chiedere una pena di 3 anni e 6 mesi per ciascuno dei due imputati. I fatti risalgono a marzo 2018 quando il detenuto, ancora oggi in coma, era stato trasferito per problemi di salute dall’istituto «Carmelo Magli» nella cella sanitaria all’interno del nosocomio ionico. I due poliziotti, difesi dagli avvocati Gianluca Mongelli e Gianluca Sebastio, erano dotati «di una postazione con sistema di videosorveglianza» che inquadrava la stanza con l’obbligo di tenere l’uomo sotto stretta osservazione: il 25 marzo di 7 anni, però, il detenuto aveva dapprima legato un’estremità del maglione alla cerniera della porta del bagno della stanza e poi aveva stretto l’altra estremità intorno al collo nel tentativo di farla finita senza che i due agenti, secondo il quadro accusatorio, se ne accorgessero. L’uomo era rimasto in quella posizione «per circa 25-30 minuti»: la prolungata mancanza di ossigeno aveva così causato una serie di danni all’organismo al punto che da quel giorno l’uomo versa in uno stato vegetativo permanente.

In quell’intervallo di tempo, secondo gli inquirenti coordinati all’epoca dal pubblico ministero Giovanna Cannarile, i due poliziotti «pur essendo obbligati a intervenire con assoluta urgenza, si portavano – si legge negli atti dell’inchiesta - all’interno della stanza in soccorso del detenuto solamente dopo un lungo lasso di tempo».

Ed è per questo che la procura, al termine delle attività investigative, ha contestato agli imputati le ipotesi di reato di omissione di atti d’ufficio, lesioni in conseguenza di altro delitto, falso materiale e soppressione e distruzione di atto pubblico.

Quest’ultima accusa, infatti, è legata al tentativo secondo la procura di far sparire il video di quei momenti catturato dalle telecamere di video sorveglianza. La scena era stata ovviamente ripresa dagli obiettivi dei dispositivi di controllo: secondo l’accusa con l’aiuto di un tecnico, il file video era stato trasferito in un hard disk che gli imputati hanno portato via «provvedendo a eliminare il suddetto filmato». Ieri mattina, tuttavia, il pm Castiglia ha depositato il video che inizialmente era considerato scomparso.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)