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Truffe con finti poliziotti e carabinieri, a Taranto chiusa inchiesta sul gruppo che ha imbrogliato tutta Italia

 
Francesco Casula

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Francesco Casula

Truffe con finti poliziotti e carabinieri, a Taranto chiusa inchiesta sul gruppo che ha imbrogliato tutta Italia

Il denaro riciclato finiva su PostePay e subito prelevato per far sparire le tracce

Martedì 07 Gennaio 2025, 10:46

TARANTO - Si fingevano carabinieri e poliziotti per vendere smartphone di ultima generazione: proponevano iphone e samsung da migliaia di euro e simulavano la vita in caserma o il servizio in pattuglia. In alcuni casi persino foto di militari veri, ma ignari che con la loro identità si stesse consumando una truffa ai danni di mezza Italia. Ancona, Catanzaro, Caserta e poi Pisa, Messina Torino, Roma e ovviamente Taranto dove il gruppo aveva la sua base operativa e logistica. Tra il 2018 e il 2020 hanno messo a segno centinaia di colpi con un volume d'affari di circa 700mila euro.

Sono 38 le persone indagate dalla procura di Taranto al termine dell'inchiesta “Evolution” condotta dagli investigatori della Squadra mobile: per tutti l'accusa è di aver fatto parte di una vera e propria associazione a delinquere che aveva come obiettivo quello delle truffe aggravate on-line attraverso la simulazione di vendita di smartphone di ultima generazione pagato dalle vittime con ricarica su carte postepay nella disponibilità del gruppo criminale che dopo aver riciclato il denaro, tramite bonifici o prelievi, scomparivano senza mai inviare il prodotto agli acquirenti.

A capo del gruppo che secondo le indagini coordinate dai pubblici ministeri Maria Grazia Anastasia e Francesco Sansobrino, c'è il 34enne tarantino Luigi Agrosì che secondo quanto si legge nell'avviso di conclusione delle indagini, guidava l'associazione rivestendo un ruolo direttivo ed esercitando così il pieno controllo sull’organizzazione.

Accanto a lui i tarantini Davide Mastrovito, Nicola Casucci, Damiano Catapano e Gianfranco Leccese ritenuti «promotori ed organizzatori» con il compito di fornire indicazioni agli altri complici sugli annunci truffaldini di vendita on-line da pubblicare, sul trasferimento dei proventi illeciti da una carta postepay ad un’altra, sul successivo prelievo dei soldi e sulla fornitura di schede Sim intestate a terze persone da utilizzare come contatto telefonico nelle truffe. Secondo quanto ricostruito dai poliziotti, erano 19 indagati che avevano invece il ruolo di semplici membri del gruppo che l'incarico di attivare a loro nome le postepay da utilizzare nelle singole truffe e di prelevare di persona dagli sportelli automatici il denaro. Il gruppo infine poteva contare sulla disponibilità di altri 7 indagati che mettevano a disposizione le proprie postepay per agevolare la commissione delle frodi.

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