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Giochi 2026 e appalti: tutti i dubbi dell’Ance

 
Fabio Venere

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Fabio Venere

Giochi 2026 e appalti: tutti i dubbi dell’Ance

Messi: «Utilizzati criteri che non condividiamo»

Venerdì 06 Settembre 2024, 17:51

TARANTO - «Bandi per i Giochi del Mediterraneo, così non va». Lo afferma, concludendo un’intervista concessa alla Gazzetta, Vito Messi, neopresidente di Ance Taranto (l’associazione dei costruttori edili iscritti a Confindustria).

Presidente Messi, cosa non la convince dei primi avvisi per il restyling degli impianti sportivi?

«Premessa doverosa: l’associazione che presiedo guarda con grande interesse e apprezza il lavoro che le istituzioni coinvolte stanno facendo per raggiungere quest’obiettivo».

Ma?

«Consultando i bandi pubblicati nei giorni scorsi e relativi alla riqualificazione dello stadio Iacovone e del PalaRicciardi, purtroppo, abbiamo notato che pur trattandosi di una procedura negoziata da concludere secondo il principio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, di fatto, si apre la strada al massimo ribasso mettendo in difficoltà le aziende e tra loro soprattutto quelle più qualificate. Stabilire, infatti, 40 punti su 100 per quel che riguarda l’offerta economica, 55 per la parte tecnica e 5 in base al tempo in cui eseguire le opere, può creare meccanismi rispetto ai quali, in passato, l’Ance si è sempre opposta e che, sinceramente, pensavamo che non si riproponessero in maniera così evidente».

Quale rapporto pensa di instaurare con l’Amministrazione comunale di Taranto?

«Siamo pronti a collaborare sperando, però, di ricevere altrettanta collaborazione dal Comune. In passato, infatti, non c’è stato un grande confronto e i risultati ottenuti per le nostre imprese sono stati davvero pochi».

Ha qualche proposta? Ad esempio, sulla Città Vecchia?

«Nel centro storico di Taranto, bisogna attuare un modello di partenariato pubblico-privato che vada oltre la riqualificazione, pur importante, di alcuni palazzi storici. Bisogna creare le condizioni per una reale rigenerazione urbana e sociale, creando servizi e facendo di tutto per riportare le giovani coppie a vivere tra i vicoli. Quando incontreremo il sindaco Melucci gli proporremo, entrando più nel dettaglio, alcune nostre idee in merito. E ancora, la strada della collaborazione tra pubblico e privato andrebbe intrapresa anche per riqualificare, dopo decenni che se ne parla invano, anche la zona di Porta Napoli».

A proposito del Comune di Taranto, è in corso di elaborazione il nuovo Piano urbanistico generale (Pug). A monopolizzare il dibattito c’è il cosiddetto comparto 32, area che si estende dal Parco Cimino al futuro nuovo ospedale San Cataldo. Che fare? Costruire ancora? Altre attività commerciali? Oppure nulla?

«L’Ance è d’accordo che non si debba costruire oltre una certa parte della città, ma al tempo stesso respinge l’atteggiamento trasversale e pregiudiziale che si manifesta a Taranto ogni volta che ci si confronta su un progetto complesso. Si scatena sempre un putiferio... Detto questo in linea generale, per quel che riguarda nello specifico il comparto 32 del Pug bisogna realizzare dei servizi per supportare chi andrà al futuro “San Cataldo”. L’ospedale non può sorgere lì in aperta campagna senza una rete di servizi. Altrimenti, sarebbe una cattedrale nel deserto».

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