Sono 4 le condanne chieste dalla pubblica accusa nei confronti di altrettanti imputati coinvolti nell’inchiesta «Gipsy fuel» del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza su una associazione a delinquere che tra il 2016 e il 2019 avrebbe messo in piedi un giro di affari da oltre 6 milioni di euro che ruotava attorno al gasolio destinato all’agricoltura venduto in realtà a privati e attività che nulla avevano a che fare con il settore agricolo. Al termine della sua requisitoria il pubblico ministero Marzia Castiglia ha richiesto una pena a 5 anni e 7 mesi di carcere per Domenico Marinuzzi, 4 anni e 6 mesi per Caterina Nuzzi, 4 anni e 4 mesi per Giuseppe Roberto Laterza e infine 3 anni per Roberto Guarise.
Secondo l’accusa i quattro imputati avevano partecipato all’organizzazione criminale e in qualità di titolari di depositi di carburanti avevano falsamente attestato le «reiterate forniture di gasolio agricolo» nonostante la destinazione reale non fosse quella dichiarata con relativa «annotazione di titoli autorizzativi palesemente contraffatti dalla stessa organizzazione». Molti degli imputati avevano scelto di patteggiare o ricorrere al rito abbreviato: il processo attualmente in corso riguarda infatti solo una parte delle persone a cui la procura ionica aveva notificato il giudizio immediato.
A giugno 2020 furono 14 le ordinanze di custodia cautelare eseguite dalle fiamme gialle, oltre al sequestro preventivo di disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili, per un totale 6,7 milioni di euro ritenuti l’equivalente dei profitti illeciti.
Le indagini, durate 3 anni, portarono alla luce in particolare il ruolo di due persone ritenute capi e promotori del gruppo che attraverso distributori abusivi avevano messo in piedi un sistema di rifornimento che aveva fruttato diversi milioni di euro. Secondo quanto accertato dalle fiamme gialle, il gruppo aveva distribuito i compiti tra i suoi membri che collaboravano nella gestione diretta dell’organizzazione presenziando nei distributori abusivi oppure offrendosi come intestatari fittizi di autorizzazioni all’uso del gasolio agricolo. Il sistema di agevolazioni, infatti, prevede che ogni azienda agricola, a seconda dei mezzi che utilizza per i diversi servizi, sia autorizzata ad acquistare una determinata quantità di gasolio per uso agricolo: gli imputati, per aggirare il sistema, utilizzavano secondo l’accusa le autorizzazioni di aziende reali all’insaputa dei titolari oppure quelle di attività che da tempo avevano chiuso l’esercizio.
L’indagine è partita dall’individuazione di un distributore abusivo di gasolio per uso agricolo situato nelle campagne di Laterza in località «Lago delle Rose». I finanzieri hanno così avviato una serie di accertamenti e con una telecamera appurando che gli imputati eseguivano, con cadenza quotidiana, gli scarichi di gasolio con mezzi propri presso il distributore abusivo gestito dai due presunti promotori. Nel corso della prossima udienza la parola passerà al collegio difensivo composto tra gli altri dagli avvocati Raffaele Errico, Gianluca Mongelli, Gianluca Nardulli e Rosario Orlando.