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Taranto, Stefàno e la capacità d’ascolto: «Sono rimasto in carica dieci anni di fila, vi spiego come»

 
Fabio Venere

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Fabio Venere

Taranto, Stefàno e la capacità d’ascolto: «Sono rimasto in carica dieci anni di fila, vi spiego come»

L’ex sindaco è stato l'unico primo cittadino jonico a svolgere due mandati consecutivi: «Una ferita l'arrivo dei commissari»

Giovedì 27 Febbraio 2025, 10:23

In una città politicamente instabile come Taranto, il record di Ezio Stefàno è destinato a durare a lungo. Quello che il magistrato-scrittore Giancarlo De Cataldo definì “il pediatra dei poveri”, infatti, è stato l’unico sindaco tra quelli del capoluogo ionico che ha governato per dieci anni consecutivi (2007-2017). Dunque, nel periodo repubblicano, nessuno ha fatto come lui e per trovare un precedente simile bisogna risalire persino a Francesco Troilo (1909-1919).

Dottor Stefàno, da otto anni è lontano dalla politica attiva e quindi da semplice cittadino, come ha reagito alla fine dell’Amministrazione Melucci?

“Non entro nel merito di quanto accaduto, ma dico solo che l’arrivo di un commissario prefettizio a Palazzo di Città rappresenta comunque una ferita dolorosa per la città. Che spero abbia la forza, e per l’ennesima volta, di rialzarsi presto e ripartire”.

E lei, invece, come ha fatto a resistere per due mandati consecutivi?

“La mia ricetta, se così possiamo dire, è stata la capacità di ascolto. Ho sempre raccolto le istanze, le esigenze e cercato di risolvere i problemi dei cittadini e soprattutto delle fasce più deboli della popolazione. Penso, ad esempio, a tutte le volte in cui sono intervenuto per affrontare le numerose vertenze occupazionali che, dopo il dissesto, si sono abbattute sul Comune. Per non parlare poi dell’emergenza abitativa. Questi due aspetti sono stati forse quelli principali, ma sarebbe davvero lungo l’elenco delle questioni che mi sono state sottoposte e in cui ho probabilmente manifestato quella capacità di ascolto di cui parlavo prima”.

E chi gliel’ha trasmessa? Forse l’indimenticabile sindaco e senatore del Pci, Giuseppe Cannata che lei, giovanissimo consigliere comunale, sostenne in Municipio?

“Beh, sì certo Cannata aveva una grande capacità d’ascolto ma perché era un politico di razza. Io, invece, probabilmente, ho questa caratteristica in virtù della mia professione. Secondo me, un medico che non ascolta non può definirsi tale e non può entrare in empatia con i pazienti. Ecco, nei miei dieci anni da sindaco, ho trasferito questo mio modo di essere a Palazzo di Città”.

In quegli anni così difficili per Taranto, la sua personalità così popolare e la stima diffusa nei suoi confronti possono averla aiutata? Le proteste ci furono, e tante pure, ma mai nessuno mise in dubbio le sue qualità umane. A distanza di anni, che ne pensa?

“Sì, può essere. Soprattutto nel mio primo mandato c’era, tra i cittadini, la consapevolezza di quel che stavo facendo in Municipio: ero seduto sulle macerie del dissesto e dovevo ricostruire. Quando entrai, dopo la elezione, a Palazzo di Città mi ritrovai da solo. C’era appena un dirigente di ruolo, tante zone della città erano completamente al buio, i semafori spenti e c’erano spesso delle difficoltà persino per seppellire i defunti. Ma, nonostante questo, sono andato avanti senza consulenti e senza staffisti. E gli elettori, in larghissima parte, lo hanno compreso”.

E Rinaldo Melucci, secondo lei, ha avuto (almeno in parte) la sua capacità d’ascolto?

“Non so. Non frequento più gli uffici comunali dal giugno 2017”.

Eppure anche lei, nel suo secondo mandato, è stato un sindaco di minoranza. Almeno negli ultimi anni, è stato spesso lontano dalla soglia minima di sopravvivenza (17 voti), ma ha resistito anche quando hanno cercato di raccogliere le firme in uno studio notarile e di mandarla a casa. Ricorda?

“Sì, ma quelli furono tentativi velleitari. E’ vero, nell’ultimo periodo, la mia maggioranza fu molto risicata, ma andò avanti per perfezionare il raggiungimento del nostro obiettivo iniziale, quello del 2007: l’uscita dal dissesto”.

E ora, che fa Ezio Stefàno?

“Quello che faccio ormai da 54 anni: curo i bambini”.

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