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Taranto, mazzette ai poliziotti durante i controlli stradali: slitta il processo

 
Francesco Casula

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Francesco Casula

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A distanza di 5 anni dalle misure cautelari, il primo grado non è ancora partito

Martedì 10 Gennaio 2023, 12:53

TARANTO - Slitta ancora l’avvio del processo nei confronti degli agenti della Polizia stradale di Taranto arrestati a gennaio 2018 al termine di un’inchiesta anticorruzione. A distanza di ben cinque anni dalle misure cautelari, il processo di primo grado non è infatti ancora partito: dopo il rinvio a giudizio, chiesto e ottenuto dalla Procura della Repubblica di Taranto, le prime udienze del dibattimento – in cui sarebbero state definite le questioni iniziali del giudizio, sono state entrambe rinviate. La prima, a settembre scorso, per omessa notifica: l’avviso dell’udienza cioè non era stato recapitato a una delle parti in causa. La seconda, ieri, è slittata per difetto di notifica: le notifiche cioè sono state fatte correttamente, ma l’ultima non è stata fatta rispettando i 20 giorni precedenti la data di udienza. Insomma, tutto rinviato al a febbraio: il rischio di prescrizione per i reati, al momento, non c’è, ma che dopo cinque anni non sia neppure partito il processo non c’è certamente incoraggiante.

Per il procuratore aggiunto Maurizio Carbone che ha coordinato il lungo e delicato lavoro investigativo della Squadra Mobile e di altri investigatori della Stradale che indagavano sui loro colleghi, almeno in due occasioni, alcuni dei poliziotti arrestati sarebbero stati filmati mentre intascano denaro ricevuto dai conducenti dei mezzi: al termine di controlli stradali, secondo l’accusa, avevano segnalato agli autisti una serie di irregolarità che avrebbero comportato sanzioni molte, ma poi nulla finiva sugli atti ufficiali. Un modus operandi collaudato, secondo quanto emerge dalle carte dell’inchiesta: paventavano infatti violazioni al codice della strada con multe particolarmente salate, ma una volta ottenuto denaro del controllo non restava alcuna traccia. Gli investigatori, però, hanno filmato alcuni dei colleghi infedeli documentando i controlli che poi misteriosamente non erano riportati nei documenti ufficiali. Sintomatico, per il gip, è che alcuni degli indagati alla vista dei colleghi in borghese hanno subito pensato a un’indagine su di loro e non ad altre attività investigative.

Tutto è cominciato con una telefonata anonima giunta alla sala operativa della questura di Taranto nella quale un uomo ha segnalato la presenza sulla statale 100, in direzione di Bari, di un equipaggio della Polizia Stradale intento a caricare nel bagagliaio dell’auto di servizio alcune casse di pesce prelevate dall’interno di un furgone per il traporto di prodotti ittici fermato per un controllo. Le intercettazioni hanno poi svelato anche i colloqui fra gli indagati e le modalità con le quali riuscivano a ottenere denaro. Gli investigatori hanno filmato i colleghi infedeli documentando diversi controlli effettuati su strada nei confronti di autotrasportatori che tuttavia non comparivano nei documenti: una «scomparsa» causata, secondo l’accusa, proprio dalle somme di denaro intascate.

Sotto processo sono finite 16 persone - di cui 7 poliziotti e 9 conducenti di auto o camion identificati dagli investigatori – difese tra gli altri dagli avvocati Claudio Petrone, Raffaele Errico, Giuseppe Passarelli, Adriano Minetola, Giuseppe Lecce e Gaetano Vitale. Nel procedimento si è costituito parte civile il Ministero dell’Interno.

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