TARANTO - È stato condannato a 3 anni e 4 mesi di carcere un 28enne della provincia di Taranto che era finito a processo con l’accusa di rapina per aver rubato due confezioni di latte in polvere per il figlioletto della sua compagna, nel 2022. Il giudice ha infatti ritenuto di non accogliere le argomentazioni del difensore dell’imputato che aveva chiesto la riduzione di un terzo della pena facendo leva su una sentenza della Corte Costituzionale che riguardava rapine per fatti di lieve entità.
I fatti, come detto, si sono svolti all’interno di un negozio di Massafra, dove l’uomo si era recato con la compagna. Quando una delle due commesse ha notato la coppia mettere sotto le giacche i prodotti, ha inseguito e raggiunto l’uomo all’uscita e lo ha afferrato per il braccio nel tentativo di fermarlo e farsi restituire la merce. Una stretta dalla quale l’imputato si era infine liberato strattonando, secondo l’accusa, la commessa e divincolandosi dalla presa riuscendo a fuggire con la refurtiva.
Le immagini delle telecamere di videosorveglianza installate nel punto vendita, avevano permesso agli inquirenti di identificare l’imputato, riconosciuto anche dalla stessa dipendente dell’attività commerciale.
Già con precedenti dal 2019 per gli stessi reati, il 28enne era stato protagonista quello stesso anno di una tragedia che aveva coinvolto la sua compagna 23enne, madre di una bimba poi affidata ai servizi sociali: il 12 maggio 2002, infatti, la ragazza fu trovata senza vita in una grotta della gravina per un mix letale di cocaina e metadone. Una storia che finì sul tavolo del pubblico ministero Antonio Natale con la conseguente apertura di un fascicolo d’inchiesta per omicidio colposo nei confronti proprio del fidanzato della giovane. I due, infatti, entrambi con problemi di dipendenza dalle droghe, vivevano in condizioni di estrema fragilità e soprattutto indigenza e avevano ricavato un rifugio di fortuna all’interno di quella zona abbandonata. In quella gravina le forze dell’ordine avevano poi rinvenuto il corpo della ragazza, dopo gli inutili tentativi di salvarle la vita del 28enne. L’autopsia, successivamente, aveva poi confermato la versione fornita dall’uomo alle forze dell’ordine la procura aveva poi archiviato tutte le accuse a suo carico.
Sulla rapina, chiusa alcuni giorni fa, il difensore dell’imputato ha già dichiarato di non voler mettere la parola fine, intendendo impugnare la decisione del giudice. Nel frattempo, il legale ha inoltre presentato un’istanza per il suo assistito, chiedendo l’applicazione di una pena alternativa da poter scontare all’interno di una comunità specializzate nelle dipendenze e consentire così al 28enne di ricominciare una nuova vita con l’aiuto necessario.