TARANTO - Le emissioni rossastre diffuse dall’ex Ilva sono «indice di carenze nella manutenzione preventiva, a detrimento dell’integrità degli impianti». È quanto scrive Arpa Puglia nella relazione inviata nelle scorse ore al Ministero dell’Ambiente, all’Asl e al Comune di Taranto e soprattutto all’Ispra che dovrà ora avviare gli accertamenti per comprendere se quell’incidente è stato causato o meno dalla violazione delle norme «in materia di sicurezza sugli ambienti di lavoro». Le indagini dell’Arpa, infatti, pur accertando attraverso la centralina di via Orsini al quartiere Tamburi «una concentrazione di Pm10 pari a 195 nanogrammi al metro cubo» non ha «causato un superamento del valore limite giornaliero di Pm10 fissato a 50 nanogrammi al metro cubo, infatti la concentrazione media giornaliera misurata dalla suddetta centralina è stata pari a 47 nanogrammi al metro cubo».
Nella nota inviata nelle scorse settimane alla stampa sull’episodio, l’Agenzia regionale di Protezione Ambientale, aveva spiegato anche che «in tutte le altre centraline, sia interne che esterne allo stabilimento, gli andamenti degli inquinanti sono privi di variazioni anomale e non mostrano significative ricadute sulla qualità dell’aria ambiente associabili all’evento emissivo» e che «in ogni caso, non sono stati superati i valori limite prescritti» dal Decreto che impone i limiti per ciascun inquinante nell'atmosfera. Determinate per il superamento del valore giornaliero, sarebbe stata la «breve durata dell’evento». Quindi, dal punto di vista emissivo non ci sarebbero state ricadute sull’aria, ma l’evento potrebbe essere la conferma di quanto da tempo denunciano i sindacati metalmeccanici sulla situazione degli impianti in fabbrica.
Secondo quanto dichiarato dallo stesso personale agli investigatori di Arpa, infatti, le nubi rossastre sono state generate da uno sversamento di ghisa nell’Acciaieria 2 a causa del «distacco dell’estremità lato Sud del becco siviera» con la «rottura di alcuni bulloni». Il personale guidato dal direttore del Dipartimento di Taranto, Vittorio Esposito, era intervenuto in fabbrica nei momenti immediatamente successivi ai fatti e aveva già chiarito nei giorni scorsi che dalle ore 9 alle 10.30 erano avvenuti due «eventi di emissione non convogliata, con fuoriuscita di fumi rossastri dalle pareti laterali e dal basso, oltre che dal tetto del capannone» , ma ieri ha tuttavia aggiunto che l’accaduto è «indice di carenze nella manutenzione preventiva, a detrimento dell’integrità degli impianti» che dal giorno dell’incidente hanno obbligato Acciaierie d’Italia all’introduzione di nuovi controlli prima di procedere a quel tipo di operazione.