Domenica 07 Settembre 2025 | 21:17

Taranto, la lotta dei tre anziani dopo lo sfratto: «Vogliamo solo una casa, non chiamateci abusivi»

 
Valentina Castellaneta

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Valentina Castellaneta

Taranto, la lotta dei tre anziani dopo lo sfratto: «Vogliamo solo una casa, non chiamateci abusivi»

Il progetto prevedeva un centro diurno e casa alloggio, ma non è stato rinnovato e la struttura è stata affidata alla Croce Rossa Italiana: «Da quando viviamo insieme ci siamo sempre dati una mano. Siamo diventati come fratelli e fra di noi ci aiutiamo»

Venerdì 15 Marzo 2024, 13:59

TARANTO - «Da quando la cooperativa non c’è più, io ho provato a portare i soldi dell’affitto al Comune o alla Croce Rossa, ma mi hanno detto che non potevano prenderli». Il signor Mario Turco, 75 anni, è addolorato: gli è stato detto di essere un “occupante abusivo”. Lui, operaio Ilva in pensione, i 200 euro di affitto della sua casetta dice di averli pagati ogni mese e da quando ha ricevuto la notifica di sfratto dal Comune di Taranto, racconta di non riuscire più a dormire. Mario, insieme a Antonio Zamattia, Luigi Del Monaco e Antonio Manisco, vive in una struttura, oggi condivisa con la Croce Rossa, che la cooperativa “La Solidarietà” aveva adibito a “casa degli anziani”, in cui avrebbero potuto vivere «vita natural durante». Si tratta di una ex scuola in via Lago di Bracciano, al quartiere Salinella. Il progetto, iniziato nel 2017, prevedeva un centro diurno e casa alloggio. Poi gli accordi fra la cooperativa e il Comune non sono stati rinnovati e l’amministrazione comunale ha riassegnato la struttura alla Croce Rossa Italiana, sfrattando i quattro vecchietti.

Eppure per Mario e i suoi compagni di sventura quella situazione è ottimale: ognuno ha la sua stanzetta, con i propri mobili, un angolo cottura e un bagno. Mario ha potuto anche conservare il suo bel letto di ottone, ricordo della sua vecchia casa. Da quando vivono insieme si sono sempre dati una mano. «Siamo diventati fratelli – racconta Mario – fra di noi ci aiutiamo». All’inizio erano sette, due degli anziani sono deceduti. «Uno – spiega Luigi, che tutti chiamano Gigi- si è allontanato per un po’ e al suo ritorno ha trovato la serratura cambiata e non gli è stato concesso di tornare. Noi siamo stati intimiditi più volte, dicendo che questi appartamenti sono pericolanti e non possiamo viverci». Gigi mostra qualche crepa sul muro, ma spiega anche che è dovuta al modo in cui è stato posato l’intonaco. «Di lavori in muratura me ne intendo - afferma - e questa struttura non è pericolante». Poi lo sfratto, l’interruzione delle utenze di luce e acqua, ripristinate grazie all’intervento dell’avvocato Francesco Zacheo. In questi mesi, il legale si è anche rivolto al Tar che però ha dato ragione al Comune e ora sull’ordinanza di sfratto dovrà esprimersi il Consiglio di Stato. Zacheo ha anche avviato un dialogo con l’amministrazione comunale per trovare nuove soluzioni, ma le proposte per gli inquilini sono demoralizzanti. L’assessorato ai Servizi Sociali, infatti, ha proposto loro una Rsa. «Ma non è una soluzione dignitosa - dice Gigi- e poi ci priverebbe della nostra libertà. Abbiamo provato anche a cercare una casa in affitto, ma con le nostre pensioni non possiamo coprire neanche la caparra». Prima di iniziare questa avventura, otto anni fa, ognuno di loro aveva la sua casa, ma con una pensione minima, non riuscivano a cavarsela. «I prezzi sono aumentati, gli affitti sono aumentati, ma la pensione resta sempre uguale» racconta Antonio, il più anziano: compirà 80 anni a fine mese. I quattro vecchietti hanno delle famiglie su cui non possono e non vogliono pesare. Sono autonomi e pensavano di aver trovato una soluzione per il resto della vita. Uno di loro oggi è in ospedale per un intervento e gli altri continuano a lottare, chiedendo di poter continuare a vivere nelle loro casette in mezzo al verde e continuare a pagare l’affitto.

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