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Inchiesta su cimitero Taranto, quel silenzio del Comune tra paura e omertà diffusa

 
Francesco Casula

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Francesco Casula

Inchiesta su cimitero Taranto, quel silenzio del Comune tra paura e omertà diffusa

È una «diffusa omertà trasversale» quella che leggendo le carte dell’inchiesta si delinea soprattutto nei corridoi della Direzione Ambiente: un fiume di denaro che le famiglie e tutti le imprese che lavoravano nel cimitero erano costrette a pagare ai necrofori

Venerdì 29 Dicembre 2023, 13:43

TARANTO - Tutti sapevano, ma nessuno parlava. Segnalazioni, esposti, telefonate: sono numerose le notizie sul racket al cimitero San Brunone che sarebbero arrivate al Comune di Taranto, ma stando a quanto si legge negli atti dell’inchiesta «Golden System», nemmeno una di quelle denunce sarebbe stata poi inviata alla procura della Repubblica.

È una «diffusa omertà trasversale» quella che leggendo le carte dell’inchiesta si delinea soprattutto nei corridoi della Direzione Ambiente: un fiume di denaro che le famiglie e tutti le imprese che lavoravano nel cimitero erano costrette a pagare ai necrofori. Per gli inquirenti centinaia di persone che a vario titolo erano vittime o comunque informate degli abusi: informazioni che in diversi casi sono finite all’attenzione dei diepndenti comunali, ma che nessuno aveva il coraggio di denunciare.

«Le attività criminali poste in essere da questo sodalizio – si legge negli atti - sono ben conosciute e tollerate sia dalle società che hanno gestito e che gestiscono l'appalto dei servizi cimiteriali sia dai vertici della Direzione Ambiente del comune di Taranto. Per entrambi – scrive il pm Maria Grazia Anastasia – si rimarca una condotta di assoluta passività: né le società che gestiscono i cimiteri né la Direzione Ambiente hanno mai preso decisioni sull'argomento, tant'è che gli infedeli dipendenti svolgono, tutti, ancora oggi, le mansioni di necrofori nei cimiteri di Taranto».

Ma non solo non ci sono attività legali, ma nemmeno i controlli: «da parte della Direzione Ambiente – scrivono gli inquirenti - non vi è traccia di attività di controllo eseguiti al fine di contrastare tali fenomeni criminali a cm siano seguite segnalazioni specifiche e articolate alle Forze dell'Ordine o all’autorità giudiziaria».

Nelle carte emerge anche il coraggio di un rappresentante di società di mutuo soccorso che al telefono con la funzionaria Barbara Galeone, descrive quanto avviene tra le tombe del San Brunone, ma la dipendente comunale offre una risposta sorprendente: «La denuncia doveva essere fatta nel momento in cui vengono richiesti i soldi da parte degli operatori del cimitero» innescando la risposta del rappresentante che ribatte «Direttrice, io sono un avvocato, certe giustificazioni mi fanno ridere». Ma non serve, la Galeone insiste sulla stessa linea difensiva intrapresa.

Ma quella non era una storia nuova. Tiziano Scialpi, dipendente comunale e collaboratore della Galeone, è intercettato mentre racconta quello accade: «Eh, metti a 25 euro a tumulazione ciascuno, al giorno, a nero, ne devono fare tree sono 75 euro pulite al giorno, per 20 giorni sono 1.500 euro passate e quello dice e quello vuole, più lo stipendio». Ed è proprio Scialpi che quando si ritrova i familiari sottoposti a quelle richieste, invece di denunciare, usa l’autorità: «Ho chiamato a Peppe Cristello dissi là è roba mia».

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