TARANTO - Consigliere Luigi Abbate, dopo il ricorso al Tar del presidente Bitetti contro le nuove regole per la sua revoca, almeno quattro consiglieri di maggioranza pensano al ritiro della mozione di sfiducia. Ha paura che, a pochi metri dal traguardo, il suo sogno possa svanire?
«Non posso aver paura visto che non vivo di politica, ma del mio lavoro. Continuerei a svolgere la mia azione in Consiglio e in città indipendentemente dall’esito che avrà questa vicenda. Detto questo, il 7 novembre il Consiglio comunale di Taranto è chiamato ad esprimersi sulla mozione di sfiducia verso Piero Bitetti. Tutto il resto non conta».
I malpancisti contano, però. Sono determinanti per la votazione.
«Il ricorso presentato da Bitetti è paragonabile ad una pistola a salve».
In che senso?
«L’avvocato amministrativista (Marco Vozza, ndr) che, per conto del presidente della massima assise cittadina, si è rivolto al Tar, infatti, non ha chiesto la sospensiva. Dunque, la prima udienza potrebbe tenersi anche tra luglio e settembre dell’anno prossimo e la sentenza potrebbe arrivare a consiliatura quasi conclusa. L’obiettivo di quest’iniziativa è quello di mettere in allarme i firmatari della mozione di sfiducia, non a caso è stata attuata poco prima che scadessero i termini».
E, in effetti, qualche suo alleato ha ora dei forti dubbi. Come farà?
«Rispetto le preoccupazioni e i timori dei colleghi, ma i dubbi possono essere facilmente sciolti».
Come?
«In almeno due modi».
Quali?
«A questo punto, sarà necessario che la maggioranza si riunisca nuovamente prima della seduta consiliare del 7 novembre. In quel contesto, verrà fatta chiarezza. Come? Beh, ad esempio, ricordando che si può ricorrere al Tar avverso l’approvazione di una delibera ma solo nel caso in cui il proponente abbia subito una limitazione dei suoi diritti o un danno economico accertato e non potenziale. E, al momento in cui parliamo, Piero Bitetti non ha subito alcun danno dalla delibera che cambia le modalità di revoca del presidente del Consiglio comunale. In secondo luogo, anche se per assurdo la sua iniziativa giudiziaria non fosse definita infondata i consiglieri comunali non rischierebbero dal punto di vista patrimoniale (per capirsi, non pagherebbero di tasca propria eventuali danni). Questo avviene solo per dolo o colpa grave, ma la delibera che ha cambiato il meccanismo della decadenza aveva già ottenuto il parere di regolarità tecnica del dirigente comunale, Michele Divitofrancesco».
E se, nonostante questo, rimanessero perplessi?
«Comprendo tutto, persino la paura. Ma se un avvocato dovesse rassicurarli e confermare le mie tesi, allora da parte di qualcuno ci sarebbe dell’altro».
Cosa?
«Malafede, ma sono convinto che ciò non accadrà anche perché in maggioranza ci sono consiglieri comunali corretti».
Per carità, ma se tutti questi tentativi fossero vani, come reagirebbe?
«E che devo fare? Mica li posso sparare o mi posso sparare! Vorrà dire che si andrà avanti, ma...»
Ma?
«Se la mozione di sfiducia saltasse a causa di alcuni consiglieri impauriti dal ricorso al Tar di Bitetti, tutti dovremo poi fare delle valutazioni di carattere politico».
Lei per primo.
«Sì, io per primo. Ma, in questo contesto, tutti farebbero delle riflessioni. Partendo dal sindaco. In un quadro simile, potrebbe cambiare (e di molto) lo scenario attuale. Detto questo, sono fiducioso e ottimista sul fatto che appena un legale confermerà la bontà delle procedure da noi seguite per cambiare il regolamento, i dubbi di qualcuno si scioglieranno».