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Bilancio Acciaierie d’Italia, Giancaspero si dimette da collegio sindacale

 
Mimmo Mazza

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Mimmo Mazza

«Tragedia sfiorata all'Acciaieria 2 dell'ex Ilva di Taranto»

L’assemblea dei soci è stata convocata per la fine di aprile. In bilico le conferme del presidente Bernabè e dell’ad Morselli

Giovedì 13 Aprile 2023, 11:21

21 Aprile 2023, 21:41

Nel grande risiko delle nomine governative uno spazio ce l’ha anche Acciaierie d’Italia, la società formata da Arcelor Mittal e Invitalia (braccio operativo del Ministero dell’Economia) che gestisce in fitto il complesso aziendale ex Ilva. Con l’approvazione del bilancio 2022 andrà a scadenza anche il mandato del consiglio di amministrazione formato da Franco Bernabè (presidente), Lucia Morselli (amministratore delegato), Ernesto Somma (consigliere), Tiziana De Luca (consigliere), Eric Niedziela (consigliere) e Ondra Otradovec (consigliere).

Bernabè, Somma e De Luca sono di nomina pubblica, gli altri tre di parte privata. A fare la differenza sono le deleghe conferite alla Morselli che di fatto ha pieni poteri, lasciando a Bernabè giusto la guida del consiglio di amministrazione. La situazione presto potrebbe mutare, con la Morselli destinata ad altro incarico, come si vocifera ormai da mesi, e, soprattutto, con Invitalia pronta a salire in maggioranza, rispetto all’attuale 38% di capitale sociale, se l’attuale governance non saprà garantire un piano industriale in grado realmente di rilanciare l’acciaieria tarantina dall’attuale situazione di stallo impiantistico. L’iniezione di denaro fatta da Invitalia a inizio anno non ha risolto i problemi con i fornitori, alcuni dei quali ormai sono giunti al punto di non poter più garantire il pagamento degli stipendi ai dipendenti, e sicuramente non è in grado di far fare allo stabilimento di Taranto quella transizione industriale, e dunque anche ecologica, che ha interessato e sta interessando quasi tutte le acciaierie europee.

L’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia è stata convocata alla fine di aprile per esaminare e approvare il bilancio e adempiere agli altri obblighi legali e statutari. A gettare un ombra sull’appuntamento sono state le dimissioni improvvise dal collegio sindacale di Luigi Giancaspero, formalizzate in una lettera alla società, senza alcuna specificazione rispetto alle motivazioni.

Del futuro dell’ex Ilva si è parlato nel tavolo di confronto tra il sindaco e presidente della Provincia di Taranto Rinaldo Melucci e i segretari sindacali Giovanni D’Arcangelo della Cgil, Gianfranco Solazzo della Cisl e Pietro Pallini della Uil. Per il sindaco e presidente della Provincia Melucci «il tavolo di confronto con i rappresentanti delle confederazioni sindacali è stata l’occasione per ricordare, in ambito ex Ilva, non solo - viene spiegato - le sollecitazioni fatte al ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso per l’istituzione di una prima cabina di regia dell’accordo di programma, ma anche per evidenziare il forte rischio che vengano erose alcune risorse derivanti dal Pnrr e dal Just Transition Fund che devono essere impiegate per Taranto». Per il sindaco Melucci «continuare senza avere chiara la strategia che il Governo vuole seguire rende difficoltoso qualsiasi tipo di percorso. Ed è per questo che allo scopo di superare ogni tipo di problematica è necessario fare squadra. A tal fine stiamo anche lavorando alla stesura di un protocollo d’intesa per lo sviluppo del territorio facendo leva sull'innovazione e sulla qualità della progettazione».

Di Ilva si occupa anche l’Europa. Nel 2022, infatti, l’Italia non è riuscita a trovare una soluzione adeguata a un certo numero di problemi strutturali, che possono toccare centinaia se non migliaia di italiani e che vanno dall’inquinamento causato dall’ex Ilva al diritto di visita dei padri, rivelati dalle condanne della Corte europea dei diritti umani (Cedu). È quanto emerge dal rapporto annuale sulle esecuzioni delle sentenze della Cedu che fotografa come i 46 Stati membri del Consiglio d’Europa - e la Russia, estromessa dopo l’invasione dell’Ucraina - hanno agito l’anno scorso per riparare alle violazioni dei diritti dei cittadini per cui sono stati condannati negli anni passati.

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