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Ex Ilva di Taranto, tredicesime a rischio per gli operai dell'indotto

 
Redazione online

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Taranto, l'ex Ilva allo Stato? Per gli ambientalisti non è la soluzione

L'ex Ilva di Taranto

L'Aigi non assicura l’erogazione fino a quando non si riunirà il CdA di acciaierie Italia, il prossimo 22 dicembre

Martedì 19 Dicembre 2023, 12:06

TARANTO - Tredicesime a rischio per gli operai dell'ex Ilva. Aigi, l’associazione a cui aderiscono numerose aziende dell’indotto di Acciaierie d’Italia, all’indomani del tavolo con il prefetto di Taranto Paola Dessì, e «preso atto che Acciaierie d’Italia ha corrisposto avvisi di bonifici come acconto sulle spettanze pregresse», comunica che le stesse aziende associate «corrisponderanno la mensilità dovuta» di dicembre. Ma, aggiungono, «considerando la fase cruciale della vertenza AdI, non ritiene di poter fornire rassicurazioni circa l’erogazione della tredicesima mensilità, in attesa delle risultanze che scaturiranno dalla riunione del consiglio di amministrazione della società convocata per il prossimo 22 dicembre».

L’associazione spiega di aver «avuto modo di ricordare al prefetto che le nostre aziende sono finanziariamente in difficoltà dopo essersi indebitate a seguito della dichiarazione di Ilva in Amministrazione Straordinaria nel 2015». Le aziende dell’indotto chiedono che i soci di Acciaierie d’Italia (ArcelorMittal e Invitalia, «ognuno per la propria parte, offrano delle garanzie sui propri impegni per lo stabilimento ex Ilva».

«Non ci facciamo scudo utilizzando i nostri dipendenti anzi, difendiamo il loro diritto al lavoro - conclude Aigi - e a ricevere la retribuzione spettante che è fonte di sostentamento per oltre 4.000 famiglie del territorio. Ma siamo stati lasciati soli, senza certezze e senza prospettive». Al prefetto Dessì è stato chiesto, «quale rappresentante territoriale del governo, di insediare un tavolo permanente di crisi per Taranto con tutte le associazioni di categoria». 

L'AUMENTO DELL'INQUINAMENTO

Ma i problemi all'ex Ilva sono tanti, legati anche all'inquinamento ambientale. Il co-portavoce nazionale di Europa verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, ha annunciato la presentazione di  «un’interrogazione parlamentare per sollecitare l’attenzione del governo e delle autorità competenti su una situazione ambientale e sociale insostenibile, quella di Taranto» dove «le emissioni di PM10 e benzene sono passate da una media annuale del 2022 di 3,3 microgrammi per metro cubo di aria ad una di 4, secondo i rilievi effettuati dall’ARPA Puglia».

«I dati recenti mostrano un incremento significativo di questi inquinanti - continua - nonostante le riduzioni della produzione presso gli impianti ex-ILVA e gli interventi di manutenzione effettuati. Il 3 maggio scorso, in Commissione Ambiente, il Sottosegretario Barbaro, rispondendo a una mia interrogazione, aveva sottolineato come i Commissari avessero chiesto ad Adi una circostanziata valutazione in merito all’aumento dei valori di concentrazione di benzene. A distanza di ben 7 mesi, ci chiediamo se questa relazione sia stata acquisita e riteniamo indispensabile che gli esiti vengano resi noti: è essenziale capire perché le emissioni siano aumentate e quali misure si intendano adottare per limitarle. Un altro aspetto da approfondire riguarda la richiesta di una nuova AIA, per ora bloccata. Di fronte ai rilievi di Arpa Puglia, il Ministro deve chiarire davanti alla popolazione se intende consentire l’incremento della produzione di carbon coke, altamente inquinante, e l’utilizzo di plastica per alimentare gli altiforni. Infine, - conclude Bonelli, - c'è la questione dei lavoratori dell’indotto, che non hanno ricevuto gli stipendi e la tredicesima: mentre si consente a chi ha inquinato di continuare a farlo, lucrando sulle spalle dei tarantini e delle tarantine, è inaccettabile che tante famiglie vengano lasciate sul lastrico, in particolar modo in questo periodo, caratterizzato dall’aumento dei tassi di inflazione e, di conseguenza, dei beni di ogni tipo, dall’alimentare alle bollette».

ACQUA CALDA NELLE DOCCE

Intanto, Acciaierie d’Italia è intervenuta per smentire l'Usb in merito alla presunta mancanza di acqua calda presso gli spogliatoi della portineria A dello stabilimento di Taranto, denunciata nei giorni scorsi.

L’azienda ha rimarcato «di aver dato ieri accesso allo Spesal (Servizio prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro). In sede di sopralluogo, lo Spesal - si aggiunge - ha accertato, con relativo verbale, la regolare presenza di acqua calda all’interno del bagno e delle docce degli spogliatoi in questione».

L’Usb segnalava la mancanza di acqua calda e l’impossibilità per gli operai di fare le docce con la conseguenza di portare all’esterno «le polveri inquinanti». 

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