Il sindaco Melucci ieri a casa di Emiliano per far provare a fare breccia nella coalizione. Ma è ancora gelo con gli (ex) alleati. La richiesta del centrosinistra per ora non cambia: «recida i legami con Italia Viva per tornare a essere credibile». Si può parlare comunque di un colpo di scena perchè in questo momento un confronto con il governatore non sembrava possibile e le dichiarazioni dei giorni scorsi non avevano contribuito a rasserenare gli animi.
Nel centrosinistra è in atto una profonda riflessione. C’è una posizione rigida e intransigente nei confronti del primo cittadino, uscito indenne dalla prova del voto al bilancio di previsione licenziato con 16 voti a favore (compreso quello dello stesso Melucci), ma a caro prezzo. Una “non-maggioranza” o maggioranza ibrida ha consentito di superare lo scoglio dell’adozione dello strumento di programmazione finanziaria. La mancata approvazione dell’ordine del giorno avrebbe determinato un nuovo scioglimento anticipato del consiglio comunale. Non è accaduto. Melucci può ancora contare su un gruppo di fedelissimi, ma il mare è sempre in tempesta. C’è stata una implosione sia nel Pd che nel movimento emilianista «Con»: alcuni consiglieri hanno rispettato le indicazioni delle rispettive segreterie, altri no. Hanno preferito seguire Melucci a prescindere. Si va avanti così, marciando in ordine sparso e passando con grande naturalezza dalla maggioranza all’opposizione e viceversa. Le tensioni sono nate dopo l’apertura a Italia Viva, di cui fanno parte due dei consiglieri (Massimiliano Stellato e Carmen Casula) che nel novembre 2021 firmarono per lo scioglimento del Consiglio, venendo definiti “traditori”. Poi Melucci ha abbandonato il Pd e ha aderito al partito di Renzi.
Altri quattro consiglieri sono migrati in Italia Viva, diventato dal nulla il gruppo consiliare più nutrito. Le segreterie regionali dei partiti alleati hanno chiesto a Melucci di ripristinare la maggioranza originaria come unica condizione per ripartire. I quattro sono tornati nelle rispettive liste civiche (Michele Patano in “Taranto Mediterranea”; Adriano Tribbia, Patrizia Mignolo e Filippo Illiano in "Taranto futuro in corso"), il sindaco si è sospeso da Italia Viva, ha azzerato la giunta e ha fatto in modo che cadessero i consiglio di amministrazione delle società partecipate. Non è bastato a ricompattare la coalizione. Melucci aveva invitato i partiti di centrosinistra a un confronto, andato quasi deserto. Una sorta di mandato esplorativo sarebbe stato affidato al consigliere Luca Contrario («Una strada diversa») che, in versione «pontiere», starebbe cercando di aprire un confronto tra il primo cittadino e le segreterie provinciali e regionali di Pd, Con, M5s e Verdi.
La nuova giunta potrebbe nascere il 4-5 gennaio forse senza Italia Viva e con sette caselle su nove. Due assessorati potrebbero restare vacanti, da mettere successivamente a disposizione del centrosinistra. Avranno voce in capitolo chiaramente gli altri consiglieri che hanno votato a favore del bilancio: Psi, Taranto 2030, Taranto popolare, Taranto mediterranea, Taranto futuro in corso, i 3 consiglieri che hanno agito in dissenso dalla Direzione provinciale del Pd (la capogruppo Bianca Boshnjaku, Michele De Martino e Valerio Papa), i due che non hanno seguito le indicazioni del movimento «Con» (Goffredo Lo Muzio e Giuseppe Fiusco).
Poi c’erano state anche le 3 astensioni di Piero Bitetti e Stefania Fornaro («Con») e di Luca Contrario («Una strada diversa»). Intanto, si è insediata la Commissione di vigilanza del Pd che dovrà vagliare la posizione dei tre consiglieri comunali “dissidenti” e vigilare sulla corretta applicazione dello statuto e del codice etico. Presidente è stato eletto all’unanimità Ennio Pascarella. Gli altri componenti sono Patrizia Debora Artuso, Egidio Caputo, Tiziana Cometa e Oronzo Marturano.